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camminata artistica
01 Luglio 2023 - 22:45
Bisogna cercarli, camminare col naso all’insù attenti a non sbattere contro i lampioni, capire l’importanza di testimonianze elegantissime, dalle potenzialità enormi. Cosa sarebbe ad esempio Barcellona senza gli edifici liberty, che lì chiamano “modernismo”? Sarebbe una città con un bel centro storico medievale un po’ pericoloso di sera, un quartiere bohémienne e multietnico (Raval), un parco raggiungibile con teleferica (Montjuïc) e un mercato via via più fighetto dove mangiare a caro prezzo. Non certo quel trionfo di cose città più visitate del mondo.
Cosa sarebbe Milano senza il liberty? Più o meno la stessa città, siccome in pochi sanno che girando per le vie del centro esistono citofoni a forma di orecchio, statue alte metri agli ingressi dei condomìni eleganti, cancelli elaboratissimi di ferro battuto, pareti decorate di ceramica. Il tour alla scoperta del “liberty milanese” deve essere a piedi, per forza di cose, in una giornata di sole ma non troppo calda. Uno di quei bei pomeriggi con la luce pallida. Si parte da piazza Duomo e se si tira dritto, in corso Vittorio Emanuele II puntando la Rinascente. Si cerca l’ex hotel Trianon, poi diventato palazzo della Società Reale Mutua di Assicurazioni. Il nome dello slargo è tutto un programma, “piazza del Liberty”.
Piazza del Liberty
Un’occhiata al volo, una foto a tutto quello sfarzo candido, prima di puntare verso la zona di porta Venezia. Lì, insieme alle vie tra Conciliazione e Cadorna, si concentra tutto. In via Frisi c’è il Dumont, il primo cinema della città datato 1902. Decorazioni floreali per un edificio che ora è anche biblioteca.
L'ex cinema Dumont
Poco lontano ecco la tappa forse più suggestiva di tutte, in via Malpighi 3. Casa Galimberti è stata costruita tra il 1902 e il 1905 su progetto dell’architetto Giovan Battista Bossi che, per l’elegante facciata, alterna ferro battuto intrecciato e motivi floreali. Impossibile non rimanere estasiati dall’armonia delle decorazioni. La particolarità è che la facciata è rivestita di piastrelle dipinte che, come in un mosaico, danno vita a sinuose figure femminili e maschili in un intreccio di piante rampicanti.
Casa Galimberti
Di fronte c’è casa Guazzoni, costruita anch’essa dal Bossi, ma con una rilevante diversità decorativa. Qui, infatti, l’effetto cromatico viene sostituito da un chiaroscuro ottenuto dalle molteplici decorazioni in cemento e ferro presenti nei balconi e nell’in- tera facciata.
Casa Guazzoni
Uscendo dalla metropolitana di porta Venezia, in piazza Oberdan, lateralmente, si scopre l’Albergo Diurno, gioiello dell’Art Decò milanese sconosciuto ai più. Lo descrive la giornalista Chiara Stinson per il portale web Partodamilano. «Si tratta di un elegante spazio con bagni pubblici, terme, barbieri e parrucchieri e raffinati saloni per la cura della persona in cui viaggiatori e cittadini avevano la possibilità di rigenerarsi dopo un viaggio o una faticosa giornata di lavoro. L’Albergo Diurno, progettato dell’architetto Portaluppi, viene inaugurato nel 1925, periodo in cui le case non disponevano di adeguati servizi. Oggi è un luogo avvolto dalla malinconia, ma ancora capace di far riaffiorare lo splendore della Belle Époque milanese. È affidato in concessione al Fai e può esser visitato in occasione delle Giornate Fai o di aperture speciali».
Albergo Diurno
Sempre nei pressi, in via Cappuccini, c’è palazzo Berri-Meregalli con la sua incredibile facciata ad angolo. Ancora Stinson: «Edificato tra il 1913 e 1915 da Giulio Ulisse Arata, in esso si riuniscono diversi stili architettonici: se gli affreschi, i ferri battuti e i motivi floreali sono propri del liberty, i muri massicci e gli archi rimandano allo stile romanico, mentre le statue gargoyle gli donano quell’atmosfera cupa tipica del gotico. È curioso notare che Arata, in quel periodo, era contrario al liberty e si dichiarava contento di aver contribuito al suo superamento».
Palazzo Berri-Meregalli
Dal serissimo di casa Berri-Meregalli al gioco, quasi alla burla, di casa Sola-Busca, detta familiarmente “ca’ dell’Oreggia”. La casa dell’Orecchio al civico 10 di via Serbelloni. L’autore è Adolfo Wild che ebbe l’idea di sostituire il citofono per mettere in contatto l’esterno del palazzo con la portineria.
Il citofono di casa Sola-Busca
Infine, non dimenticabile è casa Campanini, l’abitazione dell’architetto Alfredo Campanini, da lui stesso progettata. Le due cariatidi dello scultore Michele Vedani poste all’ingresso, il cancello in ferro battuto abbellito con motivi floreali e le decorazioni sinuose rendono casa Campanini un gioiello tutto da scoprire. I motivi liberty sono presenti anche all’interno del palazzo, ricco di fregi, affreschi e vetri policromi, nonché negli arredi. Come fare a vederli? Provate a chiedere al portiere...
Casa Campanini
Un tour del liberty di porta Venezia
La zona Magenta, tra Conciliazione e il parco Sempione, offre altre meraviglie. Il castello Cova è il più famoso e iconico, anche perché passaggio obbligato presso la chiesa di Sant’Ambrogio. Uno stile neomedievale che lo rende assimilabile solo parzialmente al liberty, più per l’epoca della costruzione (fu ultimato nel 1915) che per l’aspetto.
Castello Cova
Ciò che invece colpisce del villino Maria Luisa in via Tamburini è la facciata: riproduce, con una tecnica a mosaico ispirata al neogotico, uno splendido cielo stellato.
Villino Maria Luisa
Se casa Donzelli in via Torquato Tasso colpisce perché un busto dello scrittore “interrompe” una porta-finestra, casa Dugnani (via Saffi) è uno dei simboli del liberty. Nei primi due piani si possono osservare un bugnato liscio in cemento, finestre con cornici curvilinee e un fregio con motivi floreali. Invece il terzo piano è realizzato in cotto a vista, un elemento tipico dell’architettura padana. Questo contrasta molto con l’ultimo piano, decorato con piastrelle di ceramiche raffiguranti dei girasoli.
Casa Donzelli
Casa Dugnani
Perfino l'acquario di Milano, modesto dal punto di vista della fauna esposta, è ospitato in un bell'edificio liberty all'interno del parco Sempione. Costruito per l'Esposizione universale del 1906 (l'Expo), fu l'unico edificio a non essere poi smantellato.
L'Acquario di Milano
Il tour del liberty milanese in zona Magenta
Il nostro tour termina da tutt’altra parte, presso viale Umbria, zona residenziale e non così vicina al centro. All’interno del parco Vittorio Formentano si trova un edificio. Si chiama semplicemente “palazzina Liberty”. Dal 1994 l'Orchestra da Camera Milano Classica vi svolge la propria stagione concertistica. Prima era parte del mercato ortofrutticolo. Ampie vetrate, facciata in classico stile art nouveau e motivi decorativi interni delle piastrelle in ceramica. Anni fa era stata intitolata a Dario Fo e Franca Rame. Ora è chiusa e preda dei vandali. Ce ne sarebbe da dire a riguardo. Necessariamente, questa è un’altra storia.
La "palazzina liberty"
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