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L'esordio
02 Agosto 2025 - 09:00
Un titolo crudo, “Speriamo che non mi incazzo”, una foto in copertina dell’autore che alza il dito medio come gesto liberatorio e una premessa che richiama nome ed intenti del libro. «La meravigliosa opportunità di incazzarsi per tutto, perché se ci pensi tutto fa incazzare». Si presenta così Alessandro Cargnoni, vigevanese, che in copertina si firma “Ale” e che per la sua opera prima richiama il ben più famoso “Io speriamo che me la cavo”. Il volume è uscito a metà luglio per Amazon Italia.
«In realtà - chiarisce l’autore, dotato di un indubbio senso dell’ironia - non mi sono minimamente ispirato al libro di Marcello D’Orta, perché non c’entra assolutamente nulla. La mia è un’opera trash». Sfogliando, si nota questo elenco di 1001 cose che, secondo Cargnoni, 51 anni, «farebbero arrabbiare chiunque». La più clamorosa è l’ultima, la milleunesima, che ovviamente non si può rivelare. Ma ce ne sono altre mille. «Tipo i rovinafamiglia moderni: i mental coach. Ecco, loro non li sopporto». «Oppure le liste d’attesa nella sanità pubblica. Mamma che fastidio!». E in effetti, soprattutto su quest’ultima, è impossibile non essere d’accordo. Basta saperci ridere su.
“Ale” Cergnoni
«Di fatto - prosegue l’autore, fisioterapista e speaker radiofonico - si tratta di una lunghissima provocazione. Finora non ho ricevuto recensioni negative. Qualcuno addirittura paragonava “Speriamo che non mi incazzo” all’Ulisse di Joyce. Follia». Per aggiungere una macchia di surreale a questa pubblicazione già improbabile di per sé, basta specificare questo: Cargnoni aveva detto in giro di aver pubblicato un libro con lo stesso titolo. Lo cercavano, ma non c’era. Ovvio, non esisteva ancora. E allora lo ha scritto davvero...
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