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VIGEVANO
15 Marzo 2024 - 00:45
VIGEVANO - I lavoratori del calzaturificio Moreschi si sono presentati in massa nella serata di giovedì in aula consiliare, con l'aria mesta di chi sa che la fabbrica sta per chiudere e la flebile speranza di avere qualche risposta dalla politica. Se ne sono andati con la stessa espressione, perché il consiglio comunale aperto chiesto dai sindacati ha assunto il carattere del gran ballo della solidarietà, del flusso di coscienza sugli errori passati, dell'esposizione delle opportunità di una possibile, ma tutta da costruire, ricollocazione nel mondo del lavoro attraverso i servizi offerti da Comune e Provincia.
Nelle due ore e mezza di dibattito, però, anche qualche spunto e qualche novità, anche se molto futuribili e riguardanti il rilancio di un comparto che ancora oggi rappresenta (o dovrebbe) l'orgoglio cittadino. Il rilancio del Made in Vigevano dovrebbe passare da tavoli di lavoro provinciali che coinvolgono sindacati e imprenditori, con lo scopo di presentare un piano di rilancio industriale che - è stato assicurato - la Regione intende prendere molto sul serio, se prenderà forma un coinvolgimento di tutte le aree calzaturiere lombarde, e quindi in particolare quella di Parabiago. Questa è a tutti gli effetti una novità, dato che tutti i ragionamenti sul settore e sulla filiera sono sempre rimasti, nei decenni, entro i confini della provincia. Primo appuntamento già fissato il 27 marzo prossimo al tavolo con Comune, Provincia e Città Metropolitana di Milano, oltre a imprenditori e sindacati, come confermato anche dal presidente Giovanni Palli, intervenuto in chiusura di serata.
L'intervento di Michele Fucci (Filctem Cgil)
A tenere la bandiera ancora alta e la fiammella della speranza ancora accesa, soltanto i sindacati, il cui spirito è stato illustrato in modo ben chiaro dal rappresentante della Cgil Michele Fucci, poco propenso a sentire parlare già di reinserimento lavorativo e convinto che non si debba "lasciare nulla di intentato, coinvolgendo la Regione, andando anche al ministero a Roma, che è sensato, perché se la motivazione dell'attuale proprietà Moreschi, modello di imprenditoria da non imitare, è quella di dare vita a una produzione green in altre location, dobbiamo fare presente esistono sostegni alle imprese in questo senso e la transizione ecologica è nell'agenda anche di questo governo. Proviamoci, poi avremo la coscienza a posto". Il sindaco Andrea Ceffa si è dichiarato d'accordo, "ma la realtà è che non abbiamo registrato nessuna volontà da parte dell'azienda di proseguire la produzione a Vigevano". E quindi c'è da pensare al futuro di questi lavoratori che perderanno il posto (59) e alle loro famiglie.
Michele Fucci (Cgil) durante il suo intervento al consiglio comunale aperto
IL DIBATTITO (I CONSIGLIERI COMUNALI)
La serata si è aperta con un'introduzione del sindaco Andrea Ceffa. "Mantenere la produzione Moreschi a Vigevano è sempre stata la nostra posizione - ha detto - Sulle scelte imprenditoriali non posso entrare nel merito ma è chiaro che c'è rammarico perché erano state espresse diverse volontà. Sono convinto che tra le maestranze ci siano lavoratori che possono essere ricollocati o messi nelle condizioni di avere una formazione che consenta di trovare impiego". Poi un esortazione sullo spirito della discussione: "Cerchiamo di dare un messaggio positivo sul rilancio del settore, che ha grandi potenzialità, che si rivolga anche a investitori eventuali: siamo una città capace di reagire e di operare. La competenza dei nostri lavoratori non può essere dispersa. Ma vi prego, smettiamola di piangersi addosso, riscopriamo l'orgoglio di una grande città industriale. Smettiamola di dirci che facciamo schifo, non serve a nulla". Un appello che sarà raccolto, ma con qualche obiezione e riserva.
