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ITINERARI ALL'ARIA APERTA
28 Luglio 2023 - 20:00
La seconda tappa lomellina da Robbio a Mortara è breve. Si attraversa la campagna, su strade sterrate nella prima parte e su tratti erbosi nella zona di Madonna del Campo. «I tratti in banchina – spiegano dal sito dell’associazione che promuove il percorso della Via Francigena – si svolgono su strade generalmente poco trafficate». Tra i punti più critici, i pellegrini segnalano l’attraversamento del ponte sul torrente Agogna, e in uscita da Nicorvo. Si ricorda che al di fuori dei centri abitati non è possibile rifornirsi d’acqua. Il punto di arrivo della seconda tappa è fissato alla stazione ferroviaria di Mortara. Tutte le mappe e gli itinerari sono scaricabili anche su smartphone.
La chiesa di San Pietro a Robbio

È un gioiello d’arte romanica la chiesetta di San Pietro a Robbio, luogo da cui parte la seconda tappa lomellina della Francigena. «Restaurata e riportata al suo primitivo aspetto architettonico nel 1960 – è spiegato sul sito del Comune – si presenta ora bellissima e perfetta nella nobiltà del suo disegno millenario. Viene datata 1125-1150. Opera delle mani esperte delle maestranze lombarde operanti nella padania nord-occidentale, trova qui la sua espressione migliore anche se il campanile è stato elevato posteriormente. Preziosi sono il cotto del portale e gli affreschi dell’interno che, sparsi sulle superfici dei pilastri e del catino absidale, ci offrono una melodiosa e colorita visione delle più significative scene evangeliche e immagini di santi, il cui culto era localmente molto diffuso. Riconoscibile nella semicalotta centrale, in mandorla, il Cristo Salvatore attorniato dai simboli dei 4 evangelisti e scene sacre, la cosiddetta “bibbia dei poveri”, per una facile lettura pedagogica agli analfabeti abitanti del borgo, S. Pietro con le chiavi, S. Pietro da Verona martire e S. Giovanni Battista. Caratteristico è l’affresco rappresentante la SS. Trinità, datato 1507, con le tre immagini uguali del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo Chiesa di S. Pietro che racchiudono, nel loro simbolismo grafico, accese diatribe teologiche, risolte solo con i decreti del Concilio di Trento che stabilì non doversi più rappresentare la Trinità con le tre figure dai volti, dai gesti e dal portamento, uguali. Nei pressi sorgeva un “Hospicium” per il ricovero dei pellegrini.


Mortara e l'abbazia di Sant’Albino

Mortara fu fino al 1860 capoluogo della provincia di lomellina ed è perciò ricca di palazzi e costruzioni ottocentesche quali il palazzo comunale e il teatro. La storia della città resta legata alla leggenda secondo cui l’attuale centro abitato sarebbe stato fondato dagli abitanti del villaggio di Pulchra Silva, dopo la sconfitta inflitta da Carlo Magno al longobardo Desiderio. La sanguinosa battaglia fu combattuta il 12 ottobre 773 appena fuori dalla città, dove ora sorge l’abbazia di Sant’Albino (V secolo), ricostruita subito dopo l’evento per onorare gli eroi franchi Amico e Amelio, più volte ricordati nei romanzi epici di trovatori e menestrelli medievali. La chiesa e l’annesso complesso abbaziale (nella foto in alto) costituirono per tutto il Medioevo una tappa obbligata lungo il tragitto percorso dai pellegrini in viaggio verso Roma, tanto che sui mattoni della chiesa sono ancora visibili numerose iscrizioni graffite lasciate dai viandanti. Mortara è ricca di belle chiese, colme di opere d’arte: la basilica gotica di San Lorenzo, con importanti opere pittoriche e scultoree dei secoli XV, XVI e XVII; la cinquecentesca chiesa di Santa Croce con l’annesso coevo palazzo lateranense; la chiesa di Santa Veneranda, eretta per voto nel 1633, e il santuario di Santa Maria del Campo, edificata in campagna in forme gotico-lombarde.
Nelle foto in basso: la basilica di San Lorenzo e l'interno della chiesa di Santa Croce


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