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In provincia di Ferrara

Comacchio, la Venezia emiliana. Ponti, canali, vecchi porticati, nebbia, silenzio. Si va alla riscoperta di un borgo storico

E qui si mangia la regina della laguna, l'anguilla: grigliata, marinata, affumicata, e c'è anche un panino brevettato

Davide Maniaci

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dade.x@hotmail.it

15 Aprile 2023 - 17:59

Comacchio, la Venezia emiliana. Ponti, canali, vecchi porticati, nebbia, silenzio. Si va alla riscoperta di un borgo storico

Canali silenziosi, ponti, vecchi porticati dimenticati sotto i quali non passa nessuno. Non è Venezia perché non ci sono le gondole e l’accento è diverso, ma anche qui l’atmosfera è decadente, malinconicissima. Bisogna immaginarla con la nebbia, d’inverno. Odore di pesce. Il freddo pungente, nessuno in giro e la penombra.

L’atmosfera è quella pura della campagna della pianura Padana, via via verso il Po, lontano da tutto. Comacchio accoglie così, con un’unica strada che attraversa campi, stagni, allevamenti d’anguille, a mezz’ora da Ferrara. Girare le vie coperte da ciottolato vuole di per sé qualche ora, ma ha senso indugiare e prendersela con calma. I ritmi sono lenti come lo scorrere dell’acqua del fiume.

L’itinerario ideale è quello proposto dal portale web Emilia Romagna turismo. «Dal ponte degli Sbirri si gode la vista più bella: da una parte l’antico ospedale degli infermi e dall’altra l’ottocentesco palazzo Bellini e il celebre Trepponti, simbolo di Comacchio. Dal porticato dei Cappuccini, che conduce al santuario di Santa Maria in Aula Regia si accede all'antica Manifattura dei Marinati, perfettamente ristrutturata e tornata in funzione, dove è possibile visitare la “Sala dei fuochi”, con 12 camini per la cottura allo spiedo delle anguille prima della marinatura. Testimonianza dell’attività marinara è l’Antica pescheria, un bellissimo edificio del XVII secolo, oggi sede del mercato giornaliero del pescato. Edifici storici di rilievo sono poi l'antica cattedrale di San Cassiano, la Loggia del Grano e la torre dell’Orologio. Per chi ama l’archeologia, imperdibile il museo Delta Antico, che trova spazio nell'imponente architettura neoclassica del settecentesco Ospedale degli Infermi (1771- 1784), e contiene un ricco patrimonio di beni archeologici provenienti dal territorio, dalle prime testimonianze di epoca protostorica sino al medioevo. Nel museo è stato trasferito, con un nuovo suggestivo allestimento, il prezioso carico della nave romana di Comacchio, un'autentica Pompei del mare che è uno spaccato del mondo globalizzato dell'impero romano. Nel tardo pomeriggio, quando il tramonto si colora di effetti straordinari, il sito naturalistico delle Valli di Comacchio, a sud del centro storico, presenta un ambiente di grande fascino. Un percorso storico in motonave consente di cogliere i tempi della valle attraverso i casoni e le tabarre, i lavorieri (le trappole per la "cattura" del pesce) gli attrezzi del mestiere, e una vegetazione incredibile. Di particolare attrattiva sono le attività di birdwatching. Su invito della Lipu, Comacchio è infatti divenuta città del birdwatching».

Forse il punto di maggior fascino, proprio per l’atmosfera autentica da “bei tempi andati”, è proprio il porticato dei Cappuccini. Lontano dai canali, in una zona da edifici di cortile, proletari, dove i gatti scorrazzano liberi perché di auto ne passano poche, è l'ultima delle grandi costruzioni realizzate nella prima metà del Seicento. Essa conclude la stagione che ha fissato definitivamente la "forma urbis" di Comacchio. Realizzato tra la fine del 1647 e la primavera successiva è una «strada coperta da un lungo ordine di portici che difendono i passeggeri dalla Tramontana». L'estremità occidentale dell'abitato, ove si trova il santuario dei Cappuccini, era infatti un luogo isolato, totalmente aperto alle valli, privo di abitato, impraticabile d'estate per il caldo e d'inverno per i freddi venti. Si tratta di uno spettacolare intervento urbanistico che ha raddoppiato visivamente l'estensione della città, con un effetto accentuato dal riflesso sull'acqua dei canali.

L'ANGUILLA DI COMACCHIO

E poi c’è l’anguilla. Prelibatezza non per tutti e regina incontrastata di Comacchio, un paese che è anche un tempio gastronomico. Perché bisogna trovarla altrove una paninoteca che ha addirittura brevettato un panino, quello con l’anguilla marinata. Il condimento è minimale. Radicchio, e stop, oltre alla protagonista indiscussa. Alla Bottega di Comacchio c’è sempre la fila. Trascurando i turisti chiassosi che ordinano cose che non c’entrano niente (e che sono in menù proprio per accontentarli), qui si trova la sintesi della cucina della città e in generale del territorio ferrarese. Da bere, vino sincero a qualche euro al calice.

Zona centralissima: un canale, i Trepponti sullo sfondo e dall’altra parte alcune viuzze solitarie. Due tavoli fuori, chi arriva prima se li piglia, un bancone che dà sull’esterno e un altro affianco dove ritirare l’ordine. Si prende il numerino. Se non c’è posto, mangi in piedi o ti siedi sugli scalini del ponticello vicino. Lasciando perdere ancora i turisti chiassosi e sprovveduti che prendono il panino al cotto perché «l’anguilla non mi piace, anzi non l’ho mai mangiata ma di sicuro non mi piace», ci sono due sentieri distinti. Il primo è la terra: nel Ferrarese mangiano la salama da sugo. Il principio è simile al cotechino. Tagli di seconda scelta come lingua e fegato del maiale insieme ai ritagli delle carni magre per fare il prosciutto, insaccati e bolliti a lungo. Qui viene servito con la piadina. Mangiarlo significa capire il territorio. Salama, perché effettivamente sembra salame sgranato. “Da sugo” perché dopo la cottura, aprendo l’insaccato esce questa puccia dal colore intenso che sarebbe peccato mortale sprecare.

Poi c’è l’anguilla, la cui sagra è per tre weekend tra settembre e ottobre. Non economica, ma del resto la lavorano quasi solo qui. Due versioni, quella marinata (addirittura brevettata nel formato-sandwich) e quella affumicata. La consistenza è quella di un pesce grasso trattato in modo particolare. Gommosa, ma saporitissima. Un gusto antico, intenso. Quel sentore salmastro, di laguna, di pescatori, di quando non c’era niente. Ora per fortuna c’è tutto, e quando si capisce come valorizzarlo diventa anche l’eccellenza. In Italia va così. Le botteghe in cui l’anguilla nel barattolo o nella latta, marinata, si può portare a casa si susseguono nelle vie principali. Si possono comprare anche la salama, o i cappellacci di zucca, o i dolci. L’alternativa è sedersi al ristorante per assaggiare la cucina di laguna. Anguilla (ovviamente) servita anche alla brace, col grasso sciolto che dà il sapore, e frutti di mare di ogni tipo a chilometro zero. Un locale buono è Da Melixa.

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