Sono intervenuti poi diversi consiglieri comunali, tutti quanti allineati nell'esprimere solidarietà verso i lavoratori. Marco Cividati, capogruppo della Lega ha parlato di "un'amministrazione da sempre favorevole e disponibile ad accogliere imprenditori che hanno mostrato interesse a creare lavoro qua. Esprimiamo il nostro dissenso dalle decisioni prese dall'azienda e auspico che lo storico marchio Moreschi rimanga a Vigevano.
Per Alessio Bertucci, capogruppo Pd, "è sotto gli occhi di tutti che l'azienda è stata svuotata: la produzione sarà portata altrove, non si sa dove. Ma qui c'è l'eccellenza della capacità calzaturiera. Dobbiamo essere portavoce di questi lavoratori e portare in tutti i tavoli possibili questa situazione e denunciare quanto sta succedendo".
Paolo Iozzi (Fratelli d'Italia): "Vigevano sta vivendo un declino industriale e non solo. L'amministrazione non può fare più di tanto, ma siamo qua per cercare soluzioni a questo svuotamento. Io non grandi proposte ma sarei stupido a farlo: oltre a fare rete bisogna pensare alla formazione e alla creazione di figure professionali nella filiera della calzatura, che ancora esiste e funziona con buone performance. C'è ancora il made in Vigevano".
Luca Bellazzi (Polo Laico) si è chiesto "perché fare oggi un consiglio comunale aperto e non 30 anni fa? E' dagli anni '80 che il calzaturiero è in crisi. Non vedo qua presenti gli imprenditori del settore e questo è sintomatico. Cosa facciamo per mantenere le grandi competenze? Cosa hanno fatto le imprese, rete tra loro? Non mi risulta. E nemmeno hanno investito in tecnologia, come hanno fatto invece gli imprenditori del meccano calzaturiero, che infatti ancora regge. Il calzaturiero si è pavoneggiato nella ricchezza ottenuta. Secondo me non c'è più lo spazio per il calzaturiero qui. Abbiamo tante aziende piccole ma quelle grandi sono in altre parti della provincia. Non siamo in grado di attrarre e per questo ci vogliono coraggio e investimenti pubblici".
Furio Suvilla (Liberalconservatori) ha osservato che "è vero che il Comune non può interferire nelle iniziative imprenditoriali private, ma servono politiche che attraggano mentre abbiamo portato qua solo supermercati: noi dobbiamo portare produzione e non solo consumo. Pensiamo a modelli come le Marche. Il Comune può fare delle politiche attrattive verso la città, lavorando con le categorie e con i lavoratori. Riattivare il settore è possibile perché abbiamo il know how necessario. Proponiamo quindi questo, una consulta aperta sulle politiche territoriali".
Alessandro Rubino, capogruppo Forza Italia: "La difficoltà è rappresentata da un mondo globalizzato in cui vince il grande. Dobbiamo ragionare come territorio lomellino, governando le politiche di rete o verremo mangiati, perché troppo piccoli".
Per Arianna Spissu (Pd) è "arrivato il momento di ascoltare cittadini e lavoratori, senza che si finisca con una semplice sagra della solidarietà. E' il momento di essere coraggiosi. Ma non possiamo fare finta che non esistano problemi - ha detto rispondendo al sindaco Ceffa - Stiamo intervenendo quando i buoi sono scappati dalla stalla. Se ne parliamo, non diamo un'immagine negativa: dobbiamo fare la fatica di ammettere che Vigevano in questo momento non ha oggi un futuro, ma possiamo ancora immaginarla e costruirla diversa. Non posso immaginare una città in cui i giovani se ne vanno appena diplomati. Spero si apra un tavolo serio sul futuro di Vigevano".
