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Il caso

Banda Santa Cecilia, la musica è finita?

Il complesso storico di vigevano, ultracentenario, annaspa per la mancanza di forze fresche e rischia di dover chiudere

Davide Maniaci

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dade.x@hotmail.it

14 Luglio 2024 - 16:30

Banda Santa Cecilia, la musica è finita?

Sono in 19, dovrebbero essere almeno una trentina. E soprattutto mancano i ragazzi. Il futuro è fosco per la banda musicale Santa Cecilia di Vigevano, 111 anni di storia, l’unica rimasta in città, che adesso balbetta per via del mancato ricambio intergenerazionale. Sempre meno suonatori, sempre meno eventi. L’ultima testimonianza di questa fatica è stata la festa della musica a giugno: presentando l’iniziativa veniva sottolineato proprio «il rischio di estinzione per la difficoltà di coinvolgere giovani musicisti, i quali da un lato avrebbero la possibilità di accedere con regolarità alla musica d’insieme e dall’altro porterebbero un contributo moderno, pur salvaguardando le tradizioni». Un tempo nella banda c’era chiunque, dal tredicenne all’anziano. Sono nate amicizie, discordie e pure amori (anche se nessuna bambina risulta essere mai stata chiamata Cecilia in onore al complesso), ne hanno fatto parte nonni padri e nipoti contemporaneamente. Ora la più giovane ha 27 anni, e comunque sono pochi anche i quarantenni. Età media alta. Ogni tanto qualcuno, proprio per motivi anagrafici, abbandona.

Il vicepresidente Emanuele Costa

«Dopo la pandemia – spiega amareggiato il vicepresidente Emanuele Costa che ha 59 anni e fa parte della Santa Cecilia da 46 – è cambiato tutto, perché ha portato negatività. O forse è solo una scusa: anni fa avevamo in ballo alcuni progetti con la Fondazione Piacenza e Vigevano, c’era una junior band. Tutto dissolto. Ci stiamo interrogando su quanto facciamo per coinvolgere le nuove generazioni per convincerli del fatto che suonare sia anche un bel viatico per l’aggregazione. Siamo, infatti, gli ultimi in città a proporre musica d’insieme». Alla domanda su come vede i prossimi anni, Costa risponde tranchant. «Non li vedo». «Appariamo forse troppo “vecchi” – prosegue – e magari a un ragazzino sembra anacronistico pensare di far parte di questa banda che partecipa a ricorrenze civili (25 Aprile, 2 Giugno) e a qualche cerimonia religiosa». Prima, nella vecchia sede all’interno degli spazi della parrocchia Immacolata, la Santa Cecilia era anche una vera e propria scuola. Si imparava a suonare. Adesso vengono fornite nozioni e approfondimenti ma senza un progetto organico in tal senso. Motivi di budget.

«Gli attuali spazi all’interno della scuola elementare Vidari che il Comune ci concede in comodato d’uso – così Costa – vanno gestiti. Dobbiamo pagare le utenze. Serve una manutenzione continua degli strumenti. Per forza di cose dobbiamo autofinanziarci. Occorrono pura passione e un minimo di sacrificio». E intanto la formazione si assottiglia. I giovani amano la musica, eccome, e molti cercano anche di imparare a suonare. Sembra essere proprio il concetto di «banda» a non avere più appeal. Bisognerà lavorare su questo. Lo scopo è la sopravvivenza di questa istituzione storica, fondata da don Aurelio Perotti, che all’inizio era una fanfara, cioè composta da soli ottoni. Il Dopoguerra, con la rinnovata vitalità economica e demografica, ne ha permesso l’evoluzione. Ai tempi le bande in città erano addirittura tre: la Santa Cecilia, la civica e quella in seno all’istituto Negrone. Adesso è una. Nei prossimi decenni chissà.

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