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De Bortoli svela i “Poteri forti (o quasi)"

19 Ottobre 2017 - 14:25

De Bortoli svela i “Poteri forti (o quasi)"

Di “Poteri forti (o quasi). Memorie di oltre quarant’anni di giornalismo” (ed. La nave di Teseo) - che sarà presentato questa sera alla Cavallerizza del Castello nell'anbito della sedicesima Rassegna Letteraria - si è parlato soprattutto perché vi è riportato un retroscena inedito della vicenda Banca Etruria: il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi nel 2015 si sarebbe rivolta all’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, chiedendogli di valutare una possibile acquisizione. Molto discusse anche le annunciate querele (mai arrivate) minacciate dall’ex ministro, figlia del vicepresidente della banca aretina Pierluigi Boschi. Ma il diario, pubblicato dalla casa editrice La Nave di Teseo, di Ferruccio de Bortoli – uno dei più autorevoli giornalisti italiani, ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, attualmente presidente della casa editrice Longanesi e dell’associazione Vidas – merita di essere letto anche per molto altro. In primis, per la riflessione, che è contemporaneamente un’autocritica alla professione, sul ruolo di un giornalismo “accuracy and fairless” (accuratezza e credibilità, tra le regole base del giornalismo anglosassone) nelle «stanche» e «fragili» democrazie contemporanee.
«Un giornale – scrive – ha il dovere di cercare un senso, una spiegazione profonda, di incrociare competenze, di offrire un quadro ordinato dell’importanza e della concatenazione dei fatti». Un’analisi per nulla scontata sulla relazione che l’uomo contemporaneo vive con la verità dei fatti nell’epoca della post-verità e dei social network: «L’accertamento dei fatti è diventato secondario, persino inutile. Prevalgono la sceneggiatura e lo storytelling», scrive de Bortoli menzionando anche le bufale dell’ultima campagna elettorale americana che ha portato alla vittoria di Donald Trump. Ma la “buona cronaca” rimane fondamentale nella costruzione di un’autentica cittadinanza. «Un buon giornalismo – scrive de Bortoli nel capitolo
iniziale del libro “Memorie scomode (anche per chi le scrive)” – in qualunque era tecnologica, rende più forte una comunità. Quando tace o deforma, la condanna al declino. Negli ultimi anni in Italia, salvo poche eccezioni, è successo proprio questo». Una parte importante del libro è dedicata a ricostruire vicende e protagonisti del mondo dell’impresa, della finanza e della politica italiana, attraverso un racconto appassionato e ricco di retroscena. «Il paese ha avuto solo raramente poteri forti. Ha certamente avuto, e continua ad avere, sempre poteri opachi, non raramente forieri di corruzione, quando non confinano con la criminalità» scrive De Bortoli in un capitolo intitolato “Miserie (molte) e nobiltà (poche) del capitalismo italiano”.
Ma le parti più godibili del libro sono forse quelle più intime. Le pagine, ad esempio, in cui l’autore racconta i suoi “fantasmi della nera”, eredità del periodo da cronista, o di come nacque il titolo dell’editoriale scritto dopo l’attacco alle Torri Gemelle “Siamo tutti americani”. Un libro che aiuta a guardare con più profondità alle vicende del nostro Paese, a non illudersi che basti fare surfing su Facebook o sulle homepage dei siti di informazione per conoscere i fatti. «Un po’ di fatica bisogna farla. Leggere, confrontare » avverte De Bortoli. Ma ne vale la pena, anche perché la posta in gioco è sempre più la nostra libertà.

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