IL DOCUMENTO CON LE PROPOSTE PD PRESENTATO DA BERTUCCI E SPISSU
I SERVIZI OFFERTI DAL COMUNE ILLUSTRATI DAL VICE SINDACO MARZIA SEGU'
Marzia Segù, assessore Politiche del lavoro e vice sindaco ha illustrato le attività del Sil (Servizo inserimento lavorativo) del Comune.
"È ormai da qualche anno che a partire dalla situazione critica dei disoccupati vigevanesi e del territorio lomellino, il Servizio Inserimenti Lavorativi, Servizio storico del Settore dei Servizi Sociali del Comune, ha deciso di assumere un ruolo ancor più significativo per accogliere e quindi, orientare, le persone disoccupate con residenza in città, nella difficile e complessa ricerca del lavoro, cercando di non lasciare sole le persone ad affrontare adeguatamente un mercato del lavoro sempre più complesso e selettivo.
È in questa prospettiva che è nato, all’interno del SIL, lo Spazio Orientamento Lavoro che si pone, principalmente, l’obiettivo di offrire alle persone massima attenzione e ascolto al fine di elaborare un progetto condiviso volto a mettere insieme tutti i pezzi necessari per mettere a fuoco la propria occupabilità, eventualmente potenziandola attraverso colloqui di tutoring o di percorsi formativi ad hoc, erogati dalle agenzie formative e interinali del territorio con i quali il Servizio collabora efficacemente da tempo, in sinergia e stimolo reciproco.
Il SOL, infatti, fornisce, con l’aiuto di una vasta rete di collaborazioni, gli strumenti necessari per la ricerca attiva del lavoro, agendo in sinergia con gli altri enti preposti al tema Lavoro, in primis il Centro per l’Impiego di Via Boldrini, da tempo oramai potenziato in personale e modalità operative.
Le azioni principali dello Spazio Orientamento Lavoro comprendono:
- una sentita accoglienza e un primo buon passaggio di informazioni sulla situazione del mercato del lavoro vigevanese che hanno lo scopo di fornire un quadro generale sulle reali opportunità di sbocchi occupazionali possibili, in linea con il proprio profilo professionale;
- un’attenta raccolta dati sulle precedenti esperienze lavorative, i percorsi di formazione, le attività di volontariato eventuali, gli hobby preferiti e tutto ciò che permette di fare un’analisi ad ampio raggio su quali competenze e potenzialità possono meritare particolare attenzione perché richieste in un particolare ambito o postazione professionale ricercata in questo momento storico.
Questa attenzione è particolarmente e maggiormente utile quando parliamo di ricollocazione e nuova professionalizzazione, in quanto è sempre più necessario al giorno d’oggi, sapersi “reinventare” e sapersi formare in un altro ambito lavorativo, diverso da quello fatto fino al giorno prima;
- la elaborazione di un piano personalizzato di sviluppo che prevede azioni sia da parte dell’utente che dei tutor al fine di cominciare ad attivarsi fin da subito sulla preparazione eventuale di CV adeguati e di ricerca attiva del lavoro che, spesso, viene condotta in maniera non efficace e che necessita il più delle volte dei correttivi.
In questa fase è importante contemplare il fatto che “cercare lavoro è un lavoro” e che ormai questa attività è in realtà un insieme di tecniche che è giusto e corretto intraprendere con gli aiuti degli “esperti”.
