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Lo studio
27 Gennaio 2024 - 17:49
«Non c’è più religione». Un modo di dire, un dato di fatto: crescono con valori significativi i numeri degli studenti che scelgono di non avvalersi delle ore di insegnamento della religione cattolica nelle scuole. Poco importa che spesso i docenti affrontino temi di attualità in senso lato, come questioni etiche, senza fare puro catechismo. La “fuga”, con gli studenti che scelgono le attività alternative che ogni scuola deve prevedere, è importante e vede nelle scuole pubbliche di Vigevano quasi un alunno su tre che dice «No».
Sono stati presi in esame tutti gli istituti comprensivi pubblici vigevanesi. La percentuale totale media degli scolari che durante l’ora di religione fanno altro ammonta al 32,44%. Cifre abbastanza uniformi, con alcune curiosità. All’istituto tecnico Casale, ad esempio, ben 417 studenti su 844 escono dalla classe quando entra il prof. di religione. Si tratta del 49,40%. Un dato enorme. Al contrario nella piccola scuola primaria Ada Negri, l’unica rimasta in una frazione (i Piccolini), solo in 13 su 77, il 13,40%, disertano. Il plesso fa parte dell’istituto comprensivo di via Valletta Fogliano. Riguardo le superiori, il liceo Cairoli è il più conservatore (279 no, 851 sì). Il Caramuel è circa in media, 35,94 % di contrari all’ora di religione, anche se colpiscono i dati del Castoldi e Roncalli: rispettivamente 68 sì e 64 no, 77 sì e 73 no. Di fatto, un alunno su due. Scuole medie: al Bussi il 38,44% degli alunni non frequenta questa lezione. Sono “solo” il 30,43% al Besozzi. Riguardo le elementari, con l’eccezione della Negri, si va dal 20,44% di “assenteisti” (si fa per dire) alla Don Milani, tra i plessi con più iscritti, al 44,13% dell’Anna Botto. Impossibile tracciare, però, un grafico che tenga conto anche delle motivazioni, che potrebbero essere certamente culturali. Sembra chiaro che più si va in alto con l’età, più lo scolaro ha i mezzi per decidere. Alle elementari quasi certamente no. I numeri delle scuole maggiormente frequentate da bambini di altre confessioni certamente influiscono.
«Per me – commenta Pietro Chierichetti, dirigente scolastico dell’istutto comprensivo di via Anna Botto – la religione è un elemento culturalmente significativo: rappresenta sicuramente un’opportunità di comprensione di tante altre dimensioni: se non ci sono pregiudiziali di tipo confessionale (cioè soggetti di altre confessioni) rimane una dimensione arricchente e spingo sempre i docenti a una didattica coinvolgente e accogliente».
Pietro Chierichetti
A MORTARA L'OMODEO SUPERA IL 50 %
Sono molto variegati i dati di frequenza dell’ora di religione cattolica in Lomellina. Partendo dalle superiori, all’Omodeo di Mortara la rifiuta il 28,64% al liceo, dato che vola al 52,80% per l’indirizzo tecnico, mentre al Pollini è il 34,02%. In tutti i casi i docenti sono laici e non sono organizzate ore di lezioni alternative: gli allievi entrano dopo o escono prima, se hanno religione alla prima o ultima ora, oppure la scuola mette a loro disposizione un’aula per lo studio libero o assistito da un docente. Restando a Mortara, alla scuola dell’infanzia statale non fa religione il 34,69% degli alunni, dato che scende al 30,40% alla primaria e sale al 45,62% alla media. Dati ben diversi a Gambolò, dove chi rifiuta l’ora di religione è solo il 3,26% all’infanzia, il 4,75% alla primaria e il 10,90% alla media. A Garlasco le percentuali sono 18,70% all’infanzia, 8,61% alla primaria e 20,99% alla media, a Cilavegna abbiamo rispettivamente 12,61%, 14,85% e 18,03%. Particolare la situazione a Cassolnovo: alla scuola d’infanzia del paese non frequenta religione il 18,75%, dato che crolla al 4,35% a quella di Molino del Conte, poi la primaria è al 14,85% e la media al 15,25%.
IL COMMENTO
Sul centinaio di insegnanti di religione della Diocesi di Vigevano, solo tre sono sacerdoti: don Paolo Butta, don Arsène Mpole e don Riccardo Campari, anche direttore dell’Ufficio scuola diocesano. In più, due suore. Solo 7 sono docenti di ruolo, dopo il concorso del 2004. «Senza essere drammatici per niente – è il commento di don Campari – ritengo che il motivo per cui in tanti non facciano religione sia da ricondurre alla prima o all’ultima ora: chi può esce prima, o entra dopo. Senza invece voler mimimizzare, e tenendo conto delle altre fedi, credo che non sarebbe male una riflessione su come coinvolgere nella didattica anche chi cristiano non è».
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