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Dall'8 settembre

Bona Sforza, regina di Polonia torna a casa

La mostra in Leonardiana, nel Castello di Vigevano

Davide Maniaci

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dade.x@hotmail.it

07 Settembre 2023 - 10:43

Bona Sforza, regina di Polonia torna a casa

Bona Sforza

A 24 anni è diventata regina di uno degli stati più importanti d’Europa, quello di Polonia. Pagine rinascimentali poco note perché, come sempre succede, si studia soltanto la storia che ci riguarda e non quella altrui. Ma Bona Sforza è anche “roba nostra” eccome: nata a Vigevano nel 1494 come figlia di Isabella d’Aragona e Gian Galeazzo Sforza, e nipote di Ludovico il Moro, si è affermata come personaggio chiave del Rinascimento europeo. Adesso Vigevano la ricorda, nell’ambito “prolungato” delle celebrazioni per i 570 dalla nascita di Ludovico.

Da venerdì 8 al fino 30 settembre apre al pubblico, nelle sale di Leonardiana, la mostra “Bona Sforza e i suoi discendenti”. Il programma della giornata di inaugurazione prevede alle 17,30, presso l’auditorium San Dionigi, l’incontro di presentazione della mostra con gli interventi di Anna Golec-Mastroianni, Console generale della Repubblica di Polonia a Milano, Eliza Czapska, direttrice del Castello di Liw in Masovia, Hanna Krajewska, direttrie dell’Archivio dell’Accademia Polacca delle Scienze di Varsavia e Izabela Gass, curatrice della mostra.

La mostra si articola in due sezioni. La prima, introduttiva, curata dalla Società Storica Vigevanese, espone una presentazione articolata in alcuni pannelli che illustrano le origini di Bona Sforza, i difficili rapporti fra la madre Isabella d’Aragona e Beatrice d’Este, l’infanzia di Bona tra Napoli e Bari fino a giungere al suo matrimonio con Sigismondo I Jagellone “il Vecchio”, re di Polonia e Granduca di Lituania, che dischiuse per lei e per il regno che l’accolse una nuova, luminosa stagione.

La seconda sezione è il nucleo principale della mostra: 15 pannelli illustrano la figura di questa sovrana illuminata, contestualizzandola nei luoghi a lei associati in Polonia e in Europa e presentando i discendenti di Bona e Sigismondo il vecchio e il loro ruolo nelle corti europee. L’evento è organizzato dal Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano, il castello di Liw in Masovia, l’associazione “Rapperswil” in cooperazione con l’archivio dell’Accademia Polacca delle Scienze di Varsavia e la biblioteca pubblica “Zygmunt Jan Rumel” della città di Varsavia, in associazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia e il castello Svevo di Bari e in collaborazione con il Comune di Vigevano e la Società Storica Vigevanese.

ORARI MOSTRA

L’ingresso alla mostra è sempre libero.

Orari: da martedì a venerdì dalle 14 alle 17,30. Sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 18.

LA CURIOSITA': Concepita nel Castello “portafortuna”

Una vita lunga per l’epoca, 63 anni (morì a Bari dopo avere lasciato la Polonia), ma soprattutto intensa. Bona Sforza d’Aragona viene ricordata in città con una bacheca nascosta in ceramica con fregi d’oro, dell’artista Angelo Penza. Si trova negli spazi del Castello.

L'inagurazione nel 2016 della bacheca con l'opera che ritrae Bona Sforza

Bona non era solo figlia di Gian Galeazzo, duca di Milano, ma anche di Isabella d’Aragona, erede al trono di Napoli. La sua nascita a Vigevano nel 1494 come secondogenita non è casuale. Sette anni fa, per celebrare l’inaugurazione della suddetta opera, L’Informatore (articolo a firma Mario Cantella) scriveva così: «Che i genitori avessero scelto ancora una volta il castello di Vigevano per concepire il secondo figlio, è una storia poco conosciuta ma quanto mai gustosa. Le voci della impotenza di Gian Galeazzo subito dopo il matrimonio, persistendo la giovane sposa sedicenne Isabella nel suo stato di illibatezza e senza alcun segno di maternità, si trasformarono ben presto in un “gossip” di portata nazionale. La voce era una sola: l’impotenza di Gian Galeazzo e la preoccupazione politica per l’erede al ducato che non arrivava. Il lieto fine, dopo ripetuti ed infruttuosi tentativi, avvenne proprio nel castello di Vigevano dove i due, sotto gli occhi non indiscreti di tutti, vennero a forza relegati per arrivare al tanto sospirato e invocato “dunque”. Il nunzio pontificio da Vigevano il 24 aprile 1490 informava il pontefice Innocenzo VIII di come la duchessa Isabella, ristabilitasi da un attacco febbrile, era tornata a Vigevano con lo sposo con l’obiettivo di... provarci per tutto il mese. A distanza di tre giorni il nunzio pontificio nel suo latino curiale annunciava al pontefice: “Sono state espugnate le castella e la porta rimasta fin qui chiusa, ora dicono che sia aperta. Lei medesima con verginale verecondia lo ammette!”. Al primogenito Francesco, poi detto “duchetto”, seguì Bona, anche lei, non a caso, concepita nel nostro castello. Una residenza che per i concepimenti ducali doveva avere una certa attrattiva o magia. Certo che con tali precedenti e successi storici, si potrebbe pensare a un’occasione di business...».

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