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09 Maggio 2025 - 10:47
Il suo modo umano, diretto, dolce e soprattutto apprezzatissimo di parlare di disabilità e di caregiver (una situazione che lui vive nella quotidianità) lo rende uno dei blogger più letti e apprezzati d’Italia. Francesco Cannadoro torna a Vigevano, città dove ha vissuto per tanti anni con la sua famiglia, per una conferenza del ciclo “Vigevano città di tutti”. A ingresso libero, sabato 10 maggio alle 10 lo si potrà trovare all'auditorium San Dionigi di Vigevano. L’evento è aperto a genitori, educatori, insegnanti, cittadini. «Mi è stato chiesto – chiarisce – di parlare di disabilità e tutto ciò che gli gira intorno. Porterò i miei due ultimi libri (“Come i bambini sotto il lenzuolo” e “Due come noi tre“) e, partendo da quelli, tratteremo l’argomento a 360 gradi. Il pubblico sarà chiamato a prendere parte alla discussione. Speriamo nasca un momento importante di condivisione e riflessione, quanto mai necessario».
Francesco Cannadoro è padre di Tommi e marito di Valentina. Ora vivono vicino a Riccione. Alla domanda «come state?», risponde «bene», semplicemente. «In Romagna si sta bene. Non avremmo potuto fare scelta migliore. Tommi cresce. Mi piacerebbe aggiungere “forte e sano” ma la verità è che è semplicemente stabile. Che comunque, per un bambino di undici anni con una condizione altamente degenerativa al quale erano stati pronosticati un paio di anni di vita al massimo, è tanta roba. E noi cresciamo con lui. Ad oggi, dopo aver capito come organizzarci all’interno del nostro micromondo, le difficoltà arrivano prevalentemente da fuori. La società non ancora pronta a capire e accogliere. I politici che si riempiono la bocca di cose che non conoscono. Alcuni nel 2025 rilasciano ancora interviste parlando di classi differenziali, come se fossimo ancora negli anni ‘70. Anzi, peggio, nei ‘40. Noi abbiamo trovato il nostro equilibrio e ce ne prendiamo cura al meglio delle nostre possibilità, ma viviamo in una società squilibrata e ignorante in materia di disabilità».
Molto probabilmente la divulgazione incessante di Cannadoro, e il suo stile amichevole e colloquiale, hanno aiutato tanti, negli anni, anche semplicemente a sentirsi meno soli. «Credo di sì – commenta – o probabilmente non avrei avuto le motivazioni per andare avanti. Ovviamente, il percorso è servito in primis a noi, per conoscere gente, situazioni, modi di essere, crescere come persone, ma i dieci anni di divulgazione serrata sono una storia a parte. Un binario parallelo, che ha vita propria. È la corrente che alimenta i treni che ci corrono sopra, è senza dubbio il riscontro oggettivo di quanto la fatica di stare continuamente sul pezzo porti poi a qualcosa di concreto. Quel tipo di riscontro lo abbiamo tutti i giorni direttamente dalle persone che ci seguono, o da chi viene a sentirmi dal vivo. Il mio modo di fare divulgazione è cambiato nella misura in cui è cambiato il mio ruolo. Ho smesso di essere un padre che si sfoga sui social e ho cominciato a far passare dei messaggi, e dovevo per forza di cose imparare a farlo nel modo più equilibrato possibile. Dico le stesse cose, ma prima di aprire bocca, conto fino a dieci per prendermi il tempo necessario a fare mente locale e dirle nel modo giusto. La qualità e l’accessibilità del messaggio sono più importanti dei miei sentimenti. Il che non significa che io non metta il cuore in quello che dico, ma se vuoi fare una cosa fatta bene e vuoi che arrivi a quante più persone possibili, secondo me devi fare una scelta comunicativa che poi ti rappresenti e sia coerente con quanto dici. Io ho scelto l’equilibrio».
Organizzato dalla cooperativa Accento in collaborazione col Comune, l’incontro è gratuito ma è necessaria la prenotazione rivolgendosi a Giulia Boffino: 348.7717184.
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