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lo spettacolo
04 Dicembre 2025 - 17:17
L'attore Giacomo Poretti
C’è una Milano che non fa rumore, ma respira nelle pieghe della storia. Una Milano madre, severa e accogliente, come quelle figure decisive che incontriamo una sola volta e che per sempre ci cambiano lo sguardo. È da questo spirito che nasce “Uomini liberi. Ambrogio e Agostino a Milano”, lo spettacolo firmato da Luca Doninelli e Giacomo Poretti, con Poretti stesso in scena accompagnato dalla musica dal vivo del Mascoulisse Quartet.
L’appuntamento è per venerdì 5 dicembre, alle 20.30, nella cornice solenne del Duomo di Vigevano, a ingresso libero: un evento che somiglia più a un incontro che a una rappresentazione teatrale. Perché, prima di diventare giganti della storia, Ambrogio e Agostino furono due uomini inquieti, stranieri, che si cercarono e si riconobbero. Da quella scintilla nacque un destino che ancora oggi parla alle nostre domande più intime. Doninelli tesse le parole, Poretti le abita con la sua capacità rara di raccontare l’inquietudine e la grazia senza mai appesantire il passo.
Sullo sfondo emerge una Milano che non è soltanto luogo, ma personaggio: una città che costringe a crescere, che interroga, che spinge ciascuno a confrontarsi con il proprio talento e a comprenderne il senso più vero. Ambrogio, vescovo venuto dalla Germania, insieme politico e pastore; Agostino, insegnante di retorica africano, gentile e irrequieto, in fuga da se stesso. Due forestieri e, allo stesso tempo, profondamente milanesi in quel loro bisogno di trovare una direzione dentro la grande fucina urbana.
Lo spettacolo è prodotto da Teatro de Gli Incamminati, in collaborazione con deSidera Bergamo Festival e con il sostegno del progetto “Sacro e Teatro”. La realizzazione è resa possibile dal contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e dalla promozione della Diocesi di Vigevano, con il patrocinio della Basilica di Santa Maria Maggiore di Lomello, nel suo millenario cammino, e del progetto nazionale dei pellegrinaggi.
Più che un evento, “Uomini liberi” è un dono: un’occasione per fermarsi, respirare, ritrovarsi. Perché la libertà – suggerisce la voce della scena – non è mai una conquista rumorosa, ma un gesto silenzioso di riconoscimento: capire chi siamo davvero e quali incontri hanno cambiato la nostra strada. Il 5 dicembre, la Cattedrale diventerà un porto. E forse, per una sera, saremo tutti un po’ Ambrogio e un po’ Agostino: stranieri, viandanti, eppure sorprendentemente a casa.
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