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Il serial

Puntate girate in mezzo al nulla: stasera la presentazione di “Chi ha ucciso Amy Lee Stein?"

La casa di produzione Berlino Mon Amour ambienta tutto nella bassa Lomellina

Davide Maniaci

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31 Ottobre 2024 - 11:12

Puntate girate in mezzo al nulla: stasera la presentazione di “Chi ha ucciso Amy Lee Stein?"

Uno stile cinematografico inedito che mescola i film muti di cento anni fa e le sonorità rock. L’ambientazione è quella della bassa Lomellina. Paesini semi-abbandonati, tagliati fuori dal mondo, abitati da personaggi senza tempo che trovi solo da quelle parti. Nasce da queste premesse “Chi ha ucciso Amy Lee Stein?”. Si tratta di un serial, cioè un’opera ad episodi, divisa in dieci puntate che durano dai 5 ai 9 minuti. La presentazione sarà oggi, giovedì 31 ottobre a Suardi, centro sulle rive del Po che corrisponde alle caratteristiche volute. L’ingresso alle 19,45 nei locali dell’ex sala Soms è libero ed è preceduto da un rinfresco e soprattutto dalla presentazione del critico d’arte Carlo Pesce.


La casa di produzione si chiama Berlino Mon Amour. Di fatto la gestisce una sola figura, quella di Alfredo Lodi, docente di storia e filosofia di professione alle superiori e regista per passione. Lodi, nome d’arte “Lods” fa tutto: sceneggiatura, riprese, scelta della location «spesso deturpando intere stanze della mia casa a Suardi», tecnico delle luci. Recita, perfino. Siccome unisce i film muti di inizio Novecento a sonorità rock, compone pure le canzoni, le registra, le canta, le arrangia. «Il serial - spiega - fa parte di “Cronache lomelline”, un progetto più ampio che si svilupperà nel corso di tre stagioni. Saranno cupe, orrorifiche, dalle tinte Lovecraftiane, interamente ambientate nella Lomellina meridionale, una zona un po’ immaginaria e un po’ no». Vi recitano anche Andrea “Lits” Litamè e Federica Poggi.

Sinossi: «Per quanto le forze dell’ordine e i mass media siano interessati al caso, nessuno sa chi abbia ucciso il celebre poeta Amy Lee Stein. Anche il giornalista Jack Sciacallo indaga sulla vicenda. E di sicuro potrebbe rispondere a molte domande: che mistero nasconde l’abitato di Scuropasso? Chi è il gran maestro del Culto degli antichi? Veramente la famiglia Foscari intende evocare quella divinità maligna e annientare il genere umano? Ma neppure Jack conosce tutta la verità…». La scelta di Suardi come luogo della “prima” non è casuale. Di lì è originario Lodi, che adesso abita a Ozzano Monferrato. «Ci ho vissuto, ci è nato mio padre. Lì ho girato un sacco di scene, coinvolgendo amici che stanno ancora lì. Insomma, c’è un forte legame affettivo. E Suardi e la Lomellina sono in qualche modo anche gli ispiratori della sceneggiatura. Questo serial è un horror ispirato ai racconti di Howard Phillips Lovecraft. E per quanto ami follemente la Lomellina, devo ammettere che è un luogo perfetto per ambientarci un horror… In origine il serial era il mio modo per esorcizzare il fatto di vivere in un posto fuori dal mondo, come Suardi. Ma ora che abito altrove mi rendo conto che traspare anche amore per quei luoghi». Nebbia, campi, il Po a un passo. Quasi mai nessuno in giro. Una sensazione di quiete che può diventare anche angoscia col buio dell’inverno. Già lo scenario, così com’è, effettivamente può ispirare cortometraggi dai toni tetri.


Nata nel 2010, il prodotto più ad alto budget confezionato da questa piccola casa cinematografica è finora “Le sette vite di Solomon Phillips”. Si trova su YouTube. Avevano partecipato il chitarrista Pino Scotto e lo scrittore Andrea Pinketts. La regia era di Stefano Poletti, abbastanza noto per aver girato video di band indie italiane. Si tratta dell’unico lavoro del quale Lodi non è regista. «Avevo organizzato - conclude - una bella première nell’auditorium San Fedele di Milano. Avevamo ottenuto ottimi riscontri sia di pubblico sia di stampa. Quella sera c’era anche Pino Farinotti (autore del “Dizionario di tutti i film”) che aveva speso ottime parole».

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