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Via Francigena: da Garlasco a Pavia, la quarta tappa lomellina

Si parte dalla chiesa di Santa Maria Assunta e si arriva nel centro storico del capoluogo di provincia. Lunghezza percorso: 24,6 chilometri

Ilaria Dainesi

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ilaria.dainesi@ievve.com

22 Agosto 2023 - 10:00

Via Francigena: da Garlasco a Pavia, la quarta tappa lomellina

La quarta tappa lomellina della Francigena si sviluppa nella prima parte del percorso «nelle belle campagne pavesi, irrigate dai numerosi canali e interrotte da casolari e macchie d’alberi. Splendido l’attraversamento del Parco del Ticino lungo il tracciato del sentiero E1. Le viste sul fiume e i fitti boschi, uniti ad una variegata presenza faunistica, offrono uno spettacolo suggestivo». La lunghezza della quarta tappa è di 24,6 chilometri. Si parte dalla chiesa di Santa Maria Assunta a Garlasco e si arriva nel centro storico di Pavia. Ecco le indicazioni su come arrivare: Linea FS Vercelli-Pavia, stazione Garlasco. 

Basilica di San Pietro in Ciel D'Oro

Insieme a S. Michele Maggiore, è la basilica più importante di Pavia. Di epoca romanica, la basilica eretta in stile longobardo di S. Pietro in Ciel d’Oro «mostra una facciata a capanna in cotto, tripartita da due poderosi contrafforti asimmetrici – spiegano dai Beni culturali della Lombardia – Elementi decorati in arenaria ornano la sua fronte, che nella parte inferiore presenta tre arcate, traccia di un antico porticato che doveva essere addossato alla chiesa. La fronte è coronata superiormente da una loggia cieca sormontata da una cornice in cotto ad archetti pensili tipici dell’architettura romanica lombarda». All’interno sono custodite le spoglie di Sant’Agostino d’Ippona; il suo feretro, venerato per secoli a Cagliari, dove era stato portato da esuli fuggiti all’invasione vandala del Nordafrica, fu fatto trasportare dalla Sardegna a Pavia dal re longobardo Liutprando nel 718 d.C. Nella cripta della chiesa sono ospitate le ossa di san Severino Boezio. Il filosofo autore del “De Consolatione Philosophiae”, scritta durante i due anni di esilio pavese. Della sepoltura di Boezio parla anche Dante nella Divina Commedia, nel canto X del Paradiso: «Per vedere ogne ben dentro vi gode/ l’anima santa che ‘l mondo fallace/ fa manifesto a chi di lei ben ode/ Lo corpo ond’ella fu cacciata giace/ giuso in Cieldauro; ed essa da martiro/ e da essilio venne a questa pace».

Il Duomo di Pavia e la sua cupola

Quella del Duomo di Pavia è la quarta cupola più grande d’Italia; a pianta ottagonale, visibile dalla campagna circostante la città, con un’altezza di 97 metri, una luce di 34 ed un peso nell’ordine delle 20 mila tonnellate, è sorpassata soltanto dalla basilica di San Pietro, dalla cupola del Pantheon di Roma (più bassa, ma con una luce di ben 43 metri) e dalla cattedrale di Firenze. L’edificio, di notevoli dimensioni, presenta una pianta a croce greca, con tre navate affiancate da cappelle semicircolari. Intitolata a Santo Stefano protomartire e Santa Maria Assunta, la cattedrale risale al XV secolo; la prima pietra fu posata il 29 giugno 1488 e la sua costruzione si protrasse fino al XX secolo. L’edificio sorge sul sito delle due preesistenti antiche cattedrali romaniche, unite e comunicanti, di Santo Stefano e di Santa Maria del Popolo (i cui resti sono visibili al livello della cripta). Al suo interno sono custodite il tabernacolo con le reliquie delle Santissime Spine della Corona di Cristo e la cripta con le spoglie del primo vescovo e patrono di Pavia, San Siro. A fianco del Duomo era situata la Torre civica, crollata 17 marzo 1989. L’incidente, le cui cause non sono mai state chiarite, provocò quattro vittime, un uomo e tre donne, e 15 feriti. I resti in pietra della torre sono stati in parte lasciati sul luogo del crollo, in parte spostati presso il fossato del Castello Visconteo di Pavia, dove sono tuttora conservati.

La basilica di San Michele Maggiore

«Considerata il massimo esempio dell’architettura romanica pavese – fanno sapere dai beni culturali della Lombardia – la basilica di San Michele Maggiore è caratterizzata dal singolarissimo apparato plastico decorativo della facciata in arenaria. La facciata a vento, con terminazione a capanna, è inquadrata da massicci contrafforti e tripartita da eleganti lesene polistili corrispondenti alle navate interne. La pianta a croce latina è scandita da massicci pilastri cruciformi alternati, che reggono volte a crociera. Sopra le navate minori si aprono i matronei illuminati da finestre. Il transetto molto sporgente sul perimetro rettangolare, e provvisto di facciata autonoma sul lato nord, è voltato a botte e sull’incrocio si innesta la cupola chiusa esternamente dal tiburio ottagonale decorato da una loggetta analoga a quella di coronamento della facciata e dell’abside. Sotto al presbiterio è situata la cripta suddivisa in tre navate». Risalente al VII secolo, fu ricostruita nei secoli XI e XII. Nella basilica furono incoronati re d’Italia: Berengario I nel 888, Ludovico III nel 900, Ugo di Provenza nel 926, Berengario II con il figlio Adalberto 950, Arduino d’Ivrea nel 1002, Enrico II nel 1004 e Federico I detto il Barbarossa nel 1155. Il luogo dove, secondo la tradizione, avvenne l’incoronazione del re Barbarossa è segnato da cinque cerchi di marmo nero. È stata incisa una scritta in latino che fa a riferimento alla cerimonia: "Regibus coronam ferream solemni ritu accepturis heic solium positum fuisse vetus opinio testatur (L'antica tradizione attesta che qui fosse posto il trono per i re che avrebbero ricevuto con solenne rito la Corona Ferrea)".

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