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Domenica alle 17

La storia di Carlo e Luigia: Mimmo Sorrentino leggerà in strada Sotterranea

Sarà proposto parte del copione sul fondatore dell'Informatore e sulla moglie, nell'ambito della mostra sugli 80 anni del nostro settimanale

Davide Maniaci

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dade.x@hotmail.it

22 Maggio 2025 - 16:48

La storia di Carlo e Luigia: Mimmo Sorrentino leggerà in strada Sotterranea

Lo spettacolo “La storia di Carlo e Luigia”: domenica 25 alle 17 ne verranno letti alcuni stralci nella strada sotterranea del castello di Vigevano, nell'ambito della mostra sugli 80 anni del nostro settimanale. “La storia di Carlo e Luigia”, spettacolo diretto da Mimmo Sorrentino, ha debuttato nel 2005, e racconta la storia di Carlo Natale, fondatore dell'Informatore, e della moglie Luigia Marchesi.

«Sono tre - chiarisce il regista - le condizioni che considero necessarie per la ripresa di uno spettacolo già prodotto. La prima: La storia deve essere bella e il pubblico deve riconoscersi in essa. Il consenso ricevuto quando la portammo in scena la prima volta fu tale da farmi ritenere che la storia è bella e che il pubblico possa riconoscersi in essa. La seconda: La lingua, cioè come viene raccontata. Ogni storia ha la sua lingua. Scrivere ad esempio per i vigili del fuoco è diverso che scrivere per gli alpini o per i detenuti o per dei giudici o per pazienti psichiatrici. Ogni contesto ha la sua lingua e per scriverla devi imparare a parlarla. Ho appreso la lingua de “La storia di Carlo e Luigia” da Margherita Natale, la loro figlia. L’ho appresa durante i molti incontri che ebbi con lei per la preparazione del testo. E’ una lingua vivace, che dice pane al pane e vino al vino, precisa, realistica, presente. La signora Natale mi raccontava la storia della sua infanzia e dei suoi genitori come se fosse lì davanti ai nostri occhi, presente. Che poi è la lingua che Carlo Natale usava nei suoi articoli giornalistici. E’ successo e succede come ti dico, puoi non condividere, ma ti dico che le cose stanno così, le ho viste, ho verificato ciò che mi è stato riferito ed è come mi è stato riferito. Hai altre proposte, bene. Ma intanto ti dico che le cose stanno come te le ho scritte. La terza condizione: la storia deve parlare a chi l’ascolta e dire qualcosa del nostro presente. Heidegger sostiene che la storia è l’avamposto del futuro. Questo suo assioma credo che oggi vada aggiornato perché guerre, cambiamenti climatici, esodi, pandemie, populismi, le cui conseguenze, come insegna la storia stessa, è nella guerra di tutti contro tutti, fanno suonare le campane a morte per il futuro. La storia quindi assume, a mio avviso, un altro compito. E’ la speranza del nostro presente. La storia ci fa sperare che l’inatteso, il sorprendente sia dietro la porta e pronto a bussare per darci una mano. La storia è la speranza. La speranza è l’essenza stessa della vita di Carlo e Luigia, perché queste due persone insegnano che la speranza non è una parola utopica, una credenza, ma qualcosa di concreto che si nutre d’amore, di coraggio, di visioni, di etica. Carlo e Luigia fanno dell’amore ciò che è proprio dell’amore ossia la cura dell’amato e dei figli che mettono al mondo. Carlo si oppone al fascismo durante il ventennio, gli fanno bere l’olio di ricino, e ai fascisti e nazisti durante la guerra rischiando la vita, sua moglie Luigia viene prese in ostaggio dai nazisti. Carlo immagina una casa editrice, un giornale, un’azienda e le realizza. Diventano benestanti e condividono il loro benessere restando ciò che erano dalla nascita, persone umili che si circondano di umili. Vivere onorando la vita che c’è stata data. E’ questo che alimenta la speranza, che la rende cosa concreta, tangibile e che riporta la storia, come sosteneva Haidegger ad avamposto del futuro. Ed è questo che Carlo e Luigia hanno vissuto. Non per insegnarlo, ma perché erano fatti così. E allora, allora la riproporremo al Cagnoni, ci auguriamo, sforzandoci come sempre di calarla nel teatro popolare di cui è fatto il nostro teatro».

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