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musica d'organo
22 Settembre 2023 - 19:49
Il Maestro Cecilia Farina
Prosegue questa domenica pomeriggio dalle ore 16,30, presso la chiesa della Madonna degli Angeli a Vigevano, la piccola rassegna di appuntamenti con la musica organistica "Note di fine estate". E lo fa con un'importante ospite, il Maestro Maria Cecilia Farina, concertista internazionale già nota al pubblico lomellino, fondatrice del Ghidlieri Consort & Choir di Pavia ed ex Docente al Conservatorio di Milano, che siederà alla consolle del più antico organo di Vigevano (e tra i più antichi della provincia di Pavia), il Rondìni-Serassi risalente al 1678, conservato appunto alla Madonna degli Angeli. L'evento sarà dedicato al ricordo dell'avvocato Peppino Giglia, amico personale del Maestro Farina, che per anni ha finanziato le attività dell'associazione musicale "Cantica Organi" di Vigevano.
La locandina dell'evento
Abbiamo chiesto direttamente a Maria Cecilia di spiegarci nei dettagli questo incontro musicale: «L'antologia di brani organistici sei/settecenteschi di scuola italiana e austriaca che presenterò, è strutturata sull’esacordo cioè la successione scalare di sei suoni ideata da Guido d’Arezzo a scopo didattico attorno all’anno 1000. Il monaco aretino ebbe la geniale intuizione di costruire la gamma utilizzando le prime note (e le corrispondenti sillabe) di ogni frase dell’inno Ut queant laxis, intonato nei Vespri della Solennità di S. Giovanni Battista, protettore dei cantori e delle loro corde vocali. La peculiarità di questa melodia consiste nel fatto che le frasi cominciano a distanza di un tono l’una dall’altra, tranne nel caso di MIra gestorum-FAmuli tuorum dove l’intervallo è invece di un semitono. L’esacordo divenne la base dell’insegnamento della solmisazione, cioè l’antica pratica del solfeggio, durata per molti secoli fino all’età barocca, e originò i nomi delle note, tuttora in uso. Attraverso le tonalità disposte in successione esacordale, chi ascolta potrà coglierne le differenze di ethos, ovvero di carattere. Va ricordato che RE, MI, FA e SOL corrispondevano nel Medio Evo e nel Rinascimento alle quattro principali categorie ‘modali’ (Dorico, Frigio, Lidio e Misolidio chiamati anche Protus, Deuterus, Tritus, Tetrardus), ad ognuna delle quali musici e trattatisti attribuivano un differente ‘affetto’: austero e solenne il Dorico (in questo programma rappresentato dal Magnificat di J.K.Kerll); malinconico e languido il Frigio (Toccata per l’Elevazione di G. Frescobaldi); lieto e soave il Lidio (Andante K.616 di W.A.Mozart, in Fa maggiore, tonalità derivata dal modo lidio, aggiungendo il bemolle in chiave); solido e gioioso il Misolidio (Bergamasca di B. Pasquini). I modi di DO e di LA furono codificati nel Rinascimento, e definiti dal teorico svizzero Heinrich Loris detto Glareano, nel suo trattato Dodekachordon (1547), rispettivamente ionico e eolio. Essi diedero origine alle tonalità moderne di Do maggiore (qui rappresentato dai brani di Domenico Zipoli) e di la minore (Aria sopra la Spagnoletta di B. Storace). Proprio con questa ‘pluralità’ di toni mi piace ricordare l’illuminata figura dell’avvocato Peppino Giglia, in analogia con la sua personalità estremamente ‘plurale’: giurista, ma anche cultore della storia e del patrimonio artistico vigevanese; appassionato di musica e generoso mecenate che ha dato un cospicuo contributo alla cultura organaria e organistica nella città di Vigevano».
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