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Domenica la presentazione
07 Novembre 2024 - 13:10
Qui c’è l’epopea di Valle. Un centro agricolo dalla storia gloriosa sia industriale, sia antropica, sia politica, sia di umanità varia e di tutti i tipi, quando d’inverno faceva davvero freddo e quando la strada era un punto d’incontro indispensabile. “Mi viene il cuore vicino” ha il sottotitolo eloquente di “Romanzo per Valle”. L’autore è Vincenzo Bulgarelli, per tutti “Scocci”, perché qui tutti o quasi hanno il soprannome e con quello sono conosciuti. Lo presenterà, finalmente, dopo una genesi lunghissima, domenica 10 novembre alle 16 nella sala polifunzionale Alessandro Savini, a ingresso libero. Interverrà la professoressa Maria Forni, ex preside indimenticata del liceo Omodeo di Mortara, che ha scritto anche la prefazione. Il ricavato delle vendite di questo volume, autoprodotto, andrà in beneficenza. Ovviamente per le esigenze del paese.
Gli aneddoti di Bulgarelli, storico locale come non ce ne sono più, sono infiniti. Un esempio: l’appellativo “perdaball”, cioè il fannullone, la persona che tanto parla e poco fa, deriva dalla Prima guerra mondiale. «Anche i vallesi – spiega – venivano mandati al fronte: ma spesso nelle retrovie, tra gli ultimi, essendo uomini di campagna. Avevano a volte il compito di portare le pallottole, che ogni tanto cadevano». Quindi le perdevano...
In questo stile metà da romanzo scritto in prima persona e metà da cronaca locale accurata, si descrive l’evoluzione di una comunità e dei suoi personaggi intervallata da frasi in dialetto. Si parla delle chiese, dei sagrati, dei parroci. Delle vecchie trattorie con le carrozze che posteggiavano davanti. Foto a tinta seppia, tutti fuori seduti col cappello. Un paese che brulicava di vita, tanti bambini (ora quanti ne nascono?), i matrimoni in cui gli astanti indossavano l’unico abito buono. Alcuni luoghi avevano il nome diverso rispetto ad oggi tipo piazza Umberto I che ora è XVI Aprile. Ci sono poi personaggi che non si dimenticano come “Gragi”, il Bruno, investito da un’auto pirata ancora senza nome e lasciato lì a morire. Era il 1971, c’è chi ancora lo ricorda. Poi i tre cinema del paese, lo spazzino, la pettegola che sapeva tutto, i venditori ambulanti.
I bellissimi scatti che testimoniano, freddamente, il tempo che vola via.
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