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«Sono i miei personaggi a parlarmi e a dirmi come devo caratterizzarli»

19 Ottobre 2018 - 16:24

«Sono i miei personaggi a parlarmi e a dirmi come devo caratterizzarli»

«Non capisco bene la domanda. Mi è stato chiesto come potessi spiegare un successo così duraturo, ma in realtà non è necessario farlo. Il successo (e lo dico sottovoce, perché gli Dei sono vendicativi) è stare bene di salute coi propri cari. Per il resto cosa vuole, il bisogno di affabulazione è insito nell’uomo dall’età della pietra. Ci sono talmente tanti generi letterari diversi che ognuno trova quello che cerca. Il problema è che ormai si legge meno, è un dramma la cui soluzione è molto difficile».
Esordisce così Sveva Casati Modignani, pseudonimo di Bice Cairati (fino al 2004 erano in coppia, c’era anche il marito Nullo Cantaroni), che ritirerà il premio nazionale alla carriera “Città di Vigevano”, dedicato a Lucio Mastronardi, domenica alle 18,30 al teatro Cagnoni. Il suo ultimo romanzo “Suite 405” si trova al primo posto dei libri di narrativa italiana più venduti, ma la sua è una riflessione amara. «Il fatto che nessuno
legga – prosegue – è lo specchio dei tempi. Non si può costringere qualcuno a leggere, sarebbe inutile quanto obbligare un ragazzo a studiare.
Non serve. Una grande colpa di questo disinteresse alla cultura viene dalla televisione commerciale, che ha cresciuto i ragazzi con questa indifferenza. Del resto un ministro qualche anno fa disse che “la cultura è inutile”. Non saprei dire se era meglio se stesse mentendo o meno».
Colei che viene definita “Lady bestseller”, elegantissima, coi modi da signora aristocratica, ha scritto oltre 30 romanzi ma arriva a Vigevano col piacere genuino di chi è stato premiato tante volte ma ancora, dopo tante onorificenze, si sente lusingata. «Oh, si, Vigevano – confessa – come
si fa a non apprezzarla, io ci sono stata due volte e ricordo la grande bellissima piazza, è uno spettacolo, riempie gli occhi. Voci ormai lontane, nell’etere, qualcosa di magnifico. E poi Mastronardi, lo ammiro molto, aveva una sensibilità unica. Pensare di aver ricevuto un premio “alla carriera” però mi fa riflettere. Mi viene in mente il tramonto, di aver fatto delle cose ormai passate e di non poterle più fare in futuro. Forse è una cosa da vecchi, che dice? Però lo ritiro volentieri e vengo a trovarvi con gioia».
La signora Cairati, classe 1934, non si immedesima nei suoi tanti personaggi. Anzi, sostiene che «ognuno di essi ha una vita e un pensiero proprio, autonomo, e sono loro a parlarmi e a raccontarmi di loro, a dirmi come devo caratterizzarli». Quelli della sua ultima fatica, Suite 405, il conte Lamberto Rissotto e il sindacalista Giovanni Rancati, sono totalmente diversi ma le loro strade (in un viaggio nella direzione opposta da sud a nord nell’autostrada tra Roma a Milano) si incrociano in un modo inesorabile un po’ per necessità e un po’ per caso. Il libro segue l’altrettanto fortunato “Festa di famiglia”, sempre edito da Sperking & Kupfer lo scorso anno. Da 14 anni il marito Nullo Cantaroni è mancato, ma alla domanda «cosa è cambiato», “Sveva” risponde ironica. «Non è cambiato quasi niente perché purtroppo stava male da anni – conclude la scrittrice milanese – e perchè lui rileggeva, criticava e al limite correggeva. Del resto è un uomo».

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