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Vigevano, il libro

La grande epopea del Cascame

“Un Borgo operaio” verrà presentato in anteprima sabato 20 presso la chiesa parrocchiale

Davide Maniaci

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19 Settembre 2025 - 15:44

La grande epopea del Cascame
2025-09-20 14:00:00 2025-09-20 16:00:00 UTC La grande epopea del Cascame www.informatorevigevanese.it

In queste pagine si racconta la storia del Cascame, il rione più vasto e popoloso di Vigevano. Una piccola epopea locale che racconta l’ascesa del quartiere, con la grande filanda a fare da traino, e poi l’inesorabile declino con la chiusura, man mano, delle attività commerciali al dettaglio. Trent’anni fa via Matteotti aveva tre salumerie, adesso una sola.
S’intitola “Un Borgo operaio - Genti e fabbriche del Cascame di Vigevano” il volume edito da Effigie di Pavia. Sarà disponibile da fine ottobre (si prevede un incontro a tema il 25, nell’ambito del Fuori rassegna letteraria), anche se gli autori hanno deciso di presentarlo in anteprima già nel prossimo fine settimana. Sabato 20 settembre alle 16 la chiesa di San Giuseppe aprirà non per la messa, come al solito, ma per questa conferenza aperta a tutti ad ingresso libero. Forse è la prima volta in assoluto che lì si terrà un evento laico. Coordinati dal parroco, don Paolo Nagari, parleranno i cinque autori di quest’opera corale: Adriano Ballone, Filippo Caserio, Elena Gorini, Laura Nizzoli e Giuseppe Vullo. «Oltre 200 pagine – hanno spiegato in un incontro non aperto al pubblico, venerdì pomeriggio nella casa parrocchiale – in cui ci si chiede: “Cosa è rimasto?”».

Aiuteranno a capirlo anche persone che attualmente vivono il quartiere, le cui interviste sono proposte nelle pagine finali. Oltre allo stesso don Paolo ci saranno anche la professoressa Giovanna Montagna, dirigente dell’istituto comprensivo di viale Libertà, l’educatrice Erika Legnaro, il salumiere Flavio Tappa (l’ultimo, appunto), l’insegnante di danza Paola Zatti e un genitore che porta il figlio a scuola lì, il signor Andrea Gaggianesi. Completa il volume una bella carrellata di 200 foto che coprono quasi un secolo. «Non mancherà – hanno spiegato i relatori – materiale inedito anche di valore, come il diario scritto a penna del primo parroco, don Carlo Perotti. Ne verranno pubblicati ampi estratti che redasse dal 1934, anno in cui fu costituita la parrocchia, fino alla sua morte datata 1958».

La conferenza stampa di lunedì scorso. Al centro il parroco, don Nagari


Un progetto così ambizioso vede numerosi partner: ReteCultura, l’istituto comprensivo di Viale Libertà, la stessa parrocchia, il circolo Acli vigevanese “Dalmazio Verlich”. Si tratta, di fatto, della fase due del convegno del 20 aprile 2024, che festeggiava il novantenario della parrocchia e ne tirava le somme. Da lì, il desiderio di approfondire.

Ascesa e declino della fabbrica che ha dato il nome al quartiere

Adesso è un rudere in abbandono, la cui torre si vede da chilometri. Prima era una fabbrica fiorente e il rione le è letteralmente cresciuto intorno. Il libro “Un Borgo operaio” racconterà anche le vicende della Cascami Seta, legate a doppio filo al quartiere. «Il punto di partenza – hanno aggiunto i relatori – è dunque il villaggio operaio, tipologia di insediamento diffuso in tutta la pianura Padana». Nata nel 1898, capace di accogliere fino a mille operai e operaie, ha permesso per afflato operaio e non aziendale la crescita intorno a sé di una comunità. Le case di filanda ancora abitate ne sono una testimonianza straordinaria. «Le ricerche che il libro contiene – proseguono Adriano Ballone, Filippo Caserio, Elena Gorini, Laura Nizzoli e Giuseppe Vullo – costituiscono un primo, inedito, approfondimento nella realtà vigevanese di una questione che sembra essere scomparsa dal panorama storiografico italiano: l’inadgine rigorosa sulle reali procedure attraverso le quali si formano, nella materialità dell’esistenza, le culture, le aspirazioni, gli stili di vita operaia». Si scoprirà così l’aspetto non così noto di “Vigevano come capitale del settore tessile” soprattutto nella lavorazione dei bozzoli di scarto (i cascami, appunto) e di cosa è accaduto poi nel contesto sociale quando, a fine anni Ottanta, la fabbrica serrò i battenti.

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