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VIGEVANO

Moreschi: la vendita dello stabilimento finisce in Tribunale

Il complesso di via Cararola era stato ceduto per 15 milioni. La fabbrica era stata poi stata affittata alla Moreschi spa interamente controllata dal fondo svizzero Hurley. Ma i canoni di locazione non sarebbero mai stati pagati

Bruno Ansani

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bruno.ansani@ievve.com

29 Febbraio 2024 - 14:02

Moreschi: la vendita dello stabilimento finisce in Tribunale

Nell’annunciare lo stop alla produzione in via Cararola, motivata da una “svolta green”, il calzaturificio Moreschi (dal 2021 interamente controllato dal fondo svizzero Hurleys che fa capo a Guido Scalfi) non solo aveva omesso di avere contestualmente avviato la procedura di licenziamento dei 59 operai rimasti, ma anche di aver venduto lo stabilimento.

15 milioni di euro: è questa la cifra concordata per la compravendita dell’immobile Moreschi, avvenuta negli ultimi giorni del 2022. Il compratore è una società con sede a Milano, la Cotto Srl, che a sua volta ha affittato l’immobile al calzaturificio. Un accordo naufragato nel breve volgere di un anno e che vedrà la sua definizione nelle aule dei palazzi di Giustizia di Pavia (già a inizio marzo) e successivamente a Milano.

Si tratta di una vicenda complessa, di un’articolata e intricata operazione finanziaria che qui cerchiamo di ricostruire, almeno per sommi capi. Nel 2022 il calzaturificio Moreschi decide che la strada da percorrere per risolvere i problemi di liquidità e alleggerire l’esposizione bancaria è la vendita dello stabilimento. Un tipo di manovra che viene sempre più utilizzato dalle imprese, generalmente con il cosiddetto “sale and lease back”, un particolare tipo di leasing che vede l’impresa cedere un proprio bene immobile ad una società di leasing o ad una banca, mantenendone tuttavia il possesso e quindi l’utilizzo.

L’operazione Moreschi assume invece contorni diversi. In essa, infatti, viene coinvolto un partner: il Centro Studi della Barbariga (CSB), una fondazione dagli svariati interessi e attività, con sede in Veneto, a Noventa Padovana e che venne fondata negli anni ‘70 per volontà di Angelo Dalle Molle, imprenditore veneto scomparso nel 2001 e patron della Pezziol, storica azienda di liquori. Il Centro Studi, come si legge sul sito web, è “continuamente impegnato nella ricerca e finanziamento di progetti nel campo del sociale, di dottorati attraverso le Università, nell’istituzione di borse di studio e premi di laurea sulle tematiche inerenti la qualità della vita”. I progetti sostenuti “rientrano negli ambiti di volontariato, ricerca scientifica ed energie rinnovabili”.

La villa che ospita il Centro Studi La Barbariga a Noventa Padovana, in Veneto

In questo caso Il CSB viene coinvolto dalla Moreschi in un investimento immobiliare sullo stabilimento vigevanese. Per finalizzare l’operazione viene rilevata una srl “vuota”, la Cotto appunto, che vede, come da visura camerale, la partecipazione del Centro Studi Barbariga, del fondo svizzero Hurleys, azionista unico della Moreschi e dalla stessa azienda vigevanese.

L’operazione di compravendita dell’immobile viene registrata (come da visura catastale) a fine dicembre 2022 e in un accordo quadro vengono definiti i termini del pagamento, con anticipi, vari tipi di finanziamenti, accollo da parte di Cotto del mutuo Moreschi (per oltre 5 milioni di euro) dopo una rinegoziazione con Banca Popolare di Sondrio. Tra gli impegni assunti dalla Moreschi vi è il pagamento di un canone di locazione di 1.250.000 euro annui, da corrispondere alla Cotto attraverso rate mensili. La scelta di pattuire un affitto pare testimoniare da parte di CSB la volontà di scommettere sul futuro industriale del calzaturificio vigevanese.

Sciopero di un'ora al giorno dei dipendenti della Moreschi dopo l'annuncio della proprietà, il fondo svizzero Hurley che fa riferimento a Guido Scalfi, di licenziare 59 maestranze e chiudere la produzione nello stabilimento di via Cararola

Il canone, però, secondo la Cotto, non viene mai pagato dalla Moreschi, che accumula a tutto ottobre 2023 un debito di 1.047.000 euro. Scatta quindi un ricorso per decreto ingiuntivo, che viene emesso dal Tribunale di Pavia (giudice Michela Fenucci) il 21 novembre 2023. La Moreschi si oppone vantando al contrario la sussistenza di un controcredito di 7,8 milioni nei confronti di Cotto, a saldo della compravendita dell’immobile e ne chiede il pagamento tramite due atti di precetto a cui la Cotto si è opposta avanti al Tribunale di Milano. Il 6 marzo a Pavia si terrà una prima udienza riguardante il decreto ingiuntivo sul canone di affitto, mentre i due precetti verranno discussi al Tribunale di Milano.

La Cotto srl, dal canto suo sostiene di avere già versato a Moreschi, come da accordi, due tranches per complessivi 6,9 milioni di euro ma di non avere ricevuto nulla, vedendo così andare in fumo l’investimento, anche perchè - e questi sono gli ultimi sviluppi - la Moreschi lo stabilimento ha deciso di chiuderlo, cessando la produzione a Vigevano. Nella memoria difensiva depositata da Cotto al Tribunale di Pavia, si sostiene che questo è «il maldestro tentativo di dissimulare le vere intenzioni di Moreschi S.p.A., volte ad abbandonare l’immobile, alleggerire sino alla disintegrazione la sua azienda industriale e a scomparire silenziosamente dal territorio, lasciandosi alle spalle un enorme debito nei confronti delle Banche e del partner Cotto Srl».

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