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Vigevano: arriva "l'arte giudiziaria"

Il pittore che dipinge i processi

Andrea Spinelli, 33 anni, è il primo in Italia a immortalare coi suoi acquerelli le fasi più drammatiche in Corte d'assise

Davide Maniaci

Email:

dade.x@hotmail.it

03 Novembre 2023 - 15:30

L'artista che dipinge i processi

(foto di Andrea Cherchi)

Si chiama “illustrazione giudiziaria”: lui fa i ritratti durante i processi. Si tratta di un’usanza diffusa negli Stati Uniti e non qui, ancora. Andrea Spinelli, vigevanese, 33 anni, è il primo a farlo in Italia. Un linguaggio alternativo, meno crudo rispetto alla fotografia secca. Prima Spinelli, illustratore di professione, studi al liceo artistico, dipingeva sotto al palco, nei concerti. Sono più di 500 gli acquerelli realizzati mentre le rockstar si esibivano. Da circa un anno ritrae le udienze in tempo reale.

«Sono un illustratore e live painter professionista. Il live painting è l’arte di dipingere dal vivo durante eventi e concerti: infatti, negli ultimi otto anni mi sono ritrovato a ritrarre dal vivo più di 500 concerti sottopalco. La mia formazione passa dal liceo artistico dove imparo le basi del disegno e poi continua, come autodidatta, attraverso un percorso di ricerca personale durante il quale imparo l’acquerello, tecnica che tuttora prediligo. Negli ultimi anni, assieme all’Orchestra dei Colli Morenici di Mantova, portiamo per le piazze ed i teatri italiani un concerto dove riproponiamo i più grandi successi del maestro Ennio Morricone, accompagnati da visual che dipingo dal vivo in digitale, proiettati sullo sfondo del palco. Nel settembre 2022 ho portato il live painting per la prima volta in Italia nelle aule di tribunale, ritraendo ciò che accade in tempo reale durante le udienze (come in USA). La mia arte è sempre stata fortemente influenzata dalla musica. In particolare, a Vigevano ho fondato i La Nuit, rock band della quale ero batterista e co-fondatore con Marco Mangone (ora chitarrista dei LED). Quando nacque il progetto io andavo ancora alle scuole superiori; misi un annuncio sul sito MercatinoMusicale, attraverso il quale conobbi appunto Marco che abitava a Gambolò. Decidemmo così di fare una prova al Soundcheck (ora La Room) e ci troviamo subito in sintonia poiché ascoltavamo la stessa musica: Afterhours, Verdena, Il Teatro Degli Orrori, post rock e rock alternativo italiano. Ben presto al progetto si aggiunsero Giulio De Busti alla voce e Pietro Ferrari al basso (poi sostituito da Marco Aprigliano). Riscuotemmo un buon successo nella provincia e anche nel milanese, poi però le nostre strade si divisero e io decisi di proseguire nella musica ma come pittore. Iniziai infatti a posizionarmi sotto palco a vari concerti e a ritrarre dal vivo i musicisti mentre suonavano. Paradossalmente questa attività mi aprì ancora più porte nel mondo della musica, fino ad arrivare a realtà importanti come il Primo Maggio di Roma, il Mei di Faenza, CasaSanremo e l’Uno Maggio di Taranto. Inoltre, con la collaborazione del videomaker vigevanese Lorenzo Ferrari, ho realizzato interamente ad acquerello il videoclip animato di “Piazza Grande” di Tosca».

«Ciò che vivo come disegnatore all’interno dei processi, in particolare in Corte d’Assise - ricorda - ovvero la sezione che si occupa dei casi più gravi ed efferati, è già qualcosa di impagabile: sono esperienze che nutrono il mio senso civico, la mia cultura giuridica e le mie capacità empatiche oltre che artistiche. Inoltre, le illustrazioni che realizzo durante le udienze e che termino in loco, spesso vengono acquistate dalle parti del processo come i giudici e gli avvocati, come testimonianza e ricordo del loro operato. La convenzione che la Presidenza del Tribunale di Milano ha chiesto di redigere all’Ordine degli Avvocati di Milano permetterà di ufficializzare questa pratica e di renderla uno strumento utilizzabile dalle parti del processo. Si tratta di un linguaggio alternativo e meno crudo che serve a riportare visivamente ciò che accade nelle aule durante i processi, specialmente quelli più delicati. È quindi un’alternativa alle riprese foto e video, filtrata dalla sensibilità e dalla capacità di sintesi di un artista. Inoltre, questo è un aspetto molto interessante per le testate giornalistiche stesse che si possono avvalere di uno strumento narrativo estremamente potente ed espressivo come quello dell’illustrazione».

Foto di Lorenzo Ferrari

«Negli Stati Uniti - aggiunge - l’illustrazione giudiziaria, che lì chiamano courtroom sketching, è una vera e propria tradizione che risale ai tempi dei processi alle streghe di Salem (e probabilmente ancora prima). In America, come in altri paesi del mondo, non si tratta di solo di rappresentazioni artistiche: questa attività è una vera e propria alternativa alle riprese video-fotografiche, se non addirittura un diretto sostituto. Infatti, in molti Paesi vige ancora il divieto di riprendere con mezzi televisivi ciò che accade nelle aule dei tribunali. L’estate scorsa mi trovavo a guardare un documentario crime sul caso delle Bestie di Satana, e all’improvviso mi è venuta in mente una frase che spesso le persone mi dicevano ai concerti: “Sai che mi ricordi quei disegnatori che nei film americani disegnano durante i processi?”. Di lì poco ho scritto una semplice mail al Presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia che mi ha invitato a contattarlo qualora io volessi realizzare una sperimentazione al Tribunale di Milano».

Quale il processo più duro, quale quello più 'farsa', quale ti ha colpito di più, a quale sei più affezionato? 
 
«Il processo del quale ho un ricordo più intenso è il primo che ho seguito, sempre in Corte d’Assise, che vedeva imputata una donna per aver ucciso il proprio marito durante una lezione di guida. Il processo si concluse con una condanna all’ergastolo in primo grado; oltre all’impatto dovuto al fatto che si trattava della mia prima esperienza di illustratore giudiziario, il dibattimento è stato molto interessante ed ha avuto dei momenti piuttosto toccanti: una testimone pianse in preda al panico e l’imputata, allontanandosi dal banco dei testimoni, rivendicava in lacrime la sua innocenza. Più recentemente, ho iniziato a seguire il processo ad Alessia Pifferi (la giovane donna accusata di aver procurato la morte della sua bimba di un anno e mezzo, dopo averla abbandonata sei giorni in casa da sola). Di questo processo mi ha colpito la presenza mediatica alle udienze e il dibattimento, tuttora in corso, circa le facoltà mentali dell’imputata. Un altro processo che seguo, invece, riguarda una donna imputata per aver ucciso la propria madre e averne poi depezzato il cadavere, conservandolo nella vasca da bagno per mesi. Riguardo quest’ultimo caso, sono rimasto colpito dall’apparente fragilità dell’imputata e dalle fotografie della scientifica che sono state proiettate in aula: per dovere di cronaca le ho disegnate ma ho deciso poi di non pubblicarne i disegni, per rispetto nei confronti della vittima. Credo che il mio lavoro trovi un’utilità anche in questo: saper privilegiare ciò che è informativo e tralasciare l’inutile voyeurismo».

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