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La Milano degli anni Settanta: Stefano Nazzi parla dei gangster

Questa sera al teatro Cagnoni di Vigevano ore 21

Davide Maniaci

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dade.x@hotmail.it

24 Ottobre 2024 - 11:04

La Milano degli anni Settanta: Stefano Nazzi parla dei gangster

Il giornalista Stefano Nazzi

Erano anni cupi. I titoli dei giornali parlavano di omicidi frequenti, attentati, terrorismo, scontri politici. Eppure pare impossibile scalfire il fascino perverso degli anni Settanta in Italia, quelli di Piombo. Quelli, a Milano, di nomi celebri della “mala” come Renato Vallanzasca (il “bel René”), Francis Turatello (noto come “Faccia d’angelo”), Angelo Epaminonda (detto “il Tebano”). Banditi della peggiore specie, gangster spietati, eppure ritenuti ancora “affascinanti”.

Stefano Nazzi, cronista dilungo corso per varie testate nazionali, è ospite della Rassegna letteraria a Vigevano. L’incontro a ingresso libero “Indagini sul crimine” presentato da Alessandra Tedesco sarà stasera, giovedì 24 ottobre alle 21 al teatro Cagnoni (prenota QUI il tuo posto). Nazzi è un vero e proprio «esploratore del crimine». Nel podcast “Indagini” (il Post) ogni mese ricostruisce un caso di cronaca nera. Lo fa con rigore, equilibrio e pacatezza. Nel libro “Canti di guerra” (Mondadori) racconta com’era, in quegli anni, la sedicente “capitale morale” d’Italia.

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«Io negli anni Settanta - anticipa l’ospite - ero un ragazzo. Si respirava un’atmosfera plumbea, si sapeva che la criminalità imperversasse. Ho il ricordo nitido del sequestro della studentessa sedicenne Emanuela Trapani. Non dimentico la sparatoria del 19 novembre 1976 in piazza Vetra. Immaginate l’eco che avrebbe oggi un episodio del genere». Infatti secondo Nazzi un paragone con la Milano attuale non è semplicemente pensabile. La diversità è troppa. Ora le vie della città sono molto più affollate, nessuno per fortuna compie più sequestri di persona e le rapine sono pochissime.


«Non dico - prosegue - che la sicurezza sia assoluta, perché si assiste a uno sviluppo dei reati di strada, a un’ascesa della microcriminalità le cui “gesta” trovano ampia cassa di risonanza sui social. Quindi il senso di instabilità collettiva dilagante è giustificato».

E se, per assurdo, negli anni Settanta ci fossero già stati Facebook e Instagram, come sarebbe andata?

«Credo che Vallanzasca li avrebbe usati e, anzi, si sarebbe esposto, visto l’ego. Sarebbe probabilmente aumentata la paura, che già c’era. Ma ripeto: si parla di due realtà troppo differenti. Bande criminali pronte a tutto si contendevano il territorio, in tanti si drogavano alla luce del sole. C’erano molti più morti nelle strade. La gente di sera usciva meno anche perché le offerte erano inferiori. Adesso c’è un ristorante ogni tre metri. La città era ricca, ma in modo diverso».

E soprattutto nella lucida analisi che Nuzzi proporrà al pubblico del Cagnoni non c’è spazio per gli eroi. I criminali erano tali, e stop. Sarà interessante rendersi conto di come fosse tutto connesso. Non malviventi solitari, ma un grande sistema nel quale ha poi fatto capolino anche la mafia.

Alla Rassegna Letteraria il premio Strega 2024 e due anteprime con Alessia Gazzola e Marcello Simoni

Il sindaco Andrea Ceffa, con il vicesindaco e assessore con delega ai Servizi Bibliotecari e alla Rassegna Letteraria del Comune di Vigevano Marzia Segù, il direttore editoriale Ermanno Paccagnini e Alessandra Tedesco, consulente editoriale, hanno presentato oggi al ridotto del Teatro Cagnoni il programma completo della XXIII edizione della Rassegna Letteraria della Città di Vigevano, quest'anno intitolata “Maschere”.

 

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