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Lineapelle, edizione premiata dagli stranieri

I numeri della manifestazione dedicata a materiali e accessori, appena conclusa a Milano: 23,800 visitatori, non brillano gli italiani. Le impressioni dei produttori vigevanesi

Bruno Ansani

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bruno.ansani@ievve.com

20 Settembre 2024 - 16:53

Lineapelle, edizione premiata dagli stranieri

MILANO - Tempo di bilanci per Lineapelle, la cui 104 esima edizione è terminata ieri (giovedì) a FieraMilano-Rho. Gli organizzatori riferiscono che 23.800 operatori professionali - tra cui 17.573 buyer (57% italiani, 43% stranieri, provenienti da 112 Paesi) - hanno percorso i padiglioni della manifestazone, "rispondendo con una profonda vitalità progettuale a un fisiologico calo degli ingressi che rientra nelle attese conseguenze di una lunga fase economica negativa". 

Sotto il profilo delle provenienze, da segnalare la "minor brillantezza dei visitatori italiani, compensata da una maggior vitalità di quelli stranieri a conferma della vocazione internazionale di LINEAPELLE e del suo ruolo essenziale nel connettere i top player top della filiera: dai grandi gruppi e brand della fashion & luxury industry ai talenti emergenti e alle start up più innovative. In particolare, risultano significative le performance degli operatori in arrivo da Stati Uniti, Cina, India, Polonia, Brasile, Messico. In flessione Francia, Spagna, Germania", si legge nel comunicato conclusivo.
Grande attenzione, invece, da parte degli espositori (1.261 tra concerie, produttori di accessori, componenti, tessuti e materiali sintetici, provenienti da 43 Paesi) "allo sviluppo di proposte orientate a una evidente valorizzazione della naturalità e di una costante elevazione qualitativa. In termini di destinazioni, nel contesto di un panorama manifatturiero vittima di un consistente rallentamento, la previsione è che il primo mercato a ripartire sarà quello della pelletteria di fascia alta". La prossima edizione di LINEAPELLE si svolgerà, sempre a Fiera Milano Rho, dal 25 al 27 febbraio 2025 e sarà dedicata alla stagione estiva 2026.

LE IMPRESSIONI DI ALCUNI ESPOSITORI VIGEVANESI

Cesare Giardini (Giardini) «Dopo alcuni anni buoni, come il 2021 e il 2022, già a partire dalla metà del 2023 si è avvertito una frenata dei consumi in particolar modo nel settore del lusso e della moda, dovuto soprattutto a fattori geopolitici. Poi abbiamo avuto un crollo della domanda, in particolar modo dei consumatori cinesi. Il 2024 prosegue più o meno con lo stesso trend. Gli analisti parlano di un 2025 in cauta ripresa. Vedremo. Note positive vengono invece dal settore tecnico: c’è stato un po’ di reshoring, cioè clienti che tornano a produrre in Europa e in Italia e poi noi stiamo investendo in partnership con clienti importanti interessati all’ecosostenibilità, quindi prodotti solvent free o con fibre riciclate. I risultati sono buoni e anche quest’anno siamo in crescita».

Marco Ruzzon (Prodotti Alfa)  «Le aspettative erano alte per quest’anno. Siamo sempre alla ricerca della sostenibilità puntiamo tanto sull’ecologia del materiale sul riciclato che è quello su cui si basa storicamente la nostra azienda. Siamo sempre alla ricerca di innovazione, nuove tecnologie di applicazione questo ci porti a un ottimo risultato per quest’anno. Il momento del settore, soprattutto quello legato alla moda non è granché. Il mercato sta soffrendo ma cerchiamo di tenere duro e andare avanti».

Antonio Converti (Stilla) «Effettivamente il momento non è dei migliori ma noi continuiamo quel processo di diversificazione a cui abbiamo lavorato negli ultimi anni e che continuiamo a portare avanti con nuovi impianti e nuove produzioni che riguardano altri settori. Il futuro? Indicativamente tutti parlano del 2025, riferendosi a maggio-giugno, in coincidenza della partenza della stagione invernale, cosa che potrebbe avere un senso. In effetti si spera di ripartire, altrimenti i problemi diventano seri. Il fatto è che le previsioni non riesce più a farle nessuno: ogni giorno succede qualcosa e si vive ormai alla giornata e affrontare il quotidiano, che è diventato sempre più complicato».

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