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Confermata la sentenza di primo grado
23 Ottobre 2023 - 21:11
Lavori di spandimento di fanghi in un terreno in Lomellina (foto di Jose Lattari)
Anche il Consiglio di Stato ribadisce quanto aveva già stabilito il Tar nel 2019: i Comuni non hanno la competenza per decidere in materia di spandimento di fanghi in agricoltura. Possono solo sanzionare le situazioni che violano le disposizioni previste dalla Regione. È in estrema sintesi quanto viene stabilito nella sentenza del Consiglio di Stato con cui si respinge l'appello proposto dal comune di Garlasco contro la sentenza che aveva dato ragione in primo grado alla ditta Evergreen. La Evergreen nel 2019 si era rivolta al Tribunale amministrativo regionale per chiedere l'annullamento della norma, inserita nel Pgt di Garlasco, che prevede l'istituzione di una fascia protetta entro i 500 metri dall'abitato dove non è possibile spandere. Il Tar aveva dato ragione alla Evergreen, stabilendo che sono le Regioni che devono individuare le "distanze di rispetto", che in Lombardia è di 100 metri. L'amministrazione di Garlasco aveva subito annunciato la volontà di presentare appello rispetto alla decisione del Tribunale amministrativo.
COSA DICE LA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO
Il Consiglio di Stato ha ribadito che «i Comuni non sono titolari di potestà regolamentare in materia di spandimento dei fanghi biologici in agricoltura – si legge nella sentenza, pubblicata il 17 ottobre – restando riservata agli stessi solo la potestà di sanzionare la violazione delle disposizioni regolamentari preventivamente stabilite dalla Regione, ove queste si sostanzino in violazioni della normativa regolamentare in materia di igiene».
Non solo, il Consiglio di Stato giudica i piani urbanistici come non idonei a disciplinare la materia. «I Piani urbanistici – scrivono i giudici del Consiglio di Stato – devono conservare un'attinenza con l'interesse urbanistico e non possono arrivare a disciplinare (...) lo spandimento dei fanghi biologici su terreni agricoli, materia disciplinata da ulteriori e diverse disposizioni a livello regionale, non attenendo tale aspetto alla materia edilizia ed urbanistica».
IL PGT DI GARLASCO ERA STATO MODIFICATO SULLA BASE DI UNA SENTENZA DEL 2015: ALLORA LA FASCIA DEI 500 METRI VOLUTA DAL COMUNE DI GAMBOLO' ERA STATA GIUDICATA LEGITTIMA
Nella foto sotto, l'assessore all'ambiente del comune di Garlasco Isabella Panzarasa (foto di Jose Lattari)
La sentenza del Consiglio di Stato ha spiazzato l'amministrazione comunale di Garlasco. «Sulla stessa questione – spiega l'assessore all'ambiente Isabella Panzarasa – si era già espresso il Consiglio di Stato nel 2015, mi riferisco alla fascia dei 500 metri dall'abitato che aveva istituito il comune di Gambolò (la modifica del Pgt è del 2011 con la sindaca Elena Nai, Gambolò era stato il primo Comune in Lombardia, ndr). Gambolò aveva vinto il ricorso contro la ditta che produceva fanghi. Noi ci eravamo mossi, modificando il Pgt, anche sulla base di quel pronunciamento. Ora sembra che sia stata adottata una interpretazione diversa del concetto di governo del territorio, che viene ritenuto nella sentenza un mero strumento urbanistico. Nel pronunciamento del 2015 si era invece data una interpretazione più estensiva».
LA SENTENZA DI GAMBOLO' NEL 2015
Il primo giudizio del Tar della Lombardia (febbraio 2012) aveva accolto il ricorso di Evergreen, azienda che ha sede a Tromello e produce fanghi e prodotti organici per l’agricoltura, con l’annullamento di un solo articolo del piano delle regole approvato dal Consiglio comunale di Gambolò il 2 maggio del 2011. Il Comune aveva inserito il divieto di spandimento fanghi a meno di 500 metri dall’abitato. Il Tar aveva eccepito il fatto che un Comune non ha potere di regolamentazione in quel campo. Il Consiglio di Stato aveva però rigettato il ricorso proposto da Evergreen in primo grado e sentenziò che il Comune «non ha inteso regolamentare (...) ma unicamente individuato in termini pianificatori le aree del territorio comunale in cui ne è possibile l’esercizio».
PANZARASA: «COMUNI LASCIATI SOLI, INTERVENGA IL GOVERNO»
Che cosa farà ora il Comune? «Cercheremo di capire meglio con gli avvocati che ci hanno seguito, lo studio legale Adavastro – spiega l'assessore di Garlasco Panzarasa – Ci siamo presi un paio di settimane per studiare a fondo la sentenza. Per il momento posso affermare questo: per diversi anni siamo riusciti a limitare gli spandimenti sul nostro territorio, ed è già un risultato. Questa è una battaglia per il territorio e andava fatta. Gli stessi giudici del Consiglio di Stato, nel compensare le spese del giudizio, riconoscono che le questioni presentano una natura interpretativa complessa. Significa, a mio avviso, una cosa sola: la norma è scritta male. Mi aspetto che il Governo, il Ministro competente, prenda in mano la situazione e intervenga. Questa degli spandimenti è una problematica che è stata abbandonata nelle mani degli enti locali. Ma le armi dei Comuni sono spuntate, e pure a doppio taglio. Appena si fa un provvedimento, c'è il rischio che venga impugnato, e in più si deve far fronte alle spese legali».
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