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14 Ottobre 2017 - 11:57
Si definisce un “cane sciolto”. Forse non ha tutti i torti: Omar Pedrini, cantautore rock e leggendario fondatore dei Timoria, arrivato a cinquant’anni dopo una vita spesso ai limiti, racconta tutto in una biografia (Chinaski Editrice, uscita il 30 settembre). E la presenterà in un tour serratissimo in tante librerie italiane, anche alla Feltrinelli di Vigevano in piazza Ducale, giovedì 16 novembre.
«Il titolo non poteva che essere “Cane Sciolto” – rivela in anteprima – perché io un libro non volevo nemmeno scriverlo. Avevo paura di essere troppo severo con me stesso, quindi ho preteso di essere affiancato da uno scrittore di professione, Federico Scarioni». Tutto quello che è riportato nella biografia è successo realmente, senza censura e l’espediente narrativo è quello dell’insieme di racconti. Di cose da dire Pedrini ne ha di certo: gli esordi negli anni Ottanta («siamo stati i primi a fare rock cantando in italiano insieme ai Litfiba, ci prendevano per pazzi»), le donne, i viaggi, i problemi di droga e alcol, il baratro. Le operazioni al cuore. La rinascita, la scelta di uno stile di vita più sano anche per il bene dei figli, la scoperta della filosofia orientale. «Rileggendo il libro – prosegue il rocker bresciano – non mi ero mai reso conto di averne combinate così tante. Forse non è un caso che la biografia termini tre anni fa, prima dell’ultimo intervento al cuore. Ricordo di aver chiesto al medico che mi operava “di tagliarmi quello che doveva, ma non l’anima”. Però la mia vita è cambiata: ora, se bevo, lo faccio per piacere e non per dovere. Vivo ogni giorno come se fosse l’ultimo, ma sono sereno. Non serbo rancore a nessuno».
Un cambiamento, ma anche un ritornocon l’ultimo album, “Come se non ci fosse un domani”, dedicato alla generazione degli attuali ventenni e che vanta la collaborazione di Ian Anderson, lo storico pifferaio dei Jethro Tull e di Noel Gallagher, che gli ha regalato una canzone«senza volere niente in cambio». Sonorità che richiamano gli anni Settanta, adatte ad uno spirito solitario. Testi graffianti,
rabbiosi, che potrebbero benissimo diventare aforismi per un prossimo libro di narrativa.
«Sì – confessa Pedrini, con un tono di voce in realtà molto mite – sono un cane sciolto, rabbioso e anche piuttosto incazzato. Vivo in una società che pensa al Pil ma non alla salute e alla felicità delle persone. Un mio collega, Ligabue, diceva che “nasci da incendiario ma muori da pompiere”. Balle. Io nasco incendiaro e morirò piromane. Voglio essere un “cattivo maestro” per i giovani. Nel senso che, nel mio piccolo, magari senza riuscirci, li voglio salvare dall’ignoranza. Più la gente è ignorante, più verrà sfruttata. E adesso la cultura italiana è una chimera». O inesistente, o polverosa o accademica. E, soprattutto, senza nessuna tutela o valorizzazione da parte dello Stato. «Non permetto che i miei figli – conclude il cantautore – possano essere manipolati. Per questo provo a “salvarli”, a fargli aprire gli occhi, a lanciargli dei messaggi. Ormai compongo per arte, per un mio bisogno interno, di pancia. Non certo per i soldi. I Timoria, che io fondai, sono ancora una parte di me e porto la loro musica nei concerti. Non so se lo faccia anche Francesco Renga, con cui condivisi quell’esperienza. Ma ragazzi, avete sentito che cose indegne canta ora?». È diretto, Pedrini, senza peli sulla lingua. Proprio come un “cane sciolto”.
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