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19 Ottobre 2017 - 16:40
Per una volta al circolo Pick Week di Vigevano non si parlerà di musica. Né, tantomeno, si suonerà. Il protagonista
del sabato sera – dalle ore 21 – sarà Gianluigi Paragone, giornalista, conduttore radiofonico e anche saggista. Il suo monologo verterà proprio sulla sua ultima pubblicazione, “Gang Bank” (2017, Piemme), un pesante atto di accusa contro l’intreccio tra politica e finanza che «ci frega il portafoglio e, a volte, anche la vita». La denuncia di Paragone è assoluta e parla del saccheggio da parte dei colossi bancari che, da qualche decennio, sta indebolendo il modello italiano e sta «svendendo la nazione al peggior offerente».
«Presenterò questo libro – chiarisce subito Gianluigi Paragone – in maniera molto personale. Non parlerò di finanza noiosa e non userò termini impossibili, ma spiegherò in modo colloquiale come la finanza sia già entrata nelle nostre vite. È
quello che io chiamo “il prezzo della modernità”. Ritengo che tutti debbano assistere a questo spettacolo proprio perché in Italia, quando si parla di “finanza”, si pensa subito a un linguaggio complicato. Proprio per questo motivo riescono a fregarci». È diretto, Gianluigi Paragone e il suo spettacolo sarà quello di un vero e proprio “one-man show”. In “Gang Bank” (il secondo saggio che lo vede come autore dopo “L’invasione” del 2009, a tema immigrazione) non risparmia neanche i nomi e i cognomi di chi secondo lui è il vero protagonista degli intrecci tra finanza e politica e dei personaggi pubblici che, in segreto, vantano inconfessabili rapporti con multinazionali di vario genere creando una democrazia solo apparente, formata da persone che “tirano le fila” e che costringono la gente comune a contrarre debiti e lo Stato a rimanere colluso. «Ci stiamo indebitando – continua l’ex conduttore di “La Gabbia” – in modo inesorabile e stiamo vivendo una vita “a rate”. Il debito privato non è una tradizione italiana. La Costituzione parla di lavoro e il lavoro è risparmio, proprietà privata. I giovani d’oggi invece vivono tra voucher, contratti a tempo, precarietà. È il neoliberismo. La nostra politica ne è complice». Un sistema di saccheggio deliberato e premeditato, reso anche molto più facile dall’era di internet, che rende tutto meno tracciabile, dall’ignoranza dell’uomo della strada e dalla fiducia acritica verso il mondo della finanza. Che invece, stando alle parole di Paragone, sta attuando un vero e proprio “furto con scasso” mascherandolo sottoforma di intervento salvifico. E l’Italia è stato un perfetto territorio di caccia, con i politici inetti, incompetenti o corrotti come complici più o meno consapevoli. «L’Italia – prosegue il giornalista – è stata dilaniata. Oltre al lavoro sono stati persi i diritti e le tutele. Ed è ancora peggio rispetto a quando avevo vent’anni io (adesso ne ha 46) perché all’epoca le banche riuscivano ancora a gestire i risparmi. Oggi lo fanno soltanto in funzione della finanza. Adesso la banca è un “centro commerciale”. L’unico modo per cercare di salvarsi è quello di informarsi e di tutelarsi, per provare a riprendere con la democrazia quello che ci spetterebbe di diritto ma che ci è stato portato via». Gianluigi Paragone, instancabile, non si fermerà: per la fine di febbraio è previsto un altro libro, questa volta “sull’importanza del dissenso”.
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