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l'approfondimento
07 Ottobre 2023 - 14:58
In questo articolo mi propongo di mettere in luce l’aspetto della “profezia socio-politica” del frate domenicano Matteo Carreri morto in Vigevano il 5 ottobre 1470 e subito venerato dal popolo vigevanese come santo. Mi rifaccio all’antico manoscritto sulla vita del Beato Matteo Carreri conservato presso l’Archivio dei Padri Domenicani di Santa Sabina in Roma ove, al foglio 321 recto, vengono riportate le previsioni sociali e politiche di un navigato uomo di Chiesa, esperto predicatore itinerante in vari contesti italiani. Egli sapeva scrutare i segni dei tempi e indicare le mire dei governanti. Nelle predicazioni in Vigevano, tenute tra marzo e settembre 1470, prediceva: “Verranno in Italia delle genti di cui non capirete né lingua, né idioma; porteranno via i vostri beni e voi non potrete resistervi”. E l’estensore del manoscritto nota che gli inizi dei rivolgimenti italiani che avrebbero avuto prota- gonisti militi e mercenari di Galli-Francesi, Baschi-spagnoli d’Aragona, Elvetici, Alemanni-tedeschi, ebbero avvio con il primo assalto al Ducato di Milano, compresa Vigevano, da parte delle milizie di re Luigi XII nel 1498, ossia “ventotto anni dopo le predizioni e la morte di frate Matteo”, dice il manoscritto.
Arrivano i Francesi
Infatti, le truppe del re di Francia, guidate dal Maresciallo di Francia Gian Giacomo Trivulzio conquistavano il Ducato di Milano di Ludovico Sforza il Moro che veniva definitivamente sconfitto e catturato alla battaglia di Novara il 10 aprile 1500. Luigi XII prendeva potere su tutto il Ducato di Milano e faceva dipingere le sue insegne affermanti “Lu-Rex” sui preminenti edifici, compreso l’arco trionfale del castello di Vigevano (che conserva ancora tracce del dipinto). Ad ispezionare il tutto si muoveva il governatore francese Carlo II d’Amboise con i cavalieri al seguito di cui i vigevanesi non comprendevano parola se non con l’intervento del maresciallo Gian Giacomo Trivulzio che ebbe Vigevano in feudo con le relative rendite. Del Trivulzio si pone normalmente in risalto l’impianto in Vigevano di una sua manifattura di arazzi con l’esperta manodopera locale, ma si tacciono gli espropri e le imposte.
Gli Elvetici
Ma papa Giulio II considerava favorevole il momento per togliere il potere a Luigi XII dall’Italia. Aveva bisogno che alla “Lega Santa” si aggregassero nuove forze. Sollecitò il “cardinale guerriero” Matteo Schiner dell’elvetica Repubblica del Vallese a farsi promotore per arruolare i mercenari svizzeri per la guerra in Italia. Seimila mercenari elvetici, al comando del suddetto cardinale detto Sedunense (secondo la sua sede in Sedun-Sion) entrarono dal Veronese verso Milano, costringendo i Francesi ad abbandonare il Ducato il 10 giugno 1512. Milano e Vigevano divenivano “svizzeranti”, anche se nel Congresso di Mantova veniva formalmente designato Duca di Milano Massimiliano Ercole Sforza (primogenito di Ludovico il Moro). Dopo un fallito tentativo francese di riconquistare il Ducato, nel 1513 il vittorioso Cardinale Sedunense riceveva in dotazione il Marchesato di Vigevano con le sue rendite, con nuovo linguaggio inusitato per la popolazione locale.
I Baschi spagnoli
L’occupazione francese-trivulziana si protrasse fino alla metà del 1512 quando la “Lega Santa”, promossa da papa Giulio II contro i Francesi del Ducato di Milano, vedeva preminenti le milizie “Vascorum” ossia del Baschi di Spagna Aragona, con altro inconsueto linguaggio per i terrorizzati vigevanesi. Allo scontro armato dell’aprile 1512, i Francesi, pur non perdendo la battaglia, subivano gravi perdite compreso il comandante generale Gaston de Foix (che moriva a 22 anni di età). Comunque i Francesi detenevano ancora Milano e Vigevano.
Francesi con Alemanni
Nel settembre 1515, il nuovo re di Francia Francesco I, con soverchianti forze francesi, rafforzate da mercenari Alemanni, al comando ancora del Maresciallo di Francia Gian Giacomo Trivulzio, riusciva a sconfiggere le milizie del Cardinale Sedunense, prendendo Milano con l’annessa Vige- vano che diveniva di nuovo feudo del Marchese Trivulzio. E a Vigevano si obbediva e si parlava anche tedesco per i mercenari alemanni.
Il ricordo dei viventi
E lo scrivano del citato antico manoscritto chiude affermando che frate Matteo preannunciò i fatti che poi si avverarono e che “ci sono ancora dei viventi che ricordano di avere ascoltato tali preannunci”. Il richiamo agli ancora viventi che avevano udite le profezie di frate Matteo e che le avevano vissute negli eventi sopra riportati, mi induce a ritenere che la stesura del manoscritto sia al 1518 quando la Comunità vigevanese, constatate le profezie e le protezioni del Beato Matteo, diede inizio al riconoscimento del Beato quale suo Protettore. Infatti, nel verbale del Consiglio Generale del 27 marzo 1518 si trova la donazione di dieci fiorini al priore del Convento domenicano di San Pietro Martire, nella cui chiesa stava la spoglia del Beato, affinché provvedesse ad un capo-busto d’argento per il Beato; e su ta- le reliquiario d’argento fu posta l’incisione: “Il devoto popolo vigevanese si consacra al suo Pa- trono Beato Matteo, nel 1518”. Il verbale riporta i nomi dei Consiglieri presenti, dei quali cito alcuni nomi degli ancora viventi che udirono frate Matteo, ossia Raffaele Vastamiglio, Luchino Vastamiglio, Gerolamo Gravalona, Giovanni Antonio Gravalona, Paolo Ferrari, Tommaso Valari, Tommaso Ingarami, e altri ancora (il verbale sta all’Archivio Storico Civico di Vigevano, E.T. 876, p. 69 verso). L’aspetto della previsione dei fatti socio-politici, oltre al piano religioso, denota la profonda capacità di discernimento dell’evolversi del reale da parte del santo e perspicace frate domenicano.
Marco Bianchi
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