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Giornate fai d'autunno
14 Ottobre 2023 - 09:39
Ex Villa Necchi (Pavia)
Sabato 14 e domenica 15 ottobre tornano, per la 12ª edizione, le Giornate FAI d’Autunno, l’atteso evento di piazza che il FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) dedica ogni anno al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. Durante il fine settimana saranno proposte speciali visite a contributo libero in 700 luoghi straordinari in oltre 350 città d’Italia, spesso inaccessibili o semplicemente insoliti, originali, curiosi, poco conosciuti e valorizzati (elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione disponibili su www.giornatefai.it). La Delegazione FAI Pavia e il Gruppo Giovani FAI Pavia questo weekend invitano ad alcune visite, senza obbligo di prenotazione, con contributo libero a partire da 3 euro. Vediamo quali.
La prima è la “Passeggiata manzoniana a Cassolnovo”, ritrovo in piazza Vittorio Veneto sabato dalle 14 alle 18.00 (ultimo ingresso ore 17) e domenica: dalle 10 alle 13.00 e dalle 14 alle 18 (ultimo ingresso ore 17). Cassolnovo si trova negli anni cruciali dell’unità nazionale a cavallo di realtà istituzionali in fermento per via degli straordinari cambiamenti in corso. Qui, sul confine del Piemonte sabaudo e Lombardia austriaca, soggiorna più volte Alessandro Manzoni. Ripercorrendo luoghi, strade e percorsi scoperti ed attraversati quotidianamente dal grande scrittore nel corso dei suoi soggiorni nel cuore del XIX secolo, sarà possibile cogliere suggestive connessioni con la storia nazionale e rivivere momenti e ambienti di villeggiatura ottocentesca sicuramente poco noti.
Si visiterà la dimora signorile dei marchesi Arconati (ora RSA Lavatelli), sede di uno dei più attivi circoli risorgimentali del territorio, che ospitò in quegli anni letterati e politici tra i più influenti del tempo fra cui anche Giovanni Berchet e Massimo d’Azeglio. Il percorso proseguirà alla settecentesca Chiesa di San Giorgio, ospitante le reliquie di San Defendente, ignoto martire proveniente dalle catacombe di Roma. La passeggiata si snoderà nel parco della tenuta Vignone, attraversato dal naviglio Langosco, preziosa opera di ingegneria dell’irrigazione risalente alla prima metà del XVII secolo, i cui lavori di scavo caratterizzarono la storia del borgo in periodo di dominazione spagnola.
La tenuta Vignone
Gli edifici attuali della tenuta Vignone sono frutto di ristrutturazioni abbastanza recenti sui fabbricati rustici preesistenti e sulla cosiddetta “Torretta”. Sul suo tetto si può notare un “ometto”- umin-; un altro simile si vede sulla torre (costruita nel 1863 da Stefano e Guglielmo Delfrate, come decorazione alla propria casa), adiacente la chiesa di San Giorgio. Si racconta che ai tempi, i due umin si guardassero in faccia, in segno di amicizia; in seguito a liti tra parenti-eredi, per questioni di proprietà e diritti, il contendente della Torretta fece girare il suo “umin” di spalle rispetto all’altro, per disprezzo del rivale. Sempre riguardo la Torretta, i vecchi tramandavano che il piano terra fosse originariamente adibito a stalla per cavalli pregiati, mentre il locale superiore, di sinistra fama, fosse abitabile; qualcuno persino parlava di pratiche esoteriche: “i fevan balà al tavlin (facevano ballare il tavolino)”. Quanto sia vero non si sa...
Camera del Manzoni nell'ex Palazzo Arconati Cassolnovo
NAVIGLIO LANGOSCO - Si sa da tradizioni orali che Alessandro Manzoni – nelle sue passeggiate cassolesi – amasse procedere un poco oltre la Chiesa di san Giorgio, sino al corso d’acqua del Naviglio Langosco. Il fiume in questione viene realizzato tra il 1613 ed il 1665 (pare tuttavia che un piccolo tratto a monte, all’entrata di Cassolnovo dopo Cerano (NO) – definito popolarmente Al Martòen, “Il Martano” – fosse già stato tracciato nel dl 1611). L’opera irrigua – di 23 km di lunghezza – attinge acqua dal Ticino nei pressi di Turbigo (MI), solca località lombarde e piemontesi, e termina il suo corso nelle campagne di Tromello (PV). Attraversa Cassolnovo da Nord a Sud (parallelamente ai corsi del Ticino e del Naviglio Sforzesco) conformando in un certo qual modo il nostro paese: demarcando l’abitato da una zona un poco periferica (non a caso popolarmente definita Giò dal Punt dal Nivìli, “Giù dal Ponte del Naviglio”). L’importante realizzazione, in Cassolo, tocca determinati punti storici: il succitato Martano (ove pare che nel 1630, in occasione della pestilenza, fosse stato collocato il locale lazzaretto; in loco si può ammirare la cappella di San Martino: realizzata nel 2000 su impegno dell’Associazione “Callerio”, sui ruderi di una chiesetta del Cinque-Seicento ), l’antico ponte in mattoni del Modello, quello di San Giorgio e della Strà Végia (attuale “Via Montebello”), sino alla frazione di Molino del Conte, dove la “Via delle Turbine” ci racconta di un proficuo uso novecentesco del Langosco (laddove, tra 600 e 700, il Conte Giulio Calderara aveva sfruttato le acque del Naviglio per avviare un’attività di macinazione: all’origine appunto del Toponimo “Molino del Conte”). Nel suo percorso, antichi e nuovi guadi, lavatoi, tettoie per uso balneare dal Nivìli (nei pressi del Martano il cosiddetto Punsabiòn o Vascòn, e il Tumbìn sul retro di Via Cernaia). L’importanza irrigua del Langosco potrebbe apparire un po’ in contrasto con la crisi agraria propria dell’epoca in cui fu realizzato (XVII S.). E’ pur vero che, nel Seicento, tale corso d’acqua rifornisce le genti di Cassolo più da vicino rispetto al più antico Naviglio Sforzesco (in un’epoca in cui certo non esiste l’acqua in casa e tali fonti hanno importanza fondamentale anche per gli usi domestici). D’altro canto, la mastodontica opera probabilmente dovette assorbire positivamente la disoccupazione di quegli anni, provvedendo a rifornire manovalanza, derivante da altre attività cessate).
