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Due mesi e mezzo di viaggio
10 Giugno 2023 - 15:33
Un caffè, anzi due, bevuti in serie. Dopo 1966 chilometri a piedi, lo sfizio era assolutamente meritato. Salvatore Mantione, Turi, è arrivato nel primo pomeriggio alla sua tappa finale, Montedoro in provincia di Caltanissetta. Tempi rispettatissimi: era partito il 1° aprile camminando da Vigevano, e prevedeva di arrivare a metà giugno. L'Italia a piedi fuorché il traghetto che passava lo stretto di Messina. Del resto del ponte si parla, si parla, ma non c'è...
Tutta Montedoro, dato che si è sparsa la voce del suo arrivo, lo aspettava. Parenti compresi. Una grande festa con una targa donatagli dalla Pro Loco del posto. Lui del resto lo aveva detto: "dopo la pensione, vado in Sicilia a piedi, nel mio paese d'origine". Non aveva detto niente a nessuno, in Sicilia: pensava, addirittura, che vista quella barba lunga non lo avrebbero neanche riconosciuto. Invece a momenti non lo fanno andar via. Domani, domenica, Mantione (61 anni) raggiungerà Caltanissetta. Da lì il ritorno a Vigevano. A piedi? No di certo. In bici? Nemmanco. Con un semplice treno. Una giornata di viaggio sullo stesso tragitto, circa, percorso in oltre due mesi.
Anche noi ripercorriamo il viaggio di Mantione coi due articoli pubblicati sull'Informatore all'inizio del viaggio e quasi alla fine, quando era ormai sbarcato in Sicilia.
20 Aprile:
Lo aveva detto a tutti, anni fa, amici e parenti: «quando andrò in pensione, mi farò tutta l’Italia a piedi fino in Sicilia». Detto fatto. Adesso, che in pensione ci è andato davvero, Salvatore Mantione, per tutti Turi, 61 anni, si sta facendo la sua “passeggiata” di 1900 chilometri. A Vigevano lo conoscono tutti. Ha avuto una rivendita di frutta e verdura per tanti anni, poi è stato camionista. Il fratello Pietro, barista al Cascame, non ci credeva. «Poi un giorno me lo sono visto arrivare qui, con lo zaino, dicendo che stava partendo». Era il 1° aprile. L’arrivo a Montedoro, in provincia di Caltanissetta, paese d’origine della famiglia, è previsto per metà giugno. Farà già parecchio caldo, ma del resto manca una vita. Domenica pomeriggio, in uno dei rari momenti in cui il suo cellulare prendeva la linea, Turi Mantione sembrava parecchio felice di poter parlare con qualcuno. Stava piantando la tenda nei dintorni di San Miniato, in provincia di Pisa. La pioggia dei giorni scorsi ha reso l’operazione più laboriosa del solito. «Arriverò a destinazione – scherzava – con la barba lunga, così i parenti non mi riconosceranno. Sono un po’ orso...». Tutto è nato nelle serate con gli amici in cui magari si beve un po’ di più e le si sparano grosse. «Quando andrò in pensione, vado in Sicilia a piedi». «Seee...». Poi lo ha fatto davvero, anche se nei “piani” iniziali dovevano essere una piccola comitiva di amici. Mano a mano altri si sono sfilati. Così, Turi Mantione da un anno cammina per almeno 20 chilometri al giorno con lo zaino, come forma di allenamento. Altrimenti sarebbe stato impossibile. L’itinerario scelto vuole la via Francigena fino a Roma. Da lì la costa, quando possibile, fino a Villa San Giovanni, presso Reggio Calabria. Da lì si prende il traghetto per la Sicilia, e sarà l’unica volta in cui il vigevanese usufruirà di un mezzo a motore. Poi, da Messina, di nuovo scarpinare verso il centro dell’isola. Tutti gli emigranti di ritorno lo sanno: il primo arancino (o arancina, che dir si voglia) si mangia sulla nave Caronte, non prima. «Temevo il caldo – racconta – ma ho beccato freddo, vento, acqua. La prima giornata decente del viaggio è stata quella in cui mi avete contattato voi. Il passo della Cisa è stato un incubo: un freddo micidiale, ma almeno niente neve. Finora ho dormito in due ostelli, od ospite di qualche amico, ma soprattutto in tenda. Risparmio e non chiedo niente a nessuno». Infatti ci si aspetterebbero aneddoti infiniti da chi percorre l’Italia a piedi. Invece non è così. «Incrocio qualche turista, soprattutto nordeuropei, tedeschi. Ma si socializza negli ostelli. Io invece li salto quasi sempre, vo per prati, lì non c’è nessuno». Come il prato toscano in cui si era accampato quella notte di aprile. Felci, alberi, qualche foglia secca. La provinciale in lontananza. Nessun rumore. Per Roma mancano un paio di settimane.
1° giugno:
Il viaggio prosegue a piedi tranne in un punto: per varcare lo stretto di Messina, siccome il ponte ancora non c’è, non si poteva proprio fare altrimenti. E così anche Salvatore Mantione, Turi per tutti, è salito sulla nave Caronte, come hanno fatto da decenni tanti emigranti di ritorno e molti turisti, ma non ha mangiato il primo arancino a bordo, come tradizione vuole: ha ceduto alla tentazione già in Calabria. Adesso il camminatore vigevanese si trova in Sicilia. La tabella di marcia è stata rispettata in modo svizzero. Mantione, 61 anni, conosciuto in città per aver gestito una bottega di fruttivendolo, dopo la pensione l’aveva detto. «Vado in Sicilia a piedi». E lo ha fatto. La meta è Montedoro, provincia di Caltanissetta, il suo paese di origine. Vuole andare in un bar e bersi un caffè. Con la barba lunga, non è detto che lo riconoscano. Partito il 1°aprile, ha calcolato i circa 1900 chilometri in due mesi e mezzo. Ha trovato pioggia, vento e freddo in uno dei maggio più “cattivi” degli ultimi anni. Ora si gode il sole siciliano e la tenda piantata sulla spiaggia. Sta pianificando bene l’itinerario. Prima o poi i monti dovranno essere varcati, per forza di cose. Ma quando si parla di salite, ogni chilometro conta, e anche ogni decisione presa sul percorso. «Ho incontrato – è la sua testimonianza – brava gente, che notava lo zaino enorme e la barba lunga e voleva sapere. C’è chi mi ha offerto un caffè. La parte più bella è stata il paesaggio toscano. La situazione più brutta non riguarda l’umanità, ma il meteo. In due mesi i giorni di bel tempo saranno stati dieci. Il freddo dell’Appennino tanto da dormire con guanti e cuffia nel sacco a pelo. Pioggia e vento, vento e pioggia, con le difficoltà di caricare il telefono. Ho un piccolo dispositivo ad energia solare, ma dov’era il sole? In Campania ha piovuto letteralmente tutto il tempo. Le strade erano talmente allagate che camminavo con l’acqua fino alla tibia e andavo a dormire bagnato. Ho 61 anni: sono consapevole che quando arriva un dolorino, presto ne verrà un altro e mi distrarrà dal precedente... In Calabria spesso la costiera coincideva con la statale. Tutti correvano come pazzi». Ma sono dettagli. Questo è senza dubbio il viaggio della vita: Mantione mentre parlava al telefono sorrideva, e sullo sfondo il sole adempiva all’ultimo compito della giornata colorando il cielo di rosso fuoco.
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