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16 Marzo 2018 - 14:47
«Quello che ho scoperto nelle mie mansioni di controllo – racconta Franzoso, contattato in anteprima – forma un elenco sterminato. Il capo addebitava all’azienda abiti firmati, viaggi, serate in locali notturni, poker online, film porno, articoli di profumeria, le bollette del telefono, oltre 180 mila euro di multe accumulate dal figlio con l’auto aziendale. Quando ho segnalato internamente mi è stato detto di lasciar perdere, di farmi furbo». Altri gli consigliarono di utilizzare quelle informazioni “a proprio vantaggio”, prospettando un avanzamento di carriera. Come contropartita gli chiesero di “ammorbidire” la lista delle spese folli di cui era a conoscenza. In quel momento Franzoso, ora 41enne, decise di presentarsi dai carabinieri. Il giorno dopo partì l’inchiesta della Procura di Milano per peculato e truffa aggravata. Il presidente Norberto Achille fu costretto a dimettersi, rinviato a giudizio e poi condannato a 2 anni e otto mesi di carcere. «Ma io – continua – ho subito ritorsioni e un trasferimento in un altro ufficio senza compiti di controllo. La maggior parte dei colleghi mi ha voltato le spalle. Poi, isolato, ho perso il lavoro. Ma non mi sono mai pentito. Mai. Rifarei tutto, per continuare ad essere un uomo libero». Ma Andrea Franzoso non è rimasto completamente solo. Centinaia di sconosciuti, anche attraverso i social, gli hanno scritto messaggi di solidarietà e lo hanno convinto a creare un libro. Adesso la scrittura è il suo lavoro: è autore per la Loft, una casa di produzione televisiva di un gruppo editoriale. «Più diffusa e dolorosa – prosegue – è stata l’indifferenza da parte di molti, o il voltafaccia da parte di alcuni che credevo amici. Ma credo fosse più opportunismo che paura. Neanche i sindacati si sono fatti vivi. Nel mio caso la solidarietà tra lavoratori è stata inesistente».
Ma “Il disobbediente” non è un libro-denuncia. Lo scandalo delle “spese pazze” è lo sfondo narrativo in cui Franzoso spiega le ragioni della sua scelta e il dilemma tra salvare la propria carriera o la propria coscienza. «Vorrei portare speranza – dichiara – e far capire che le cose possono cambiare se accettiamo di metterci in gioco e di rischiare di pagare un prezzo personale. La storia adesso appartiene ai miei lettori, a chi non si rassegna. Durante la presentazione racconterò tante cose, ma metà della parte la faranno i presenti. Sarei felice di parlare con loro».
In un paese dove “chi fa la spia non è figlio di Maria” (ed il contrario di “spia”, a volte, si chiama “omertà”), Franzoso non vuole definirsi un “eroe”, ma qualcuno che ha fatto semplicemente il proprio dovere. Un uomo che non ha voluto farsi gli affari suoi, ma segnalare una minaccia al bene comune. Dovrebbe essere normale. Servono persone perbene, non eroi. L’evento è organizzato dal presidio vigevanese di Libera e dall’Anpi, in collaborazione con la libreria “Le notti bianche”.
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