In questo senso se sicuramente il passaparola è ancora efficace, “il fai da te” in termini di distribuzione diffusa di cv cartacei piuttosto anonimi e uguali a decine di altri non rappresenta più un buon modo di “pescare” la vacancy giusta o di rendersi appetibili come candidati;
- l’orientamento verso incontri di in-formazione sulle tecniche di ricerca attiva e/o verso brevi corsi professionalizzanti di base e tecnici con accesso gratuito (programma GOL, Garanzia Occupabilità Lavoro) per migliorare il proprio livello di occupabilità o cambio di ambito di ricerca nel caso il proprio settore sia ormai saturo o in crisi;
- la segnalazione di annunci di lavoro e concorsi adeguati al target degli utenti in carico con conseguente supporto per affrontare il colloquio o la preparazione dei documenti;
- la presentazione di profili di candidati in carico ad aziende partner (individuate attraverso specifico scouting) per un possibile matching che prevede selezione ed assunzione diretta o l’avvio di tirocini extracurricolari retribuiti dall’azienda, compatibili con il sussidio Naspi, tirocini che permettono un periodo di qualche mese di apprendere le basi di una nuova professione monitorati dal tutor aziendale e comunale;
- la collaborazione periodica con le selezionatrici delle maggiori agenzie interinali del territorio che, a partire dalla propria vetrina di ricerca profili, incontrato le disoccupate ei disoccupati del SOL per individuarne candidate per le loro aziende clienti;
- la promozione di progetti formativi professionalizzanti a scopo assuntivo, di una specifica mansione richiesta dal distretto imprenditoriale (formazione finanziate denominata Academy) in collaborazione con agenzie interinali e aziende con fabbisogno occupazionale specifico;
- la segnalazione al Segretariato Sociale di persone oggettivamente in difficoltà a causa di forte disagio socioeconomico, psichico e relazionale per una presa in carico “sociale” che cerchi di rimuovere gli ostacoli che impediscono l’idoneità lavorativa immediata.
Le percentuali della tipologia delle imprese cittadine è ormai attestata tra micro e piccola impresa (oltre il 95%), ci rendiamo conto di quanto lavoro sia necessario non solo per riconvertire profili professionali in altri, a volte, altrettanto complessi, ma quanti interventi, a più livelli che impattano più dimensioni, andrebbero studiati e agiti nel prossimo futuro.
Tutto questo per dire che la bacchetta magica non c’è e che le opportunità di nuovo inserimento lavorativo sono tutte da costruire e anche inventare.
Anche l'assessore Daniele Semplici è intervenuto nella discussone parlando di una "Vigevano che è sempre stata individualista: tutti si facevano la guerra ma tutti lavoravano. Sono mancati il ricambio e gli investimenti. Per andare avanti occorre non essere più disuniti, nel meccano calzaturiero ci sono state aggregazioni e funzionano, a riprova del fatto che il Made in Vigevano esiste ancora: dovremmo creare un marchio, perché il nostro nome, nel mondo, lo conoscono tutti".
IL DIBATTITO (LE ASSOCIAZIONI)
Renato Scarano (Ascom) ha raccontato di avere seguito i lavori seduto tra i lavoratori: "Ho sentito questo clima funebre che fa rabbrividire. Il problema è dare risposte a tutte queste famiglie, pensare prima di tutto alla loro ricollocazione. Sono state fatte solo operazioni finanziarie, smembrando l'azienda senza pensare al bene della città. Ma dobbiamo diventare attrattivi perchè le imprese investono dove ci sono infrastrutture".
Massimiliano Boccanera (Assolombarda) ha rilevato che "l'immagine che sta emergendo dai giornali (il riferimento era ad alcune testate nazionali, ndr) non rende giustizia al comparto calzaturiero della zona, che esiste ancora in forze, soprattutto nella produzione di calzature per donna. Dobbiamo ragionare in ottica di filiera perché abbiamo posizioni importanti anche nel meccano calzaturiero, negli accessori, nella gomma, nella chimica. Il tavolo del 27 marzo in Provincia rappresenta proprio la possibilità di perseguire questa idea".
Agostino Apolito (direttore di Assomac) ha detto di essere rimasto "particolarmente colpito da questa situazione, dopo il racconto dei sindacati. Sono qui da poco, ma credo che questo Distretto abbia capacità produttiva, prospettive e alla base ha delle profonde e solide radici industriali. Noi siamo in giro per il mondo e vediamo come le aziende vigevanesi sanno stare sul mercato. Assomac ha 135 associati che muovono 600 milioni di fatturato i quali attivano 30 miliardi complessivi della filiera della pelle".