Attenzione: per accedere all’ex Palazzo Arconati, ora RSA Lavatelli, sarà obbligatorio indossare la mascherina.
La seconda apertura riguardala Nuova Villa Necchi, in via San Martino 17 a Pavia (sabato: dalle 14 alle 18; domenica dalle 14 alle 18). Antica dimora, costruita a fine ‘800 da Ambrogio Necchi, si trova all’interno della proprietà del Collegio Santa Caterina, che a partire da 2020 ha intrapreso una campagna di ristrutturazione e restauro dell’edificio e del giardino circostante. Villa Necchi è l’unico edificio residenziale rimasto in città a ricordare la storica famiglia di imprenditori pavesi.
Interni di Villa Necchi a Pavia
Fu fatta costruire da Ambrogio a fine ‘800, a duenpassi dalla propria fabbrica di ghise malleabili, per viverci con la moglie Emilia e i figli Nedda, Gigina e Vittorio, fondatore quest’ultimo della celeberrima fabbrica di macchine per cucire conosciuta in tutto il mondo. La famiglia visse qui fino al 1920; la villa fu poi ceduta all’Opera Nazionale Balilla e successivamente divenne un collegio femminile, il Marianum. Nel 1973 venne inaugurato il Collegio Santa Caterina, collegio femminile di merito, costruito proprio nel parco della villa.
La Cappella Bottigella
Terza visita alla Cappella Bottigella ed ex Monastero di San Tommaso in piazza del Lino a Pavia (sabato dalle 14alle 18; domenica dalle 10alle 18). Il convento di S. Tommaso fu per secoli la sede pavese del potente ordine domenicano; verso la fine del ‘300 vennero avviati i lavori di costruzione ex novo del monumentale complesso con un'imponente chiesa gotica. Gli ampi spazi conventuali inoltre ospitarono a partire dal 1389, anno in cui fu fondata, la Facoltà di Teologia dell'Università di Pavia e per secoli il Tribunale dell'Inquisizione. Con la soppressione di fine ‘700 da parte del governo austriaco, iniziò per il convento la decadenza. Fu inizialmente trasformato in seminario generale italiano; gli interventi messi in atto dal celebre architetto Piermarini apportarono all'intera struttura profonde alterazioni, tra cui la completa distruzione della navata sud della chiesa. Diventato poi caserma militare, grazie ai lavori di restauro effettuati tra il 1994 ed il 2004 il monumentale complesso è oggi tornato ad essere sede universitaria, recuperando così il suo storico valore culturale. Il tempo e le numerose variazioni di utilizzo hanno determinato l'inevitabile impoverimento del suo patrimonio di opere d'arte; tuttavia, a dare un'idea del perduto splendore, restano la sagrestia e la cappella fatte costruire dai nobili Bottigella, protagonisti della scena pavese soprattutto all'epoca del Ducato di Milano e proprietari di splendidi palazzi in città, vera manifestazione architettonica della loro potenza; furono però la sagrestia e la cappella a ricevere speciali attenzioni, in quanto destinati a costituire il degno mausoleo del casato.
La sala delle Sibille
La visita durante le Giornate a cura del Gruppo Giovani FAI Pavia comprenderà: il chiostro dell'ex-convento di San Tommaso e la cappella Bottigella con l'annessa Sagrestia. La chicca di questa apertura è sicuramente la Cappella Bottigella con la sala delle Sibille (non aperta al pubblico); una volta entrato, il visitatore si troverà circondato da un affascinante compendio di pittura rinascimentale e manierista, dove la grazia ed il colore di Bernardino Lanzani ben si sposano con l'inventiva e la teatralità di Alessandro Casolani ed Angelo Righi. Un vero e proprio "tesoro" pavese! Da notare la schiera di angeli musicanti dalle ali spiegate che circonda i personaggi della Trinità al centro della volta. Nelle lunette è invece rappresentata la serie delle Sibille, mentre sulle pareti si svolge il racconto della vita della Beata Sibillina Biscossi, presunta antenata dei Bottigella morta in odore di santità.
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