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Sabato alle 16,30
24 Ottobre 2024 - 16:07
In anteprima alla Rassegna letteraria di Vigevano, edizione numero 23, arriva il nuovo romanzo di Marcello Simoni, autore di gialli storici di successo come la sua opera prima “Il mercante di libri maledetti”. Simoni sarà ospite di “Maschere” sabato 26 ottobre alle 16,30 presso la cavallerizza del Castello di Vigevano. L’ingresso è libero.
Ne “Il teatro dei delitti” (edito Newton Compton) che sarà in libreria dal 29 ottobre, torna il personaggio di Vitale Federici, cadetto di Montefeltro, esiliato da Urbino, che indaga sui casi più disparati. Siamo a Firenze nel 1794. Nel teatro della Pergola è in corso il primo atto di un dramma in musica, quando la contessina Ludovica di Corvino urla: dice di aver visto una donna che veniva decapitata sul fondale scenico. Vitale Federici e il suo giovane discepolo Bernardo Della Vipera saranno chiamati a indagare sul caso. Ancora una volta da Marcello Simoni arriva un giallo dai toni lievi in cui la Storia è protagonista.
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«Si tratta - anticipa l’autore romagnolo - di un giallo “a porte chiuse” ambientato in un teatro realmente esistente, uno dei primi ad aver ospitato al suo interno, oltre alla platea, i classici palchetti di legno che caratterizzano la struttura del cosiddetto teatro all’italiana. Il delitto si consumerà proprio sul palco, all’apertura del primo atto, davanti al pubblico intento ad assistere allo spettacolo. Siamo alla fine del Settecento, immersi nel clima barocco della corte del Granducato. A indagare saranno il precettore Vitale Federici e il suo discepolo Bernardo Della Vipera, già protagonisti della “Taverna degli assassini”. La sfida sarà risolvere il caso prima della conclusione dell’ultimo atto».
È nata prima la tua passione per la scrittura, o per la storia? Come è venuta l’idea di unirle?
«Prima per la scrittura. Da ragazzo sognavo di diventare un autore di romanzi horror. E infatti nel mio modo di costruire le trame è rimasta una forte impronta gotica. La storia (il Medioevo soprattutto) è stato un amore maturato durante gli anni dell’università, nel periodo in cui ho anche iniziato a dedicarmi all’archeologia e allo studio di reperti provenienti da diverse epoche. Un’esperienza, questa, che mi ha fatto comprendere l’importanza dei piccoli oggetti del quotidiano. Elementi fondamentali per la costruzione di gialli e thriller storici. Unire l’una e l’altra passione è stata una scelta quasi obbligata».
Quanto studi prima di impostare un nuovo romanzo?
«Moltissimo. Sono abituato a prendere una grande quantità di appunti per conferire alle mie storie la maggior autenticità possibile. Voglio che il lettore si senta a suo agio nelle epoche passate, e non corra il rischio d’imbattersi in fastidiosi anacronismi».
Hai un autore di riferimento, di cui non perdi un libro?
«Ne ho molti. Da Grangé a Fred Vargas. Da James Patterson a Clive Cussler».
Quanto è difficile parlare di letteratura con le nuove generazioni? E di storia?
«Sinceramente, quando scrivo non penso mai all’età dei miei lettori. Scrivo per il puro piacere di scrivere, immaginando di rivolgermi a persone che leggono per il puro piacere di leggere. E a essere sinceri, credo che il discorso sulla cosiddetta inavvicinabilità culturale delle nuove generazioni sia ingiusto e inesatto. Tra i miei lettori vanto anche molte persone giovanissime: li vedo in faccia durante le presentazioni e i firmacopie!».
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