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dopo il fallimento
13 Febbraio 2025 - 10:48
Lo stabilimento ormai dismesso del calzaturificio Moreschi
VIGEVANO - Dalle ceneri della fallita Moreschi potrebbe nascere una nuova fabbrica di scarpe. A Vigevano. Un calzaturificio molto più piccolo, certamente (e infatti non si insedierà nel grande capannone ormai dismesso di viale Industria-via Cararola) ma pur sempre un forte segnale in controtendenza. Una realtà produttiva che partirà dall’utilizzo del marchio Moreschi, di macchinari e materiali recuperati dalla liquidazione giudiziaria del calzaturificio chiuso l’estate scorsa.
L’identità dei promotori di questa iniziativa imprenditoriale non è nota, ma la proposta è confermata dalle 13 pagine dell’”istanza di vendita senza incanto del ramo d’azienda” che il curatore Paolo Gorgoni ha inviato il 3 febbraio scorso al giudice delegato del Tribunale pavese, dottoressa Mariaelena Cunati, la quale ha già autorizzato la pubblicazione dell’offerta (l’ammontare complessivo è di quasi 1,8 milioni di euro, tutto compreso) come base d’asta (che resterà aperta sino al 30 marzo prossimo).
Si vedrà se ci saranno altri potenziali acquirenti. La proposta, a quanto si vocifera, proviene da un’azienda italiana con socio finanziatore sudafricano, che si è sempre occupata di commercializzare calzature e che ora vorrebbe iniziare anche a produrle. Partire dalla base di un marchio storico come Moreschi potrebbe essere una chance interessante. E ancora più interessante per la nostra città è che il dottor Gorgoni, nella sua ampia relazione, metta nero su bianco che «nel corso della due diligence tecnica gli esponenti di (nome sbianchettato) hanno manifestato l’intenzione di riavviare la produzione industriale in un diverso sito nel territorio vigevanese». Un intendimento dichiarato, scrive il curatore, «ma non formalizzato».
La valutazione del marchio e delle altre attrezzature e materiali che hanno attratto l’interesse sono ben lontane dalle cifre che la curatela giudiziaria ha commissionato al professor Giorgio Pellati, consulente pavese specializzato in valutazioni d’azienda: 2,2 milioni minimi per il nome Moreschi. Valutazioni, che secondo lo stesso curatore «scontano il limite del fatto che - dalla apertura della liquidazione giudiziaria ad oggi - la cessazione dell’attività produttiva e commerciale ha comportato due cosiddetti “salti di stagione”, sicchè la forza e la visibilità del marchio Moreschi sta scemando». Tanto è vero che l’operatore che ha presentato l’offerta ha proposto l’acquisto del marchio per la somma di 600 mila euro. A 1,7 milioni si arriva aggiungendo, come detto, materiali (il magazzino di pellami è ancora piuttosto rifornito), calzature (comprese circa 2 mila delle paia che erano state poste sotto sequestro dall’autorità giudiziaria nel novembre scorso), la locazione del negozio di via Manzoni a Milano, i macchinari e gli arredi dello stabilimento. «Il prezzo offerto per il compendio aziendale - scrive il curatore Gorgoni nella relazione al giudice - è pari a 1.737.650 euro».
Una notizia accolta positivamente dalle organizzazioni sindacali: «Sarebbe un segnale positivo per tutto il territorio - dice Michele Fucci, della Filctem Cgil - Aggiungo che qui non mancano le professionalità per dare vita ad un nuovo calzaturificio». Resta irrisolto, per ora, il nodo del grande stabilimento abbandonato dalla scorsa estate (ma occupato da arredi e materiali Moreschi fino a ottobre). La proprietà, la Cotto Srl di Milano, sta comunque lavorando per trovare imprese interessate al suo utilizzo.
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