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viaggi
17 Febbraio 2024 - 23:59
Quando alcune località trascurate da tutti entrano nelle varie “classifiche online” delle mete predilette da visitare assolutamente, c’è da preoccuparsi. Vuol dire che sono città bellissime, oggetto di una riqualificazione importante (esattamente come è avvenuto a Milano) e che tra pochi mesi saranno strapiene di turisti. Meglio sbrigarsi. Anche perché Amburgo è realmente una città unica al mondo, con un intero quartiere portuale che da grigi edifici su palafitte è diventato un modello di eleganza semplicemente da girare, a piedi, fotografare e chiedersi in quale altro posto esista qualcosa del genere. Da nessuna parte. Non è un caso che la Speicherstadt, la “città del magazzino”, sia diventata patrimonio Unesco.
E a poca distanza, mentre oltre alla metropolitana esiste anche un servizio di traghetto pubblico sul fiume Elba – chi vuole risparmiare può usarlo al posto delle crociere turistiche – ecco un mercato del pesce che di domenica si trasforma in una specie di “tira tardi” dopo la discoteca. O, per i meno giovani, in un modo stravagante per fare colazione. Dalle cinque alle 9 del mattino al Fischmarkt oltre alle bancarelle con ogni ben di Dio dal mare del Nord ecco anche panini con aringa e cipolla, pesce crudo, frittura e robusti boccali di birra in cui la media è da un litro e la piccola non esiste. La colazione dei campioni. Qui è tutto normale.
Poco lontano c’è St. Pauli, il quartiere a luci rosse che avrebbe anche Amsterdam se non fosse rovinata dal turismo di massa. Forse per pochi mesi questo sarà ancora autentico. Qui suonavano i Beatles quando il batterista era ancora Pete Best, qui (qualche decennio prima) venivano i marinai in cerca di compagnia sotto le lenzuola, qui nacque il punk tedesco e qui (adesso) c’è la vita notturna più frizzante della Germania. Non è un caso che la squadra di calcio della zona, il St. Pauli, nonostante vada malissimo sia tra le più tifate del Paese.
Chi si spaccia per hipster ma non conosce questi posti, semplicemente sta mentendo. E chi pensa che, soltanto per dettagli come la mancanza di chiese con mosaici da capogiro o musei di primissimo piano (intanto il “Viandante sul mare di nebbia” di Caspar Friedrich è qui, alla "Kunsthalle", cioè "la Casa dell'arte") le città siano da trascurare, deve aggiornarsi. Viaggiare adesso significa vivere un’atmosfera, non visitare interni. Parlare con la gente. Guardarsi intorno. Forse la partenza è proprio da qualche parte in mezzo a questi moli decadenti.
IL LABSKAUS, IL NONNO DELL'HAMBURGER
L’hamburger è nato ad Amburgo. Se uno ci pensa può accettarlo tranquillamente, dato che "Hamburger" significa semplicemente "di Amburgo". Questa polpetta di carne tritata ha poi fatto fortuna oltreoceano, quando i tantissimi immigranti che partivano da qui cercavano al loro arrivo a New York quello che erano abituati a mangiare. Negli States a qualcuno venne perfino l’idea di cuocerla, rendendola la pietanza più consumata nel pianeta. Ad Amburgo l’antenato dell’hamburger si trova ancora da qualche parte. Si chiama Labskaus.
Non un cibo da fast food poco sano, ma quasi una reliquia, quando la carne trita di manzo veniva conservata in salamoia, non cotta, accompagnata con barbabietole e patate. Piaceva ai marinai perché si conservava a lungo. Adesso la servono con un uovo fritto sopra o coi cetriolini. Arriva sicuramente da Est. Chiunque alle scuole medie studiasse storia ricordava che “gli Unni conservavano la carne tra le selle dei cavalli, senza cuocerla”. Forse era vero, e in qualche modo l’usanza di mangiare la carne cruda arrivò anche sul mare del Nord. Ai turisti l’ardua sentenza: è più buono il classico panino hamburger o il Labkaus, il non ancora illustre “nonno”? Chi scrive non ha dubbi: il Labkaus è tipico e va assaggiato, ma sa... di carne in scatola, quella che ti dava la nonna quando non aveva tempo di cucinare.
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