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Il progamma
18 Gennaio 2025 - 11:04
Anche gli studenti prima ignari hanno potuto conoscere la figura eroica di Teresio Olivelli. Nell’ottantesimo anno dalla morte (e nel settimo anno dalla beatificazione), il programma per commemorare il martire ucciso nei campi di concentramento nazisti prevedeva tre messe e un incontro al liceo Cairoli. La prima celebrazione era giovedì 16. Poi si riprende domenica 19 sempre nella cattedrale, con la messa delle 18 che sarà celebrata dal vescovo monsignor Maurizio Gervasoni con l’intervento del coro degli Alpini, gruppo di Abbiategrasso. Infine, domenica 26 alle 18, ci si sposta nella basilica di San Lorenzo a Mortara ancora col vescovo. Olivelli, infatti, mantenne sempre la residenza nella Città dell’oca.
Venerdì 17 gennaio invece, era previsto un incontro con gli studenti del liceo Cairoli di Vigevano, dove si diplomò anche il Beato, definito «discepolo della parola di Dio e messaggero di dignità e speranza». Questi eventi sono stati presentati martedì nella sala giunta del municipio di Vigevano. Per il Comune di Vigevano, che patrocina insieme alla Diocesi, erano presenti la sindaca facente funzione Marzia Segù e l’assessore Nicola Scardillo. Poi gli Alpini della sezione di Vigevano-Mortara, con Renzo De Candia e Federico Trolli. Teresio Olivelli, nato nel 1916 a Zeme, era infatti una Penna nera. Insieme agli Alpini stessi, nell’organizzazione sono coinvolti anche l’Azione Cattolica diocesana e la Società di San Vincenzo De’ Paoli. Così Scardillo: «un patrocinio dovuto dal Comune, e graditissimo: Teresio Olivelli è una figura preziosa per tutto il territorio». De Candia ha sottolineato il fatto che di Teresio Olivelli «sono importanti non solo la vita e ciò che ha fatto, ma anche il messaggio che ha lasciato». Tanto che anche altrove la sua figura viene celebrata, come a Bellagio (dove visse da bambino) e a Pavia.
LA BIOGRAFIA
C’è anche un libro, “Il difensore dei deboli”, edito da San Paolo e pubblicato quando Teresio Olivelli era ancora “Venerabile” e non Beato. Gli autori Renzo e Domenico Agasso ne tracciano la biografia. Stampato in copie limitate, è acquistabile contattando la sezione degli Alpini. Qui viene delinata l’esistenza dell’uomo dai primi anni fino al martirio nel lager di Hersbruck, il 17 gennaio 1945. L’Alpino Renzo De Candia ne riassume la vita. «Vissuto nell’epoca fascista – illustra – si è adoperato in prima persona ponendosi come unico scopo il prossimo e la Patria. L’aggressione alla Francia e le leggi razziali gli avevano fatto percepire i limiti dell’ideologia, messi a nudo con la disfatta di Russia dove, volontario con gli Alpini, si erse a guida morale dei suoi uomini che sostenne mettendo a rischio le sue possibilità di sopravvivenza. Seguono la nomina a rettore del collegio Ghislieri e la scelta di rimanere “con i suoi Alpini” l’8 settembre, con la condizione comune ai tanti soldati italiani deportati per il rifiuto di passare con i nazifascisti. Infine la fuga, voluta non per scappare o defilarsi ma per dedicarsi alla rinascita dell’Italia attraverso la Resistenza». «Operò – prosegue De Candia – per dare dignità e speranza al popolo italiano. Fondò un giornale, operò per coordinare le forze della Resistenza, si attivo per far scappare in Svizzera molti ebrei e prigionieri alleati. Fu arrestato, deportato di nuovo, ucciso in un campo di lavoro in Germania, rifiutando intercessioni e aiuti di persone importanti, immolandosi per stare con chi soffre. La sua peculiarità era la forza generata dalla carità e dall’amore: mai un gesto d’odio verso i nemici. Innumerevoli le testimonianze raccolte anche in tanti libri a lui dedicati da autorevoli suoi compagni di vita».
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