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28 Marzo 2024 - 16:38
VIGEVANO - Fischietti, campanacci, nasi rossi da clown: la protesta dei lavoratori del calzaturificio Moreschi si fa più pressante, con l’occupazione degli uffici che dura ormai da una settimana, dopo venti giorni di scioperi quotidiani di 1 ora e presidi ai cancelli della fabbrica.
Lavoratori che non solo si stanno opponendo ai 59 licenziamenti decisi dalla proprietà e alla chiusura dello stabilimento di via Cararola, ma sono costretti a farsi sentire per ricevere il pagamento degli stipendi. Una mobilitazione che da domani (venerdì) - rimanendo sempre nei limiti della legalità e della civiltà - farà un ulteriore passo, con i presidi che sono stati programmati a Milano, davanti al negozio a marchio Moreschi di via Manzoni e allo showroom di via Sant’Andrea, a pochi passi da via della Spiga e via Montenapoleone. Un’azione forte e senza precedenti: non si erano mai visti operai calzaturieri vigevanesi manifestare nel cuore del “quadrilatero della moda” milanese ed è certamente una iniziativa destinata a lasciare il segno sulla vicenda, qualunque sia la sua conclusione.
Epilogo che non è lontanissimo, dato che martedì prossimo è programmato l’ultimo incontro tra le parti previsto dalla procedura di licenziamento collettivo, poi la palla passerà alla Regione per una ulteriore mediazione che scadrà a inizio maggio. Se l’azienda manterrà la sua posizione scatteranno i 59 licenziamenti, mentre la chiusura definitiva dello stabilimento è programmata per settembre. Ma oggi ai lavoratori interessa almeno ricevere le spettanze dovute. Tra lunedì e ieri una ventina di lavoratori ha ricevuto acconti sullo stipendio di febbraio. Il resto quando arriverà?
Se ne è parlato lunedì pomeriggio durante l’incontro convocato a Pavia dal Vice Prefetto Stefano Simeone, con la presenza delle rappresentanze sindacali, dell’azienda e anche del sindaco di Vigevano Andrea Ceffa. I sindacati hanno chiarito che non sono disponibili a firmare un accordo sulla falsariga di quello sottoscritto a luglio 2023 che portò a 27 licenziamenti, «perché - commentano le sigle sindacali - non ne sono stati rispettati i termini per quanto riguarda il pagamento dei Tfr e degli incentivi all’esodo, con i lavoratori costretti a ricorrere ai decreti ingiuntivi per ottenere le spettanze dovute».
Sul contenuto della riunione di lunedì a Pavia, le parti mantengono però un sostanziale riserbo, forse in vista di ulteriori incontri che la prefettura intenderebbe promuovere. La vicenda è entrata nella sua fase più delicata e nessuno si lascia sfuggire più parole del dovuto. Ma sulla questione del pagamento degli stipendi interviene il sindaco Ceffa: «Si tratta di un problema che esula dalle scelte aziendali riguardanti la procedura di licenziamento - afferma il primo cittadino - e anche durante l’incontro in Prefettura ho tenuto a sottolineare che questi sono impegni che vanno onorati al più presto, non se ne dovrebbe nemmeno discutere».
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