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Alla Moreschi altri due fine settimana di vendita straordinaria nello spaccio aziendale

Sabato e domenica scorsi lunghe code per entrare e folla accalcata per accaparrarsi la merce, in vendita a prezzi irrisori. E alcune ex operaie hanno fatto le commesse

Davide Maniaci

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dade.x@hotmail.it

26 Febbraio 2025 - 16:36

Alla Moreschi altre due settimane di vendita straordinaria allo spaccio aziendale

La coda davanti allo spaccio aziendale Moreschi

VIGEVANO – Sembra facile aspettarsi la stessa coda esagerata vista lo scorso fine settimana: sfidando il maltempo, centinaia di persone si sono messe pazientemente in fila per entrare nello store di Moreschi a comprare il rimanente. L’idea di spendere neanche 100 euro per un paio di scarpe che prima ne costava 700 faceva troppa gola. E quindi è valsa la pena, per molti arrivati anche da fuori città, stare fuori un’ora e venti prima di entrare. Questa liquidazione straordinaria per far fuori tutta la merce invenduta continuerà nei prossimi due sabati (1° e 8 marzo) e domeniche (2 e 9) dalle 10 alle 19. Conviene arrivare presto, perché gli addetti possono anche decidere di chiudere i cancelli e mandare via chi deve ancora mettersi in coda quando vedono che la situazione è satura.

Nel tristissimo epilogo della fabbrica di scarpe di lusso un tempo simbolo di Vigevano “capitale mondiale della calzatura”, e ora della sua decadenza, spicca anche un’altra curiosità. Tra i 13 addetti alla gestione della liquidazione, dieci fanno parte dell’Istituto Vendite Giudiziarie di Torino, che sta gestendo la procedura. Tre, invece, sono ex operaie. Donne licenziate dallo stabilimento produttivo, ora percettrici di Naspi, chiamate per dare una mano. Una di loro era lì da 37 anni: è stata mandata via l’anno scorso, con l’ultima tranche di esuberi da parte dell’ultima proprietà, il fondo svizzero Hurleys che ne aveva acquisito la maggioranza nel 2020 proprio dalla famiglia Moreschi. Si è commossa, mentre pensava alla vita intera trascorsa intorno a quei macchinari. «Tanta gente – ha spiegato – conosce il marchio, altri conoscono direttamente noi. I tanti messaggi di solidarietà ricevuti dai clienti in queste ore sono il conforto più grande». Lei “dirigeva il traffico”. Rispondeva alle domande, dava suggerimenti. Ritmi sempre forsennati. Le sedie per provare le calzature non bastavano per tutti. C’è chi aspettava, c’è chi si arrangiava sedendosi per terra. Altre operatrici “in borghese” tenevano d’occhio eventuali ladruncoli senza essere notate. Finora, però, assicurano, nessuno ha provato a sgraffignare nulla.

All’interno infatti sabato pomeriggio era il caos. Uno spazio piccolo e sovraffollato all’inverosimile. Un anziano ha confessato di comprare qui da cinquant’anni e di non avere quindi bisogno di altre paia. Ma voleva comunque prendere l’ultimo, da tenere per ricordo. Senza indossarlo mai. Gli scaffali non erano più così stracolmi come al mattino ma nemmeno così vuoti. Nella foga di prendere l’ultimo paio di quel tale modello, ci si rendeva conto come le sedie per provarle non bastavano per tutti. C’è chi aspettava, sbuffando. Chi invece si arrangiava sedendosi per terra. Chi, ancora, usciva talmente carico da fare fatica a trasportare tutte le scatole colme, e da chiedere un carrello. E chi infine attendeva pazientemente alla cassa, con una fila paragonabile come dimensioni e tempi a quella all’esterno.

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