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Sabato la presentazione
27 Giugno 2025 - 15:14
Sensibilità, romanticismo, speranza. La volontà di cambiare il finale di una storia vera e tragica, il suicidio di un amico. In questa trama infatti il protagonista cade anch’egli in depressione, ma riesce ad uscirne e cambia la propria vita. Una lettura estiva che, però, lascia il segno nella memoria. “Segnavento”, edito da Tabula Fati, è un romanzo di formazione. L’autore, il vigevanese Alberto Clementi, lo presenterà sabato 28 giugno alle 18 presso palazzo Merula. L’ingresso è libero. Clementi, 40 anni, dialogherà con Sara Brasca, vicepresidente dell’associazione Amici del teatro Cagnoni. Per lui, bancario di professione e laureato al master di Professioni e prodotti dell’editoria, è la terza pubblicazione.
Alberto Clementi
Il romanzo parla di Marco. Che, come precisa l’autore, non è un alter-ego. «Marco - chiarisce Clementi, per tutti “Cappy” - è un’anima in bilico, sospesa tra il grigiore dell’ufficio e le passioni sbadite della giovinezza. La sua vita scorre incolore, fino al giorno in cui il destino lo spinge oltre i confini della routine. Un trasferimento inaspettato diventa la prima onda di uno tsunami che lo strappa dall’apatia, trascinandolo in un viaggio di cui non possiede le mappe. Dalla frenesia della città al silenzio della Valsesia, Marco si rifugia in un esilio spontaneo e deliberato: un respiro profondo prima di riprendere il cammino. La bussola interiore lo guida poi nel cuore del Rinascimento, sulle tracce di un “angelo” dai capelli biondi a cui riconsegnare un libro smarrito. Ma il vento del cambiamento soffia forte e lo porta ancora più lontano, fino a New York, dove le luci pulsano al ritmo del Rock & Roll. Qui, tra note che rievocano sogni sepolti e strade che sussurrano promesse, Marco si misura con i fantasmi del passato e le vertigini del futuro. La musica, ritrovata e abbracciata, diventa il fil rouge della sua rinascita».
Un romanzo di passaggi e di confini, di amicizia e di amori, di ribellione e di sogni inseguiti con lo zaino in spalla e una chitarra tra le mani. Perché crescere non significa smettere di credere, ma trovare il coraggio di suonare la propria melodia nel frastuono del mondo.
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