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teatro
29 Novembre 2024 - 17:24
La conferenza stampa, martedì mattina, in aula consiliare a Vigevano con gli organizzatori e il regista
La storia vera dell’inaspettata amicizia fra due padri, un palestinese e un israeliano, che hanno entrambi perso le loro figlie a causa della violenza e che trasformano il loro dolore in attivismo per la pace. Una storia epica raccontata sullo sfondo delle tensioni irrisolte, nel cuore della Terra Santa. Genitori che provano a sopravvivere alla perdita di un figlio. Donne e uomini. Un solo dolore, modi diversi di affrontarlo. Israeliani e palestinesi. Distinti eppure indivisibili. “Apeirogon” non sarà una mera rappresentazione, ma una lettura-spettacolo. Sarà un racconto struggente e carico di speranza del conflitto più lungo e straziante della nostra epoca. Prodotto dalla cooperativa teatrale Le Tre Corde, andrà in scena mercoledì 11 dicembre al teatro Cagnoni. Alle 10 il sipario s’alzerà per le scuole. Alle 21 per tutti, a ingresso libero.
Il regista è Corrado Gambi. Donerà la propria voce sul palco insieme a Valentina Cova e Francesco Viletti, anime della compagnia Scarpanò. In sottofondo, il violino di Livia Hagiu e il pianoforte del maestro Andrea Albertini (che fa parte dell’ensemble Le Muse) creeranno il giusto tappeto di note ed emozioni.
Non è facile descrivere “Apeirogon”, etimologia greca, un poligono con un numero infinitamente numerabile di lati. Il titolo deriva da un libro scritto da Colum McCann, autore irlandese, al quale lo spettacolo si ispira. Mille e uno capitoli come “Le Mille e una notte”, lettura speculare, 500 capitoli a testa più quello riassuntivo.
«Uno spettacolo - aggiunge Corrado Gambi - definibile “radiofonico”, in cui voci e suoni dal romanzo e da altri documenti “danno il corpo”, o meglio i corpi, di una tragedia immane che pare non avere una fine. Un caleidoscopio di testimonianze e pensieri che non hanno una sola faccia semplificatrice e consolatoria ma molteplici interpretazioni, ragioni, posizioni, di difficile comprensione. Infinite facce, lati e angoli di un poligono fortemente connessi l’uno con l’altro. Si tratta di materiale di qualità, raccontato come piace a me». Lo assicura il regista: qui non ci si schiera, qui non si prendono le parti di nessuno. Si lancerà un messaggio che sarà per forza di cose condivisibile. Condivisibile perché vero e perché lascia le tracce della prospettiva di un futuro comune, che reciprocamente possa tener conto della storia dell’altro.
Si parlerà di figli, della tragedia che passa attraverso la perdita. Si parlerà di Bassam Aramin, palestinese, e Rami Elhanan, israeliano. Entrambi hanno visto i loro ragazzi morire in attentati. Un lutto insanabile ha permesso loro di riconoscersi, diventare amici per la pelle e decidere di usare il loro comune dolore come arma per la pace. Hanno trovato un riferimento importante nell’associazione “The parents circle”, che riunisce genitori che hanno sofferto per il medesimo terribile motivo. Cinquecento famiglie sia israeliane sia palestinesi si battono per promuovere il dialogo. Non per caso, alla fine, interverranno anche in videoconferenza con le proprie testimonianze don Luca Pedroli, docente del Pontificio Istituto Biblico di Roma, e proprio un referente di The parents circle. Quest’ultima vuole promuovere la riconciliazione tra le società israeliana e palestinese, lottando contro odio e desiderio di vendetta e promuovendo la condivisione delle proprie storie e dei propri sentimenti.
Il sito web per giovani israeliani e palestinesi vuole essere un momento di incontro tra giovani che vivono in un contesto regionale che non consente facili occasioni di scambio. Tutto nell’ottica, appunto, di rispetto delle opinioni degli altri, cercando di dare un’idea meno semplificata del conflitto, di aumentare la consapevolezza del prezzo pagato da entrambe le parti.
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