Resta aggiornato
Cerca
VIGEVANO
10 Aprile 2024 - 09:58
Sul tavolo, di proposte, ne sono arrivate molte. Ma nessuna, in tutti questi anni, si è mai concretizzata. L’amministrazione è pronta ad uscire con una ulteriore manifestazione di interesse per dare un futuro all’ex hotel di via Barbavara - un bene confiscato alla malavita ed entrato nel patrimonio comunale nel luglio del 2009 - magari inserendolo in un ritorno pubblico da inserire in un progetto di iniziativa privata, almeno per quanto concerne l’abbattimento completo del complesso, ormai in stato di abbandono dall’inizio degli anni Novanta.
Immondizia abbandonata all'interno del complesso di via Barbavara: quello che doveva diventare un hotel oggi è un rifugio per disperati
Siamo andati nei giorni scorsi, insieme al sindaco di Vigevano, Andrea Ceffa, ad effettuare un sopralluogo all’ex hotel. Che è sì abbandonato, ma al tempo stesso “frequentato”, una sorta di rifugio per disperati e senza tetto…
UN BENE CONFISCATO ALLA MAFIA
Una Scuola Europea per Corsi di specializzazione post-universitari odontoiatrici, con annessa foresteria. Siamo nel marzo del 1988 quando in Comune arriva la richiesta per la realizzazione della struttura, in base alla legge Verga. L’approvazione del progetto è dell’ottobre dello stesso anno, ma nel 1990 il sedime - e quindi anche l’autorizzazione - viene ceduto alla Edil Immobiliare Lombarda spa di Milano che chiede una modifica progettuale che il Comune di Vigevano approva nel 1992. Poi sul complesso di via Barbavara cala il sipario. Sino al 2001 quando negli uffici comunali piombano due funzionari della Dda di Milano, la Divisione Distrettuale Antimafia, che chiedono di esaminare l’intero dossier, i passaggi di proprietà e tutti gli atti relativi a concessioni e modifiche.
L’indagine venne estesa anche al Catasto ed all’Ufficio del Registro. Due anni dopo arriva il sequestro - e successivamente la confisca - del complesso da parte del Tribunale di Milano. L’ex hotel era infatti un bene della mafia, rientrante nelle disponibilità di Antonino Zacco, detto Nino il Bello, condannato nell’ambito del processo Duomo Connection, l’inchiesta che per la prima volta mise in evidenza quel «grande triangolo» - come l’aveva definito la Procura - che univa i boss della malavita che avevano nel narcotraffico la principale fonte di attività, all’economia pulita rappresentata da costruttori e immobiliaristi, sino ad arrivare alla stanza dei bottoni delle pubbliche amministrazioni.
La Edil Immobiliare Lombarda era una “creatura“ di Zacco. E la conferma arriva dalla Divisione Distrettuale Antimafia di Milano che nel 2000, indagando sulla criminalità organizzata a nella metropoli, iniziò una rianalisi storica della stessa operazione Duomo Connection, integrandola con una serie di beni che allora non vennero compresi nelle carte processuali e quindi nei verbali di investigazione. L’attenzione degli uomini della Dda si posò anche su quel complesso di proprietà della Edil Lombarda Immobiliare - dichiarata poi fallita dal Tribunale di Milano - un potenziale albergo, mai portato a termine. Un hotel, come scrissero all’epoca i giudici che poteva rientrare tra «i diversi immobili utilizzati sia come luogo “d’imbosco”, sia per altre funzioni, per tenere riunioni di associati, ovvero per dare rifugio ad un latitante».
L’Informatore Vigevanese - via Trento 42/b 27029 - Vigevano (PV)
Tel. 0381.69711 - informatore@ievve.com
Copyright(©) 2012-2024 Ievve S.r.l.
TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. NESSUNA RIPRODUZIONE PERMESSA SENZA AUTORIZZAZIONE
Powered by Miles 33