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05 Ottobre 2017 - 15:15
Gabriele Lavia mette in scena il suo vero e proprio cavallo di battaglia, Il sogno di un uomo ridicolo di Dostoevskij e offre una riflessione profonda e appassionata sulla condizione dell’essere umano. Il monologo rappresenta un mondo che si è condannato alla sofferenza, auto-recluso, serrato e costretto in una metaforica camicia di forza, condizione e impedimento di ogni buona azione. L'appuntamento è per venerdì 13 ottobre e sabato 14 ottobre (ore 21), e domenica 15 ottobre alle 16.
Dostoevskij concepisce Il sogno di un uomo ridicolo come un racconto fantastico, scritto intorno al 1876 e inizialmente inserito nel Diario di uno scrittore. Si tratta della storia di un uomo, abbandonato da tutti, che ripercorre in un viaggio onirico la sua vita e le ragioni per cui si è sempre sentito estraneo alla società.
Dostoevskij introduce l’aggettivo ridicolo nell’accezione di rappresentare l’intera umanità che si illude, nella piccolezza della sua esistenza, di poter governare e controllare l’intero Universo. L’uomo continua ad agitarsi infliggendo sofferenze agli altri senza capire di essere infinitesimale e destinato a scomparire senza lasciare traccia. L’uomo ridicolo è corruttore: infanga tutto ciò che ha intorno.
Nella dimensione monologante Gabriele Lavia dimostra ogni volta la sua forza e la sua visceralità. Intriso di terra, lo spazio scenico si trasforma in un campo di battaglia dove il protagonista si contorce tra i lacci della camicia di forza, simbolo di un mondo che ha scelto la sofferenza e si è autorecluso. La riflessione di Dostoevskij trova nella recitazione appassionata, scura e melodrammatica di Lavia, un punto di forza. L’interpretazione dettata dall’attore milanese è quella di un uomo del sottosuolo, dannato, dominato da un senso di colpa, consapevole dell’impossibilità di mettere in atto l’amore per il prossimo.
Fëdor Dostoevskij (Mosca 1821 - San Pietroburgo 1881) sì affrancò dalla carriera militare per dedicarsi alla letteratura (esordì con Povera gente nel 1844), lo fece dimostrando di essere un sottile indagatore dell’interiorità umana, anticipatore della psicoanalisi, chiarificatore delle contraddizioni dell’inconscio. Attraversò momenti drammatici per ragioni politiche – l’arresto e la condanna a morte sventata e sostituita da quattro anni di lavori forzati- che però non gli impedirono di portare a compimento la sua attività di scrittore che annovera romanzi dagli intrecci vorticosi, linguaggio febbrile, personaggi vitali. Da Delitto e castigo (1866), L’Idiota (1869), I demoni (1871), I fratelli Karamazov (1878).
Il sogno di un uomo ridicolo - racconto fantastico - compare per la prima volta nel Diario di uno scrittore nel 1877 che era diventato un fascicolo a sé rispetto alla rivista Il Cittadino. Su questa pubblicazione Fëdor Dostoevskij dal 1873 spaziava dai fatti di cronaca agli articoli politici, da considerazioni storiche a racconti. Il Diario rappresentava per lo scrittore il luogo della disputa politica e spirituale. Il testo in questione diventa la sintesi del suo pensiero. Dietro al pretesto letterario, l’autore affronta il tema dei vizi di una società che si allontana sempre di più dai valori fondanti dell’amore e della fratellanza.
Teatro Fraschini - Pavia
Venerdì 13 ottobre 2017, ore 21
Sabato 14 ottobre 2017, ore 21
Domenica 15 ottobre 2017, ore 16
IL SOGNO DI UN UOMO RIDICOLO
di Fëdor Dostoevskij
regia Gabriele Lavia
con Lorenzo Terenzi
l’allestimento è curato dal Laboratorio di Costumi e Scene del Teatro della Pergola
regia Gabriele Lavia
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