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PAVIA

L'addio a Berlusconi, «il centrodestra perde un vero leader»

Il ricordo di Vittorio Poma, ex presidente della Provincia di Pavia. «Ha dato al Paese un progetto e una speranza: fare dell’Italia un Paese moderno e competitivo, al passo con la modernità e capace di interpretare i “tempi nuovi” con coraggio e personalità»

Mario Pacali

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mario.pacali@ievve.com

12 Giugno 2023 - 13:13

L'addio a Berlusconi, «il centrodestra perde un vero leader»

Era il maggio del 2006, gli elettori del pavese erano chiamati ad eleggere il presidente della Provincia di Pavia. Silvio Berlusconi arrivò nel capoluogo, in piazza della Vittoria, a sostegno del professor Vittorio Poma, candidato del centrodestra per la poltrona più importante di piazza Italia.

Ecco oggi il ricordo di Poma, che venne poi eletto presidente della Provincia di Pavia:

Con la scomparsa di Silvio Berlusconi il centro-destra perde un vero leader, il nostro Paese un protagonista indiscusso della vita politica e istituzionale. Imprenditore, tycoon della comunicazione, politico, uomo di governo, Berlusconi ha rappresentato a lungo lo specchio di un’Italia confusa e disorientata dopo il crollo del muro di Berlino e la rivoluzionaria stagione di Tangentopoli riuscendo a dare voce a un elettorato moderato in cerca di una guida nuova e credibile. A loro Berlusconi ha dato un progetto e una speranza: fare dell’Italia un Paese moderno e competitivo, al passo con la modernità e capace di interpretare i “tempi nuovi” con coraggio e personalità. E’ stato un leader carismatico e, a suo modo, protettivo ispirandosi ai valori rassicuranti del liberalismo e del popolarismo che ha cercato di portare, non sempre con esiti felici, in una dimensione riformista. Sul piano politico ha avuto due meriti. Il primo quello di introdurre un linguaggio chiaro e comprensibile in un mondo fatto troppo a lungo di frasi fatte e involute. La gente comune lo capiva e dalla gente comune era amato oltre i demeriti delle sue vicende personali. Il secondo di avere “sdoganato” la destra nel nostro Paese facendola uscire piano piano dalla mitologia storica di un passato spesso ingombrante e aprendo la strada alla sua “normalizzazione”. Sul piano istituzionale ha cercato di inserire l’Italia in un quadro di alleanze che ne preservassero la dimensione internazionale e la vocazione europeista. Oggi non è ancora il momento dei giudizi. Il tempo, la misura, il rigore storico ci diranno di più sull’esperienza politica, professionale e umana di un uomo che, nel bene e nel male, ha scritto la storia degli ultimi 30 anni del nostro Paese.

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