Nel dibattito è intervenuto anche Lorenzo Buzzetti, rappresentante della Sernet, agenzia di consulenza di Direzione e Management Advisory, che lui stesso ha definito "pioniera in Italia nella risoluzione di crisi aziendali". "Sono qua in ascolto - ha aggiunto - e mi interessa avere aggiornamenti sul caso Moreschi Se la Sernet sarà chiamata ad occuparsi di questa crisi lo farà volentieri".
Il consiglio è proseguito con l'intervento di due forze politiche che non fanno parte del consiglio comunale. Per Italia Viva è intervenuta Barbara Verza: "Sento parlare di tavoli, continuiamo a palarci addosso a questi tavoli ma non ho sentito linee concrete e proposte da portare in queste sedi. Comunque a questi tavoli dobbiamo essere presenti unito, come Lomellina e non passare come sempre in secondo piano".
Edoardo Casati, di Rifondazione Comunista-Unione Popolare, ha sottolineato il favore alla convocazione del consiglio aperto, "ma si è parlato troppo in generale e non del caso, come vorrebbero i lavoratori coinvolti. La nostra proposta è questa: ci mettiamo a disposizione dei lavoratori e delle lavoratrici, cioè evitare quello che non deve accadere, cioè lo svuotamento dello stabilimento, dei macchinari". "Chiediamo anche - ha aggiunto - che a bilancio del Comune vengano messe a disposizione delle risorse a favore delle famiglie, attraverso delle agevolazioni sulle imposte e sulle rette".
I CONSIGLIERI REGIONALI
Andrea Sala (Lega). L'ex sindaco della città ha voluto ricordare che in Regione è già iniziato un discorso concreto sulle filiere produttive: "Non stiamo parlando di filosofia, ma di un tema sul quale la Regione ha intenzione di mettere soldi. Fare una filiera significa prendere tutto ciò che si produce sul territorio, come ha detto il rappresentante di Assolombarda, e riunirlo in un unico progetto. Una settimana fa ne ho riparlato con l'assessore allo Sviluppo economico Guidesi, il quale mi ha detto di essere attento alla situazione di Vigevano ma vuole che ci sia la piena disponibilità degli imprenditori, che devono creare lavoro e dei sindacati".
Claudio Mangiarotti (Fratelli d'Italia): L'obiettivo di stasera deve essere quello di porre le basi per lavorare insieme, ognuno con il proprio ruolo, per contrastare la crisi del settore e mantenere le capacità occupazionali. Su questo non possono esistere colori politici, maggioranze o minoranze".
Roberta Varlacchi (Pd) ha ricordato la proposta lanciata dal suo gruppo per una "nuova audizione sul caso Moreschi in commissione Attività Produttive" perché "la crisi della Moreschi non deve finire con la chiusura dell’ennesimo sito produttivo, la perdita di competenze per il tessuto economico e soprattutto la perdita di reddito e di lavoro per centinaia di lavoratrici e lavoratori dell’azienda e dell’indotto. È un problema che va oltre la città e deve interessare la Regione e anche il Governo. Ricordo anche che esiste già un Accordo Quadro regionale sullo sviluppo della Provincia di Pavia che contiene molti impegni e proposte, molte delle quali potevano essere già avviate".
La discussione è stata chiusa dall'intervento di Giovanni Palli, presidente della Provincia di Pavia, che ha ribadito l'impegno a lavorare a tavoli comuni sullo sviluppo industriale della zona e gli interventi per rilanciare il settore calzaturiero e fornito alcuni dati significativi: "Negli ultimi anni la filiera ha mostrato segnali di tensione con un saldo occupazionale negativo nel 2023 di circa 150 unità in un contesto in cui il mercato del lavoro in provincia di Pavia ha evidenziato però un saldo positivo di oltre 4.600 unità. La produzione calzaturiera a Vigevano ha subito un calo significativo di produzione. Nonostante ciò calzaturiero e meccano calzaturiero rappresentano ancor auna quota significativa dell'economia della provincia".
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