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La vicenda
19 Febbraio 2022 - 20:14
Immagine di repertorio
La situazione all’interno dell’allevamento clandestino scoperto agli inizi dello scorso settembre alla periferia di Cilavegna non è ancora risolta. Nell’area privata erano stati trovati 114 animali – tra cui una settantina di maiali, quattro bovini, alcuni polli e conigli – in condizioni di estremo degrado – poi posti sotto sequestro. Il sopralluogo congiunto era stato effettuato dai carabinieri del Nas e dai forestali, dalla polizia locale e dal personale del Dipartimento veterinario di Ats Pavia. Nell’area erano stati trovati dei quantitativi rilevanti – circa 600 chili – di carne macellata senza autorizzazione, oltre a materiale edile di scarto. A dicembre il Tribunale aveva individuato due custodi: il sindaco Giovanna Falzone e il Comandante della polizia locale Luciano Legnazzi. In queste settimane l’amministrazione comunale sta provvedendo al nutrimento degli animali, grazie anche all’interessamento di un gruppo di volontari che si occupano di preparare i pasti.
Ora a tornare sulla vicenda sono alcune associazioni animaliste – La Casa di Duca e Pippi, Centro Stalli-un riparo per gli animali salvati e UTI per tutti Unione Tutela Individui – che vorrebbero scongiurare l’abbattimento dei suini, e chiedono di poter accelerare con le procedure di adozione. Attraverso il loro legale, l’avvocato Annalisa Gasparre, hanno presentato istanza alla Procura della Repubblica, chiedendo una deroga alla macellazione in virtù del riconoscimento dello status d’affezione degli animali sequestrati, insieme all’impegno di attuare le condizioni necessarie di bio sicurezza utili a evitare l’infezione da Psa (peste suina africana) e sua diffusione.
«È una lotta contro il tempo: Ats Pavia ha lanciato un ultimatum – fanno sapere gli attivisti delle associazioni – che ha come ultima data quella del 28 febbraio per poterli salvare, nonostante sia stata trovata adozione per molti di loro, che provengono, si ricordi, da un allevamento abusivo, per anni ignorato e abbandonato a se stesso. I pericoli di diffusione di Psa, una malattia non trasmissibile all'uomo e dichiarata pericolosa per gli animali sfruttati a scopo alimentare, viene utilizzata come peggiore scusa per chiudere in modo tragico una storia che parla di mamme che difendono i cuccioli e di vite che vogliono vivere. Per ovvi motivi questi maiali non sono destinati al consumo umano e per ciò potrebbero essere salvati. Questi maiali, che sono peraltro vittime di reato per cui è pendente un procedimento penale, devono essere salvati – concludono dalle associazioni – deve esserne impedita l’uccisione da parte dello Stato che li riconosce quali soggetti di tutela giuridica penale».
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