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Cilavegna
03 Marzo 2024 - 13:41
Il maltempo non ha fermato la cerimonia. La pietra d’inciampo è stata posata domenica mattina, come da programma, in corso Roma 38 a Cilavegna. Lì viveva Camilla Campana, lì vivono ancora i suoi eredi. Proprio loro, i familiari della deportata sopravvissuta ai lager, erano presenti: il figlio Franco Maccaferri, la moglie Sandra Bellati, la nipote Camilla che si chiama come lei. In più la sindaca Giovanna Falzone e il consigliere comunale di opposizione Enrico Ghiotto, ex preside. Ha organizzato l’Aned di Pavia, l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti. La pietra per Campana sorge a pochi metri da quella dedicata al suo compagno di lavoro Giovanni Maccaferri a cui era stata dedicata nel 2019. Poi la donna avrebbe sposato il cugino Attilio Maccaferri. Lì vivevano, in corso Roma.
I due, insieme alla gravellonese Clotilde Giannini, lavoravano al calzificio Giudice e il 2 marzo 1944, assieme agli operai della Rondo, avevano aderito allo sciopero generale. Furono arrestati e deportati dai nazisti. Maccaferri e Giannini morirono nei lager. Campana invece riuscì a tornare a casa da Buchenwald, così come sopravvisse anche Luigina Cirini.
Le pietre d’inciampo sono state ideate dall’artista tedesco Gunter Demnig, che ne ha già installate più di 6mila in tutt’Europa e un migliaio in Italia. Le “pietre d’inciampo – per non dimenticare” (“Stolpersteine”) hanno l’obiettivo di costituirsi come un “inciampo della memoria”. Con l'espressione "inciampo" si intende in senso visivo e mentale, per indurre a riflettere il passante.
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