Cerca

viaggi

Berlino: un viaggio nel passato, esplorando i frammenti del Muro

Da barriera che divise il mondo in due ad attrazione turistica: un "pellegrinaggio" attraverso i suoi 155 chilometri

Davide Maniaci

Email:

dade.x@hotmail.it

21 Ottobre 2023 - 19:04

Berlino: un viaggio nel passato, esplorando i frammenti del Muro

Era lungo 155 chilometri e circondava Berlino Ovest, in modo che fosse completamente isolata dal resto 
del mondo. Adesso è diventata un’attrazione turistica. Chiunque sia andato a Berlino può affermarlo senza ombra di dubbio: magari in città non c’è moltissimo da vedere, ma l’atmosfera è unica. In altre parole, «c’è quella cosa lì», unita alla vivacità culturale e multietnica. Berlino è avanti di 10 o 15 anni: il pellegrinaggio tra i vari frammenti della barriera più famosa del mondo può ancora portare a sorprese inaspettate. La città è vastissima, la più grande dell’Unione Europea dopo l’uscita di Londra e ancora più estesa se si pensa
 ai tanti parchi che costellano il centro urbano. Uno dei tour possibili è proprio cercare il muro che c'è ancora, quello rimasto, a quasi 34 anni (era il 9 ottobre 1989) dal suo abbattimento.

Dopo l'immancabile porta di Brandeburgo, simbolo del confine, si parte da Bernauer straße, 
non propriamente in centro. Qui per una settantina di metri tutto è rimasto come ai tempi della divisione. Oggi come allora ci sono due muri di calcestruzzo separati da una striscia di sabbia, la cosiddetta “striscia della morte”, dove la polizia di frontiera dell’Est sparava a vista sui fuggiaschi che tentavano di raggiungere l’Ovest. Rimangono anche una torretta di guardia, sistemi di illuminazione e barriere con filo spinato, conservati per ricordare – e raccontare a chi non c’era – com’era vivere in una città divisa a metà. Dei 155 chilometri di barriere che tra il 1961 e il 1989 dividevano la città, solo pochi tratti sono stati conservati. Tutti gli altri sono stati abbattuti e al loro posto ci sono ora palazzi, strade e giardini. Il tratto di Bernauer straße è l’unico conservato allo stato originale. Per questo a Bernauer straße è stato istituito il Memoriale del muro. Per 1,4 chilometri ci sono pannelli esplicativi che raccontano la vita al tempo del muro e le storie di chi provò ad attraversarlo. Nei tratti in cui il muro è stato abbattuto, la sua precedente presenza è segnalata sul terreno o con installazioni verticali.

Foto da VivenBerlin Tours

Il tratto più famoso, tuttavia, è senza dubbio la East Side Gallery lungo la Sprea, il fiume che taglia la città. Nel 1990, più di 100 artisti provenienti da più di 20 Paesi hanno decorato questo tratto del muro con la loro arte. L’opera più rinomata è sicuramente “Fraternal Kiss”, che raffigura il bacio tra il leader russo Leonid Bréžnev ed il presidente del partito SED della Germania dell’Est, Erich Honecker.

L’idea degli artisti che crearono la East Side Gallery era di trasformare un tratto del muro nella più grande galleria d’arte al mondo: oggi ci sono circa 100 murales, dipinti da artisti provenienti da più di venti paesi diversi. Alcuni cambiano, altri (come “Il Bacio”) rimangono fissi.

Il giornalista Simone Storti, Il Post, spiega come «altri resti del muro si trovano in luoghi che sono profondamente cambiati dopo la riunificazione: è il caso di Potsdamer platz, storica piazza di Berlino distrutta durante la seconda guerra mondiale, che dopo la costruzione del muro diventò una zona di confine abbandonata. Potsdamer è oggi uno dei simboli della rinascita di Berlino: dopo aver ospitato, nel 1990, il concerto “The Wall” dei Pink Floyd, la piazza e l’area circostante sono state completamente ricostruite tra gli anni Novanta e Duemila e ora è un gioiello di modernità. A ricordo del confine che una volta attraversava la piazza è stata posizionata una striscia di sampietrini. In più, isolati in mezzo alla piazza, sono esposti alcuni elementi del muro: oggi sono ricoperti di graffiti e chewingum e hanno poco in comune con quello che era il muro del periodo della divisione». Non a caso si trova in un luogo particolarmente significativo, dove la presenza di case sulla linea di confine aveva favorito numerosi tentativi di fuga, a volte finiti male.

Il memoriale comprende anche la stazione Nordbahnhof delle ferrovie suburbane, dove c’è una mostra che descrive ciò che accadde durante la divisione della città alle ferrovie sotterranee e alle metropolitane che precedentemente collegavano l’Est e l’Ovest.

Uno dei posti più famosi sul confine tra Est e Ovest è Checkpoint Charlie. Lasciate stare il museo, molto caro rispetto a quello che offre, ma osservate la guardiola americana e una copia della segnaletica di confine. Questo è stato infatti il principale punto di passaggio di diplomatici, giornalisti e visitatori stranieri, autorizzati con visti giornalieri ad accedere a Berlino Est, dopo aver scambiato i marchi tedeschi con la valuta dell’Est, a un tasso di 1 a 1. Qui, nell’ottobre del 1961, si fronteggiarono i carri armati americani di Kennedy e quelli sovietici di Chrušcëv.

Due memoriali “sfruttano”, in qualche modo, il muro. La “Topografia del terrore” (“Topographie des Terrors”) è una mostra a cielo aperto che si sviluppa lungo il perimetro di quegli scavi che alla fine degli anni Ottanta riportarono alla luce le celle sotterranee della Gestapo, dove i prigionieri politici venivano interrogati, torturati e uccisi.

Su un tratto della Niederkirchnerstraße è stato conservato un tratto di muro: qui sono appesi i pannelli che completano la mostra e ripercorrono la storia del nazismo.

Infine c’è il Tränenpalast, il “Palazzo delle lacrime”. Subito dopo la costruzione del muro di Berlino, la RDT edificò, nel 1962, la sala d'accettazione alla stazione di Friedrichstraße che serviva per andare da Berlino Est a Berlino Ovest. Il padiglione di vetro e acciaio si adattava perfettamente all'architettura dell'epoca. L'accesso al Tränenpalast era consentito solo ai passeggeri che volevano viaggiare con la S-Bahn, con la metropolitana o con la Fernbahn verso Berlino ovest. La polizia popolare controllava i passaporti e i visti, la dogana controllava i bagagli e infine venivano controllati di nuovo dettagliatamente i passaporti. L'esposizione permanente "Il luogo della divisione tedesca" documenta la funzione del Tränenpalast. Interviste a testimoni contemporanei, biografie e 570 oggetti originali illustrano la storia dal 1962 al 1990. Dove un tempo venivano effettuati i controlli doganali, ora ci sono valigie aperte con i cimeli dei viaggiatori. La sensazione nello stretto corridoio del controllo passaporti è ancora opprimente.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su L'informatore

Caratteri rimanenti: 400