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a trieste
28 Gennaio 2022 - 19:04
Fino al 20 febbraio 2022 al Salone degli Incanti di Trieste una mostra racconta la storia del videogioco dagli anni '50 ad oggi. In esposizione oltre 200 dispositivi tra consolle, cabinati e giochi vari, ma anche sale immersive, stazioni interattive per giocare, aneddoti ed esperimenti che hanno reso il videogame uno dei fenomeni globali più amati di ogni tempo.
Inizialmente guardato con sospetto, il videogioco ha una storia di oltre mezzo secolo durante il quale sviluppo e innovazione lo hanno portato a diventare un importante settore dell'industria dell'intrattenimento oltre che fenomeno di massa.
Videogiochi vintage ma anche la storia del design e dello sviluppo tecnologico degli ultimi 70 anni: una mostra pensata per un pubblico di tutte le età che - attraverso percorsi didattici, approfondimenti, curiosità, filmati interattivi, interviste e demo, dispositivi e foto dell'epoca - sarà guidato dalle voci ormai iconiche dei protagonisti dei giochi più famosi.
Il percorso si sviluppa in 18 stazioni cronologiche attraverso le quali il visitatore può ripercorrere le fasi fondamentali dell'evoluzione del videogioco: dagli antenati dei videogames agli esperimenti più moderni; dai primi grandi successi al boom delle sale giochi fino ai mitici Cabinati Arcade, strumenti di aggregazione per intere generazioni.
In mostra Cabinati Arcade originali
Conoscere la storia delle sue trasformazioni - dalle prime console domestiche, al gioco di massa, alla terza dimensione, ai mondi e alla realtà virtuale - permette di comprendere l'evoluzione del videogioco moderno, esplorarne le specificità linguistiche, sottolinearne le tendenze e mostrare le diverse possibilità espressive, le sue molteplici applicazioni e le forme di intrattenimento ludico, sportivo e culturale.
In un racconto tra successi planetari e flop, un salto indietro nel tempo partendo dai mitici e rudimentali Tennis for Two (1958) e Spacewar! (1962) passando per le produzioni Atari con l'iconico Pong (1972); e poi i primi Cabinati Arcade a moneta con pulsanti e joystick semplici e intuitivi con Space Invaders (1978) e Pac Man (1980) fino agli Home Computer e i primi Pc Game come il Commodore 64, il più venduto nella storia.
E ancora i successi Nintendo nel 1983 e Super Mario Bros nel 1985, seguiti da quelli di SEGA che - negli stessi anni - "lancia" la sua mascotte Sonic, il porcospino più veloce, più potente e più colorato di Super Mario.
Negli anni '90 arriva poi il boom delle console portatili fino a giungere alle più importanti innovazioni tecnologiche degli anni '90 con la comparsa dei CD e la nascita della nuovissima console Playstation, che ha rivoluzionato per sempre il mercato dei videogiochi, seguita da Nintendo Wii nel 2006 e dall'americana Microsoft che comincia la sua "corsa all'oro" con Xbox.
In mostra una particolare sezione è dedicata all'evoluzione delle Console, con i dispositivi più famosi che hanno fatto la storia tra pezzi unici ed esclusivi, tra console portatili e giganti, fino ad arrivare alla più moderna realtà virtuale e alle varie forme che ha assunto il videogioco.
Tra queste è possibile provare con mano i primi esperimenti interfacciati con oscilloscopi e telefoni a rotella, uno spaccato di una sala giochi anni '80 con Cabinati Arcade e Flipper originali, alcuni dei rarissimi videogiochi Atari recuperati nel deserto del Nuovo Messico dopo essere stati sepolti per oltre 30 anni, protagonisti della più grande leggenda metropolitana del mondo dei Videogiochi.
Quella dei videogiochi Atari sepolti nel deserto del New Mexico era considerata l’ennesima leggenda metropolitana. E lo è stata fino alla primavera del 2014, quando qualcuno decise di scavare nei pressi di Alamogordo. Dal terreno emersero interi carichi di confezioni di giochi e di console, in quello che si può considerare il primo caso di archeologia dei videogiochi della storia.
La storia ha inizio nel 1983, quando l’intero settore visse una profondissima crisi. Ci fu un vero e proprio crollo e pare che l’Atari, per liberarsi di tutti i prodotti invenduti senza ulteriori costi di smaltimento, decise di scaricarli abusivamente nel deserto. Che sia andata effettivamente così o no, fatto sta che nel New Mexico sotto il terreno è stato rinvenuto un ammasso di oggetti che oggi fanno impazzire i collezionisti.
Un gioco in particolare, ET – The Extraterrestrial per Atari 2600, è considerato il simbolo degli errori industriali dell’epoca. Quasi tutto il budget fu speso per comprare la licenza di un gioco ispirato al film di Spielberg ma si concessero solo sei settimane per realizzarlo. Venne prodotto in un numero spropositato di copie pensando che bastasse il nome "ET" per venderlo, ma venne stroncato dal pubblico e generò enormi perdite.
Uno dei giochi ritrovati ad Alamogordo: "ET – The Extraterrestrial"
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